Testo di: Antonella Pappalardo
“Tu che ora non temi
ignorane nel canto quel coro ammaliante
Che irrompe alla mente e per quanto mulini
Le braccia oramai non potrai far più niente
Ma se ti rilassi e abbandoni il tuo viso
A un lunghissimo sonno
O mio Pizzomunno tu guarda quell’onda beffarda
Che affonda il tuo amore indifeso
Io ti resterò per la vita fedele
E se fossero pochi, anche altri cent’anni
Così addolcirai gli inganni delle tue sirene
Cristalda era bella e lui da lontano
Poteva vederla ancora così
Con la mano protesa
E forse una lacrima scesa nel vento
Fu solo un momento
Poi lui sparì al largo
E lei in casa cantando, neppure il sospetto
Che intanto da sotto la loro vendetta ed il loro lamento
Perché poveretta già avevano in cuore
I muscoli tesi del bel pescatore
E all’ennesimo suo rifiuto
Un giorno fu punito
Ma io ti aspetterò
Io ti aspetterò
Fosse anche per cent’anni aspetterò
Fosse anche per cent’anni
E allora dal mare salirono insieme alle spiagge di Vieste
Malvagie sirene, qualcuno le ha viste
Portare nel fondo Cristalda in catene
E quando le urla raggiunsero il cielo
Lui impazzì davvero provando a salvarla
Perché più non c’era e quell’ira accecante lo fermò per sempre
E così la gente lo ammira da allora
Gigante di bianco calcare che aspetta tuttora il suo amore rapito
E mai più tornato
Ma io ti aspetterò
Fosse anche per cent’anni aspetterò
Fosse anche per cent’anni aspetterò
Fosse anche per cent’anni
Io ti aspetterò
Fosse anche per cent’anni
Si dice che adesso e non sia leggenda
In un’alba d’agosto la bella Cristalda
Risalga dall’onda a vivere ancora una storia stupenda “
Questo il magnifico testo di “Cristalda e Pizzomunno”, presentato da Max Gazzè a Sanremo 2018 , una leggenda in musica che narra dell’ emblema di Vieste , affascinante cittadina del Gargano! Straordinario il potere della musica che avvicina i giovani soprattutto alla storia e alla cultura con l’ immediatezza del suo linguaggio. E chissà in quanti , in vacanza al Gargano , vanno alla ricerca del monolite in pietra calcarea alto 25 metri !
Lo si trova all’inizio della spiaggia detta “del Castello” (perchè dominata dal Castello Svevo) o “Scialara” o “del Pizzomunno”. Per la sua imponenza , il Pizzomunno sembra ergersi quasi a guardia di Vieste e ne è diventato il simbolo. Ad esso sono legate diverse varianti della leggenda.
La più nota, recepita da Gazze’, racconta che, al tempo in cui l’attuale città era solo un villaggio composto da sparute capanne ed abitato da pescatori ,vi vivesse un giovane alto e forte di nome Pizzomunno. Sempre nello stesso villaggio abitava anche una fanciulla di rara bellezza, con i lunghi capelli color del sole di nome Cristalda. I due giovani si innamorarono, amandosi perdutamente senza che niente potesse separarli. Pizzomunno ogni giorno affrontava il mare con la sua barca e puntualmente le sirene emergevano dai flutti marini per intonare in onore del pescatore dolci canti. Le creature marine non si limitavano a cantare, ma, prigioniere dello sguardo di Pizzomunno, gli offrirono diverse volte l’immortalità se lui avesse accettato di diventare il loro re e amante.
L’amore che il giovane riversava su Cristalda, però, rendeva vane le offerte delle sirene.Una delle tante sere in cui i due amanti andavano ad attendere la notte sull’isolotto che si erge di fronte alla costa, le sirene, colte da un raptus di gelosia, aggredirono Cristalda e la trascinarono nelle profondità del mare. Pizzomunno rincorse invano la voce dell’amata. I pescatori il giorno seguente ritrovarono il giovane pietrificato dal dolore nel bianco scoglio che porta ancora oggi il suo nome. Ancora oggi ,ogni cento anni, la bella Cristalda torna dagli abissi per raggiungere il suo giovane amante e rivivere per una notte sola il loro antico amore.
Varianti della leggenda vogliono che il nome della giovane sia Vesta o Vieste (legando ,così, anche il nome della città a questa storia).
Secondo una superstizione relativa al Pizzomunno, se si compie un giro completo intorno ad esso, formulando un desiderio, esso si avvererà! E nelle calde sere d’ estate non è raro assistere a questo ” rituale “, come non improbabile è vedere coppie innamorate salire la ” scala dell’ amore” dedicata nel cuore della cittadina proprio alla canzone di Gazze’. Mano nella mano , rinfrescati dall’ immancabile brezza , ci si puo’ incamminare lungo i vicoli che portano al duomo , tra colorati negozi di artigianato locale e localini caratteristici dal gusto antico. Un fascino unico quello di Vieste che , al di là del panorama mozzafiato e degli scorci da cartolina, incanta per le ottime pietanze tipicamente pugliesi! Caratteristiche le cozze ripiene o le paposce viestane da gustare magari passeggiando sul lungomare sotto la pallida luce della luna ! E dovunque è un brulichio di gente che, con lo sguardo rapito, cerca di carpire quell’ attimo di eterna bellezza che solo negli occhi di un viaggiatore si può imprimere !