Ernesto Esposito inizia la sua carriera negli anni ’70 lavorando dietro le quinte del più importante produttore di scarpe del mondo, Sergio Rossi. Hanno lavorato insieme mano nella mano per più di 15 anni. Negli anni ’80 Ernesto si è unito al team del giovane Marc Jacobs, dove ha collaborato per quasi dieci anni. Seguono alcune delle maison più in voga come Chloe, Sonia Rykiel, Louis Vuitton, Fendi, Missoni e Geox, dove Ernesto ha avuto la possibilità di mostrare le sue idee e il suo talento nel mondo della moda.
La sua passione per l’arte moderna ha sviluppato in lui un modo distinto di guardare le cose. L’arte contemporanea è la fonte da cui trae ispirazione. La sua ben nota collezione di arte costruita negli ultimi trent’anni, mostra come Ernesto guardi il mondo dal suo lato più creativo. Ernesto non è solo un collezionista o un designer di scarpe, ma un artista stesso. La sua affascinante personalità è stata raffigurata da alcuni dei più famosi artisti e fotografi del mondo: Warhol, Pistoletto, Helmut Newton, Jack Pierson, Mario Testino. Ernesto Esposito è stato sicuramente tra i cervelli più creativi degli ultimi trenta anni.
Puntare sull’arte contemporanea ( foto di Maurizio De Costanzo) per la ripartenza post covid con una mostra che mira a valorizzare anche il ‘contenitore’ che ospita le opere.
E’ la scommessa della mostra ‘Così fan tutti’ che raccoglie le opere tratte dalla collezione di Ernesto Esposito, inaugurata il 7 maggio, con l’intervento del ministro Elena Bonetti, a Villa Campolieto a Ercolano (Napoli), promossa dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane (che quest’anno compie 50 anni)”, a cura di Marianna Agliottone. La Fondazione riapre i propri spazi tornando alle sue origini, ha spiegato il presidente Gianluca Del Mastro. Nel 1984, dopo il primo importante restauro, Villa Campolieto ospitò la mostra di arte contemporanea “Terrae Motus”, ideata dal gallerista napoletano Lucio Amelio. Collegandosi idealmente a quella esposizione, la Fondazione – diretta da Roberto Chianese – espone 35 opere della raccolta di Ernesto Esposito, collezionista napoletano. Una collezione in continuo “rinnovamento” che offre l’opportunità di comprendere come si stia evolvendo l’arte contemporanea mondiale. “Uno degli obiettivi primari della Fondazione – dice Del Mastro – è quello di valorizzare la “grande bellezza” delle Ville, di rendere le strutture contenitori e catalizzatori di eventi e mostre, momenti di riflessione collettiva, in cui la cultura si fa suono, parola, immagine”. “Lasciandoci condurre dal genius loci, abbiamo pensato alle opere che potessero interagire con l’architettura, esaltarla e esserne esaltate” ha detto Lucia Anna Iovieno, responsabile conservazione e valorizzazione della Fondazione. La mostra si apre con We the people di Dahn Vo (uno dei 250 elementi in cui l’artista ha scomposto la statua della Libertà), che dialoga con le statue di Minerva e Mercurio raffigurate negli affreschi della sala, e si chiude con la video installazione di Candice Breitz Double Whitney (I Will Always Love You) grazie a cui Whitney Houston canta nel Salone delle Feste. La lunga prospettiva del braccio settentrionale si chiude con il grande arazzo del giovane artista brasiliano Alexander Maxwell (prima opera su tela dell’artista) e le immagini della favela interagiscono con gli arredi ottocenteschi del “salottino dorato”.