Non è sempre facile raccontare la musica attraverso le parole. Esse infatti ingannano poichè sono frutto di ragionamento e calcolo, la signora musica invece non inganna perché è effetto e causa di emozione. Entrare nell’intimo di chi ha costruito e vissuto innumerevoli situazioni e contesti e far uscire fuori i ricordi non è mai un’impresa facile. Le emozioni, gli aneddoti, è stato un lungo viaggio insieme a colui che è prima di tutto un uomo di musica, un famoso d. j. Prendetevi un po’ del vostro tempo, rilassate corpo e mente e perdetevi nei racconti di Giancarlo Cavallo, famoso disc-jockey partenopeo, sempre in giro per il mondo.
Com’è iniziata la tua grande passione per la musica….
<< Iniziamo da quando avevo 3 anni. Credo che certe cose sono predestinate. La passione della musica vive dentro di te, nasci con quel fuoco interiore che si chiama sound, ritmo, groove. Non ho memoria in 3D, ma conservo un ricordo limpido, che quando ero piccolino, già impazzivo per i dischi, per i 45 giri. Mamma ne doveva comprare perlomeno 4-5 a settimana. All’epoca c’era un ambulante che girava con la sua automobile e un megafono gigantesco piazzato sul tetto. Questo simpatico venditore strillava e invogliava la gente a comprare i dischi. Ho sempre avuto la passione del giradischi e del vinile, ma coltivavo anche altri hobby. All’età di 15 anni incominciai ad appassionarmi anche alla batteria. Il benedetto groove c’è l’avevo nel sangue, mi scorreva nelle arterie e nelle vene, mi pulsava dentro. Dopo pochi mesi, la batteria diventa una grande passione musicale, ma diventa anche troppo rumorosa in un condomino di un palazzone al Rione Alto. Rischiavo di essere denunciato dall’amministratore e picchiato dai miei genitori… Sotto consiglio dei miei, posai le bacchette e mi dedicai all’impianto Hi Fi. Erano gli anni d’oro della musica, anni 70 e 80>>.
Un grande fermento quegli anni, il funky, il rock, il pop, ma anche tanta discomusic…
<<Si, vero. C’erano tantissimi dischi in giro, produzioni internazionali che arrivavano dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra. Iniziai a comprare con i primi risparmi le casse, gli amplificatori, il giradischi, ero sempre in giro per negozi musicali e impianti hi-fi. Si apre un mondo, cresce in me la passione per la musica disco e questo accade tramite un episodio importante>>.
Sarebbe?
<<Ascoltavo musica rock-pop, però a me piaceva molto sentire il basso forte, il woofer che vibrava, il subwoofer che ti arrivava nel corpo, che pompava di brutto. Un giorno, entro in un negozio di dischi al Vomero e alla simpatica venditrice dico: “voglio sentire un brano, dove ci sono i bassi molto forti, voglio sentire le mie casse che tremano… La signora mi rispose:” Conosci la discomusic?” Io le risposi di no, avevo solo 14 anni, era il 1979. La proprietaria del negozio mi vende il famosissimo 45 giri della Kool and Gang “Ladies Night” e mi dice queste testuali parole. Vai a casa metti questo disco sul giradischi, alza il volume dell’amplificatore e inizia a ballare… Domani ritorna e fammi sapere se senti i woofer vibrare. Arrivo a casa, tutto gasato. Accendo lo stereo e metto questo pezzo famosissimo e fu un tripudio pazzesco.Tremava la casa, sembrava il terremoto da quel momento>>.
