“Keine Strasse” il disco d’esordio dei Wake up in the cosmos, racconta un viaggio confuso all’interno di una mente nebulosa ed ossessiva. Il protagonista rivive ricordi infantili nel brano “When I was ten”, cerca di salire su una ziqqurat nella valle dell’Eufrate tormentato da anime danzanti, riassapora le fasi di amori compulsivi che l’hanno prosciugato nel trittico “Sensual Crime” – “Berenice” – “Fruhstucken”, per poi assaporare la frustrazione che solo un fantasma può provare in “Keine Strasse”.
Il suo errare incerto non ha meta né un percorso tracciato, è una centrifuga al limite della schizofrenia con repentini cambi di scenario. Nessuna ricerca, nessun obiettivo, nessun perché, solo il piacere che un viaggio può dare.
Qual è il messaggio che avete cercato di trasmettere con il vostro nuovo album?
Lasciarsi andare e godersi questo viaggio apparentemente senza meta. Non è assolutamente semplice affrontare noi stessi, i nostri pensieri, i nostri timori, traumi, esperienze vissute. Ci siamo spogliati ed immersi nei meandri delle nostre menti.
Quali sono state le vostre fonti di ispirazione per questo disco? C’è una storia o un evento particolare che lo ha influenzato?
Diciamo che già con l’ingresso di Simone la band stava ritrovando la sua dimensione, ma direi che Renato d’amico il nostro produttore ha giocato un ruolo chiave per noi. Avere una persona con alle spalle un bagaglio solido di artisti e produzioni importanti, ci ha fatto aprire gli occhi e unito ancora di più, poi da quel momento è stato tutto un treno in corsa: Rock contest, live più strutturati, etichetta, Lars Rock Fest e adesso Annibale Booking
Per quanto riguarda le influenze possiamo dire che il nostro primo album riprende la scena Post punk californiana degli anni 80, unito alla neopsichedelia degli anni 90; aggiungendo un tocco più moderno, prendendo spunti da gruppi attuali come I The Osees, King Gizzard & the Lizard Wizard, Mogwai, Elephant Stone, Magic Shoppe, Goat ecc…
Come avete selezionato le canzoni che sono state incluse nell’album? C’è una canzone che ha una storia particolare dietro di essa?
Noi pensiamo sempre a Ziggurat, ma per un discorso stilistico, spunti diversi e molta sperimentazione. Ma in realtà il vero brano con una storia particolare è Berenice, un giro uscito anni fa che risentivamo, riascoltavamo ma nessuno è mai riuscito a consolidarlo. Inizialmente la nostra paura era di fare un brano Pop con riferimenti al Rock tradizionale cosa che non volevamo assolutamente. Quindi non sappiamo neanche noi come ad un certo punto ci siamo distaccati da questi pensieri limitanti e improvvisamente ha preso questa vena Dream pop, Shoegaze che ci ha conquistato.
Qual è il significato del titolo dell’album? Come lo avete scelto e in che modo si collega alla musica?
Significa “nessuna strada” e sta ad indicare appunto questo viaggio senza meta e senza un percorso prestabilito.
Avete in programma un tour per promuovere il nuovo album?
Un Tour vero e proprio no perchè siamo entrati in Annibale Booking da un paio di settimane, ora come ora non possiamo divulgare informazioni sui futuri Live ma sappiamo che la maggior parte delle date saranno concentrate nel periodo autunnale.