Trap & Droga: il disagio sociale della morte

In una puntata della stagione appena conclusa del mio format Imagine – Il Mondo Che Vorrei ho analizzato un aspetto della vita di alcuni giovani, una tematica ben conosciuta, quella della droga, ma arricchita da aspetti “moderni” degli stupefacenti, droghe sintetiche e relativi nessi con la musica, in particolar modo con il genere Trap. Potrebbe sembrare una puntata “retorica” una puntata dedicata ai cosiddetti “luoghi comuni”… la droga che fa male, i giovani che si drogano…. Ecco, potrebbe, ma non lo è! Non sono qui a poter fare retorica o paternali a chi fa uso di sostanze stupefacenti, la mia è semplicemente un’analisi di un fenomeno sociale che nasce quasi nella notte dei tempi ma che ha subìto parecchie trasformazioni nel tempo fino ad arrivare ad oggi, la società moderna, della cultura, una società lì dove determinati problemi non dovrebbero neanche esistere più.

L’adolescenza è considerata come uno dei periodi più difficili della vita, un periodo dedicato alla ricerca di se stessi. In questo periodo della vita essere accettati in un gruppo è molto importante, così come essere alla moda. Durante questi anni di crescita, gli adolescenti iniziano a vivere le prime esperienze positive e negative: la pressione dei coetanei, la curiosità, e la disponibilità di droghe, sono fattori che spingono alcuni adolescenti giovani e vulnerabili ad assumere queste sostanze. C’è da dire che l’età di avvio all’utilizzo di sostanze stupefacenti si è abbassata di parecchio e si parla di minori nella prima adolescenza”, dai 13 anni in poi, un dato a dir poco spaventoso! Secondo i dati più recenti l’Italia è al secondo posto nell’uso di sostanze stupefacenti leggere, che di leggero non hanno più nulla se non la percezione del rischio. Consideriamo anche che i giovani non sono sempre ben informati sugli effetti delle droghe: credono spesso che siano pericolose solo quelle chiamate pesanti, e propendono quindi verso quelle “leggere” come la cannabis. Ma la verità è che anche quest’ultima è una minaccia per la salute fisica e psicologica della persona che ne fa uso. Diverse associazioni cercano di combattere, o quantomeno arginare, il consumo di stupefacenti tra gli adolescenti tramite manifestazioni e campagne di sensibilizzazione nelle scuole ma spesso i giovani sottovalutano il problema e pensano che far uso di queste sostanze una volta sola, tanto per provare, non avrà conseguenze. Sbagliatissimo! Il pericolo della dipendenza è dietro l’angolo! Il successo da conseguire ad ogni costo, a scuola, sul lavoro, in società, con la necessità di essere sempre all’altezza di ogni situazione, porta i giovani e sempre più spesso anche gli adulti a cercare l’aiuto di qualche sostanza chimica.

La mia ragazza segue la moda, io seguo i soldi e la droga” , “Nella padella pollo e cocaina”, ecco alcune frasi di canzoni trap che inneggiano alla droga …  Inquietante è dir poco, visti gli sforzi che si stanno facendo per arginare il problema! Si, ma cos’è nell’effettivo il Trap? Beh, si tratta di un sottogenere musicale dell’hip hop, nato nel sud degli Stati Uniti, che si è sviluppato tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio del 2000, una musica che alle origini era molto legata ad ambienti e tematiche relative a vendite e dipendenza da droghe e alcol. All’inizio, il termine indicava semplicemente un luogo, le “trap house”, appartamenti abbandonati e degradati nei sobborghi di Atlanta dove si spacciavano droghe. Spesso i suoi interpreti sfoggiano pacchiani bracciali d’oro, Rolex, macchine potenti, improbabili abiti sgargianti, ma sempre firmati da case di alta moda: è la rivendicazione di ce l’ha fatta. Non amo giudicare a priori, mi piace guardare ogni singolo aspetto della vita a 360 gradi, d’altronde non sono parte della Santa Inquisizione! Bisogna cercare di guardare OLTRE, sempre! Ogni movimento musicale è un sintomo della società e della psiche collettiva. Dobbiamo immaginare una corrente musicale attraverso l’inconscio, trattandola come un sintomo collettivo. Senza pregiudizio, dobbiamo metterci dalla sua parte e ascoltare cosa ha da dire. La parola Trap non deriva da Rap, nonostante l’assonanza. Trap significa trappola, inganno. Si, ma cosa intrappola i giovani? Quale inganno vivono? Trappare significa far emergere i fili e i simboli delle trappole nei quali siamo impaniati. Come uccelli che non possono volare, le nuove generazioni si muovono invischiati negli inganni della società contemporanea. Provate ad immaginare un ragazzo avvolto da ragnatele giganti che gli si attaccano sul corpo. Il suo tentativo di liberarsi metterebbe in risalto le ragnatele dalle quali è avvinghiato. Questa è la Trap: un sintomo, una danza macabra, un tentativo disperato di far uscire i giovani fuori dalle trappole contemporanee.

Il punto, però, oggi è un altro. Da tempo ormai sui social si corre la gara a chi è più “criminale” e il successo, quello decretato da like, condivisioni e numero di seguaci non lo raggiunge soltanto chi è bravo a suonare. Si può diventare influencer anche solo mostrando di saper essere cattivo, illegale, amante delle droghe, abile nel spacciarle. Sono soprattutto gli strumenti educativi a mancare! Integrazione e riscattoI trapper arrivano quasi tutti dalle periferie, dalle borgate delle grandi città dimenticate da tutti. Spesso hanno una famiglia a pezzi, zero opportunità di lavoro, di crescita. Allora il riscatto è quello di farcela con la musica. E il successo come si misura? Con le visualizzazioni su YouTube. E con i soldi di download, dischi, concerti. Per far vedere che ce l’hai fatta, il denaro lo ostenti: ed ecco i capi firmati, le griffe esibite il più possibile. Che, indossate dai trapper, diventano reinventate. Ecco il senso che hanno i 2 Rolex di Sfera Ebbasta ad esempio. 

I testi delle canzoni trap di solito sono cupi, minacciosi. Parlano di vita di strada, crimine, violenza, droghe, soldi soldi soldi … Il trapper è quindi il simbolo di un disagio sociale? 

Potremmo parlare ore ed ore sulla degradazione della musica e dei suoi contenuti, ma così facendo ci dimenticheremmo il punto fondamentale: molti ragazzi adorano questo genere e trovano lì delle risposte che non hanno trovato altrove. I ragazzi ci stanno parlando della perdita dei loro affetti e della loro conseguente condizione di confusione, a cui noi adulti siamo chiamati a rispondere. Se non lo facciamo, la droga e la sessualità continueranno ad avere la connotazione consumistica che i trapper gli stanno dando. Non possiamo fermare il fenomeno trap continuando solo a criticarlo. Quello che possiamo fare e che dobbiamo fare è dare ai ragazzi delle risposte diverse, una base valida di rapporto che permetta a loro stessi di poter discernere la finzione dalla realtà e comprendere come l’amore non sia sessualità perversa, i loro desideri non corrispondano al bisogno di drogarsi e la loro identificazione con i trapper sia solo una fuga dalla ricerca della propria identità. Oggi più che mai è necessario proporre un’alternativa: la provocazione, seppur estrema, chiama comunque ogni genitore al rapporto e non possiamo proporre l’indifferenza o la sterile critica ad un adolescente carico di confusione, dove l’unica certezza è quella di non averne.