Dopo questo avvenimento, ti appasionasti alla disco…
<<Si, mi appassiono subito alla musica disco, decido di comprare solo questo genere e inizio ad acquistare i primi discomix, i remix. All’epoca in Radio Rai trasmettono un programma che si intitola “wecandance 79” capitanato da dj fortissimi di quel periodo, come Mauro Micheloni. Sono gli anni che si faceva tardissimo la notte, i locali aperti fino all’alba. I giovani, con lo stereo in auto accesso e io ascoltavo i d.j. che passavano musica mixata. In quel periodo scatta in me un meccanisno importante. Comprai il mixer e due giradischi. La vita, la sorte ti sceglie, ti segna il destino. Io credo nel destino segnato per ognuno di noi. Riguardo il mio, è come se avessi sempre saputo mixare. Non riesco a spiegarti quanto tempo ci ho messo per imparare, ma secondo me, pochi minuti, veramente questione di minuti. Non è presunzione, ma ero un predestinato. Ascoltavo musica dance a casa mia e organizzavo feste con gli amici del quartiere>>.
Finiscono gli anni 70 ed iniziano i fantastici anni 80, discomusic, pop elettronico, i primi sintetizzatori…
<<In città, c’era la famosa Discoteca Kiss, al Rione Alto, come d. j. c’era il grandissimo Sasà Capobianco, che è stato un nostro maestro, inventore del “Disco Live”, la New Wave elettronica. Grazie a Sasà ho scoperto un genere fantastico, artisti storici come Depeche Mode, Gloria Gaynor, New Order etc… Era tutto meraviglioso ed incredibile. Inventavo compilation in cassetta e le regalavo agli amici del mio quartiere. La gente del rione Arenella, del Vomero iniziavano a conoscermi e riscuotevo un grande successo anche tra gli addetti ai lavori. Il mio nome iniziava a girare forte in quegli anni>>.
La cosa più strana e che tu abitavi nei pressi della discoteca Kiss….
<< Si, vicinissimo. Gli amici mi prendevano in giro, mi chiamavano Giancarlo Cavallo Bianco, per omaggiare Sasà. Quando ero piccolo, ancora minorenne, mentre i miei amici giocavano a pallone, andavo ad origliare in quella famosa griglia che si trovava a terra nei pressi della discoteca Kiss. Io, da questa famosa griglia, ascoltavo tutta la selezione di Capobianco. Dalle fessure usciva musica a palla e si sentiva tutto benissimo, alla grande. Il mio sogno era fare il dj, era entrare nel circuito delle grandi discoteche della Campania. All’epoca andavano molto in voga il Kiss, il Charlie Brown, il My Toy, poi quelle del centro città considerate minori (solo perché più piccole), come l’Heminway, lo Chez Moi, La Mela, l’Accademia, il Tongue e il My Way>>.
Negli anni 80 cosa acccadde?
<<Una cosa incredibile. Entrai per la prima volta al Kiss nel 1982, con alcuni compagni di scuola. Quando scesi le scale, mi saliva l’adrenalina e il sangue mi pulsava al cervello. Emozione unica. Vidi da lontano quel DJ come un Dio, dietro la cabina di vetro, accerchiato da laser colorati, ambientazione spaziale. Oggi, è difficile trovare queste scenografie, i tempi sono cambiati. All’epoca i DJ erano privilegiati, erano dei veri marziani, tutto è cambiato, anche la musica>>.
Alle scuole superiori capiti nella classe di Marcello Niespolo…. Cosa succede dopo questo incontro….
<<Ero alle scuole superiori con Marcello, il figlio del proprietario del Kiss Kiss, diventammo molto amici, lui non era ancora un DJ. Insieme a Marcello, c’era la sorella Lucia e Sasà Capobianco. Nel 1985 Sasà lascia il gruppo Kiss e la famiglia Niespolo era alla ricerca di un nuovo dj. In quegli anni, ne avevano provati tantissimi, ma nessuno si avvicinava al tipo di musica che volevano proporre ancora negli anni seguenti, continuando un pò sul sound che Sasà da anni aveva prodotto. Era il marchio di fabbrica del Kiss. Marcello, mi chiamò e mi disse che qualcuno gli aveva detto che io ero molto simile come stile a Sasà e mi chiese una cassetta provino da far ascoltare alla sorella Lucia, già direttrice artistica di Kiss Kiss radio e discoteca. A Lucia piacque molto la cassetta. Il giorno seguente, Marcello mi citofona e mi chiese se la sera ero impegnato per lavoro. Io, in quegli anni, siamo a metà anni 80, già lavoravo in molte discoteche, in giro per la Campania, il mio nome circolava bene>>.
