Sabato, domenica e lunedì : l’incomunicabilità di coppia raccontata da Eduardo De Filippo

Sabato, domenica e lunedì, commedia scritta da Eduardo De Filippo e inclusa ne La cantata dei giorni dispari, va in scena il 6 novembre 1959 al teatro San Ferdinando di Napoli replicando subito dopo il suo successo anche a Milano torino e Firenze. Questa commedia ha avuto grande successo anche negli anni seguenti e portato avanti ( citando nomi illustri ) da Luca De Filippo al cinema nel 1990 e successivamente di nuovo a teatro da Toni Servillo nel 2004 e da Massimo Ranieri nel 2012.

Tema principale della commedia è l’incomunicabilità dell’amore proprio negli anni immediatamente precedenti al tema del divorzio in Italia e, nonostante il lieto fine della vicenda, traspare più volte la sfiducia dell’autore nei confronti del matrimonio, forse a causa di esperienze personali. Sabato domenica e lunedì, le tre giornate del ragù napoletano: in questo caso il sabato, giornata per cuocere a fuoco lento per farlo “pippiare“, domenica per gustare la prelibatezza al “veleno”, lunedì per gustare al meglio la carne fredda e per guardarsi dentro leccandosi le ferite procurate il giorno precedente.

La storia inizia con i preparativi del sabato in cucina, regno di donna Rosa Priore, e con varie tensioni che iniziano all’arrivo di suo marito, don Peppino Priore soprattutto quando gli viene annunciato l’invito al pranzo domenicale dei vicini di casa, il ragioniere Ianniello e sua moglie Elena; quando poi irrompe proprio il ragioniere, portando in dono dei polipi per ringraziare dell’invito, la situazione precipita a causa di uno scatto di nervi di don Peppino… il primo atto si conclude quindi con le lacrime di donna Rosa che giura di non mettere mai più piede in cucina ma poi torna in tarda serata iniziando a spezzare gli ziti per il giorno dopo. Inizia quindi il secondo atto, è domenica, il sole fa da padrone nella grande sala da pranzo di casa Priore, e finalmente può iniziare il rito domenicale del ragù. Don Peppino, rimasto in silenzio per gran parte del tempo, fa improvvisamente esplodere la sua rabbia nei confronti del ragioniere accusandolo di dare troppa confidenza a sua moglie e accusa entrambi di avere una relazione clandestina. Affermazione che lascia tutti basiti, increduli, e che porta donna Rosa a controbbattere accusando suo marito di trascurarla non apprezzando i sacrifici fatti per portare avanti la famiglia. Inizia quindi il terzo atto, il lunedì, giorno del pentimento. Giulianella, figlia di don Peppino, spiega a suo padre i motivi di risentimento di Rosa nei suoi confronti; a tal punto l’uomo, completamente spiazzato, cerca di recuperare con tutti compreso suo figlio Rocco ( con cui negli ultimi tempi aveva mostrato distacco a causa della volontà di quest’ultimo di volersi emancipare dal padre inaugurando un negozio tutto suo ) e il ragionier Ianiello. In ultimo avviene un colloquio pacificatore con sua moglie, spiegandole la sua gelosia accecante accentuata dalla noncuranza degli ultimi tempi nei suoi confronti.

Sabato domenica e lunedì è stata riproposta anni dopo proprio dal figlio di Eduardo, Luca De Filippo, in un film del 1990 con la regia di Lina Wertmuller e con un cast di attori del calibro di Sophia Loren ( Rosa Priore ), Pupella Maggio ( zia Memè ), Luciano De Crescenzo ( ragionier Ianiello ), Nuccia Fumo (Martiria ), Mario Scarpetta ( Attilio ) ed altri ancora. Invece della Napoli degli anni ’50 la storia viene ambientata nella Pozzuoli degli anni ’30 sotto il regime fascista e il ragionier Ianiello è un professore, amante della filosofia,  dedito allo studio del bradisismo. Nato con un doppio appuntamento televisivo sulle reti Mediaset, è considerato uno dei film meglio riusciti alla Wertmuller, seppur abbia tagliato per ragioni cinematografiche quasi un’ora delle tre parti originali.

Nel 2004 Toni Servillo ripropone questa grande opera a teatro con un cast di grande rispetto; la regia televisiva di Paolo Sorrentino ( quella teatrale è invece dello stesso Servillo ) rimarca un’impronta cinematografica, contornata da colori pastello. La genialità di questa versione è data soprattutto dall’aver fuso in maniera perfetta contorni di tv, cinema e teatro in una sintesi dai contorni ammirevoli.

Seppur l’amore è il sentimento dominante della vita familiare per Eduardo in questa commedia come in altre tipo Mia FamigliaNapoli MilionariaNatale in Casa Cupiello, lo stesso autore sembra voler rimarcare che spesso il solo sentimento nobile non basta: anzi, sembra che ostruisca, causando una serie di effetti imprevedibili. Il lieto fine di queste commedie non è poi tanto lieto: se l’amore resiste la stima decade. Dopo la riconciliazione donna Rosa si affaccia al balcone per salutare il suo uomo come una volta, mentre va a lavoro, ma lui già non si intravede più, forse coperto dal solito giorno di routine, di illusioni e incomprensioni. Eduardo ci pone in modo sottile ma deciso una domanda: Come può sopravvivere l’amore senza la stima?