Suarez, esame truffa per la cittadinanza. Ateneo sotto accusa
Un esame concordato, con risposte imparate a memoria in modo da non uscire dai binari che l’Università per stranieri di Perugia avrebbe creato affinché Luis Suarez, stella uruguaiana del Barcellona destinata alla Juventus, potesse superare senza intoppi l’esame di italiano necessario per avere la cittadinanza.
Una farsa, secondo il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, che ha delegato la Guardia di finanza alle perquisizioni eseguite ieri a carico della rettrice dell’Unistra, Giuliana Grego Bolli, del direttore generale, Simone Olivieri, della direttrice del Centro per la valutazione e certificazione linguistica dell’ateneo Stefania Spina, del professor Lorenzo Rocca – ovvero il docente che ha esaminato il centravanti – e dell’impiegata Cinzia Camagna. Agli indagati viene contestato il reato di falso. Per rettore, direttore e i due docenti, si aggiunge l’ipotesi di rivelazione di segreto d’ufficio. Ai primi due, si imputa inoltre il falso in relazione agli atti per istituire la sessione straordinaria per l’esame sostenuto da Suarez.
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Si dicono «sostanzialmente sereni, ma scossi», gli indagati, che sono «convinti di poter chiarire la correttezza del loro operato». Il direttore generale ha presenziato alle operazioni, «dimostrando la massima collaborazione verso l’autorità giudiziaria», secondo quanto spiega il suo difensore, l’avvocato Francesco Falcinelli.
Una strada certo percorribile dal «Pistolero» – viste le origini friulane della moglie – quella della richiesta di cittadinanza italiana. Utile, poi, per gli spostamenti di mercato. Il certificato di conoscenza della lingua italiana, necessario secondo le disposizioni di legge per ottenere la cittadinanza, Suarez lo ha ottenuto il 17 settembre scorso. «Nonostante – ha spiegato Cantone in una nota – sia stata riscontrata, nel corso delle lezioni a distanza svolte dai docenti dell’Ateneo, una conoscenza elementare della lingua italiana».
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Per sostenere l’esame, il calciatore trentatreenne, era volato da Barcellona su un aereo privato, per approdare all’ateneo perugino e uscirne appena mezz’ora dopo. Prova superata, ma per la Procura solo grazie al trucco di domande e risposte concordate preventivamente e quindi in maniera illecita, con un punteggio stabilito ancora prima che l’esame iniziasse. Ma perché i vertici dell’Università avrebbero fatto tutto questo? Secondo il tenente colonnello delle Fiamme gialle di Perugia, Selvaggio Sarri, che ha coordinato le indagini, il motivo sarebbe stato, probabilmente, il ritorno di immagine dovuto alla notorietà dello studente Suarez, «un ragazzo sveglio, che capiva di essere agevolato» e che ha tratto beneficio dalle presunte irregolarità commesse da altri: lui, difatti, non risulta indagato. L’Università, insomma, «cercava prestigio». «Dall’indagine sono comunque emersi contatti – ha spiegato l’ufficiale – tra lo staff juventino e i vertici dell’ateneo che ha poi materialmente organizzato l’esame del calciatore».
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I militari, per tutta la giornata di ieri hanno acquisito documenti e supporti digitali, cellulari, computer dei cinque indagati per trovare i riscontri a quello che le intercettazioni avevano evidenziato. Intercettazioni che l’autorità giudiziaria aveva disposto nell’ambito di un’altra indagine, avviata a febbraio nell’ateneo di piazza Grimana e inerente i conti dell’Università. In particolare, una voragine di circa 3 milioni di euro che gli attuali vertici, ora indagati per il caso Suarez, hanno attribuito, difendendosi, alla precedente gestione.