Una storia particolare, ricca di coincidenze…
<<Sicuramente si, ma ognuno di noi ha un destino scritto nelle stelle, come ho detto prima. Una sera mi recai negli uffici di Radio Kiss Kiss ed incontrai la signora Lucia, la sorella di Marcello. La sera, durante la serata in discoteca, mi chiese di entrare in consolle ed iniziare ad esibirmi. Mi voleva mettere alla prova. Una grande emozione, mi tremavano le gambe. Guardai questa platea infinita, mi sembrava di stare allo stadio. In consolle, c’erano dei giradischi difficilissimi da usare (erano i MICRO SEIKI DQX 1000) , che non erano i technics di oggi. Erano piatti molto particolari, veramente se non avevi una mano allenata, esperta, facevi brutte figure. Presi postazione e mi feci coraggio. Minuto dopo minuto incominciai a mettere su tutte le mie potenzialità tecniche. Incominciai a fare delle particolarità con i piatti che prima di allora non si erano ancora visti al Kiss, perché anche Sasà grandissimo DJ. era abbastanza pulito, diverso da me. Io ero molto più scenografico, facevo particolari passaggi con vinile che mi permettevano soprattutto una serie di tecniche (dallo scratch al beat juggling), che oggi, ti fanno tornare indietro nel tempo e sentire old school>>.
Le discoteche degli anni 80 erano poli di attrazione ed un luogo di ritrovo...
<<In tutte le discoteche dell’epoca c’era proprio uno spettacolo, ad un certo punto della serata quando eri convinto che il locale era già completamente pieno, si spegnevano tutte le luci e le uniche due lucine che vedevi da lontano, erano quelle dei giradischi. Si creava una situazione ed un’atmosfera, quindi un ambiente incredibile. La gente che urlava, cantava a squarciagola, capiva che stava partendo il top della serata, una magia con i laser e fumo… Si sparavano tutti i pezzi più belli possibili, immaginabili e da lì poi ti saliva una grande adrenalina unica, perché ogni pezzo che passavi era una Ola di gente che gridava che saltava in pista. Ho guidato il Kiss per dieci anni bellissimi, da lì è partita la mia carriera. Nel 95 quando ho terminato il percorso di kiss kiss, mi si sono avvicinate alle Agenzie. Agenzia 10 e lode capitanata da Giancarlo dall’Aglio e Claudio Maddalena investirono sul mio personaggio. Serate in tutta Italia con Radio DJ.. Vedevo i miei manifesti affiancati a quello di Fargetta, Molella, Albertino e quindi per 4-5 anni ho inaugurato i più bei Club d’Italia. Tutta la penisola, da Udine a Caltanissetta, è stata un’esperienza fantastica>>.
Con Marcello Niespolo hai creato Radio Ibiza… una costola di Radio Kiss Kiss, ma con un palinsesto dance…
<<Io e Marcello Niespolo, rimanemmo in buoni rapporti e creammo RadioIbiza, perché c’era questa frequenza disponibile. Il programma “Disco Live” era il più seguito del palinsesto di Kiss Kiss. Eravamo l’unica radio in Italia a fare la diretta disco serale il fine settimana, avevamo la fortuna di avere gli studi sopra alla discoteca. Quella di creare una radio dance h24 tutti i giorni, era manna dal cielo per il popolo della notte che aspettava il disco live del weekend, è stata un’idea geniale. Abbiamo dato la possibilità agli appassionati della disco di sentire musica dance anche durante la settimana>>.
Negli ultimi anni?
<<Sono a 1 Station, con Gianpiero XP… Gianpiero è stato il direttore artistico di Radio Ibiza. In questi anni ci siamo ritrovati ed io sono felice di sposare questo interessante progetto. Sono presente in pianta stabile nella radio con i miei dj set, facciamo le dirette dallo studio>>.
Sei anche un produttore discografico…
<<Sono un produttore discografico già da 15 anni, con 18 produzioni all’attivo. Ho una mia etichetta, la Horse Records, in piena attività, nonostante i miei 56 anni e 37 anni di esperienza. Ho ancora lo stesso entusiasmo del primo giorno, mi emoziona sempre quando faccio una serata e vedere gente che si diverte, questa è la mia prerogativa. La gente si deve divertire, cosa che non è molto gradita dai buttafuori alle 5 del mattino. Attualmente lavoro ancora, faccio tante serate. Serate a tema,serate “One night musica anni 80- 90” e sono seguito da tantissime persone>>.
Che consiglio puoi dare ad un giovane che si appresta a fare il dj?
<<Chi inizia oggi a fare musica deve possedere un talento adatto alle circostanze. Oggi il talento è l’unica difesa che si può mettere in campo in un mondo così concitato. Chi ha talento riesce a sopravvivere, chi non ce l’ha si fa molto male. Più in alto sali più il tonfo diventerà pesante. Bisogna avere qualcosa da dire, altrimenti è solo divertimento, non che sia un male ma mi spaventa l’assenza di contenuti che vedo in giro. Segui i tuoi sogni, perché oggi si confonde spesso e volentieri la popolarità con quello che invece significa veramente fare il dj, il produttore o il musicista. Una volta il successo era il premio finale di un percorso che si poteva raggiungere, o no. Oggi, invece, si parte dalla fine. I ragazzi grazie ai talent diventano famosi prima di iniziare, poi quando cominciano sono già arrivati al capolinea. Così si creano una valanga di frustrati. Fortunatamente io ho iniziato quasi quarant’’anni fa quando era più difficile. Quindi fate quello che vi sentite di fare, non fatevi condizionare>>.
Le discoteche sono ancora chiuse.. In Italia, rispetto agli altri paesi europei, si viaggia a rilento su certe decisioni prese dal governo… <<Io penso che la pandemia è una cosa seria, ha colpito il mondo, ci sono state tantissime categorie che hanno avuto la peggio, come i locali notturni, le disco, i ristoratori e tutto il mondo dell’arte. Ringraziando a Dio, ne stiamo uscendo. Io credo che la gestione di questa pandemia è stato un disastro. Le disco chiuse e le metropolitane aperte, poi la questione degli orari e degli alcolici. Non voglio scendere nei particolari, io non mi occupo di questo, ma vivo di musica ed il mondo dell’arte e della ristorazione hanno avuto la peggio>>.
Che cos’è per te fare il dee jay… Una vera e propria missione?
<<Fare il dj significa che hai un bel lavoro primario, grazie al quale puoi acquistare le migliori attrezzature e andare a fare il disc-jokey anche solo per le spese… Essere un Dj vuol dire:
Aver deciso di fare solo questo nella vita. Aver maneggiato dischi col mangiadischi gia all’età di 3 anni.
Aver iniziato a mixare tra una piastra di registrazione ed un piatto a cinghia.
Fare chilometri solo per la gioia di andare ad acquistare un Disco che insegui da 30 anni. Il tuo essere Dj ti fa mettere questa passione al primo posto dela tua vita. Al punto da farti compromettere tutto quello che ti circonda. La famiglia, fidanzata, moglie, amici, perché sei sempre chiuso nel tuo mondo…ma noi che siamo e non facciamo i dj questo lo sapevamo sin dall inizio…Noi faremo i dj anche nelle nostre case e con i nostri amici anche a 90 anni, forse senza una famiglia, senza una compagna, ma con la nostra passione eterna…Se dovessi rinascere rifarei tutto quello che ho fatto dal primo giorno…perchè è stata un esperienza unica…Dj non si diventa, ma si nasce…non è una passione, ma una vocazione>>.
Carlo Ferrajuolo