Renato Marengo è produttore artistico, autore Rai, scrittore e critico musicale. Il Napule’s Power rappresenta uno dei più vivaci movimenti musicali italiani del Mediterraneo che parte da Napoli e dal Sud Italia, grazie all’originalità delle composizioni dei maggiori protagonisti della nuova musica, dagli anni settanta ad oggi. Il libro di Marengo è un viaggio unico, un racconto musicale intrecciato e storico, attraverso i suoni, i codici musicali, le opere e le leggende dei più grandi artisti partenopei capaci di mescolare tradizione e moderno creando un genere unico e meticcio che è sinonimo di talento artistico dei grandi artisti che hanno viaggiato su questo treno musicale definito Neapolitan Power o Napule’s Power. Il Neapolitan Power, o Napule’s Power, non è figlio della Camorra di Raffaele Cutolo e Luigi Giuliano. È figlio dei movimenti post-sessantottini e, in particolare, della contaminazione che Napoli ebbe con la cultura americana che, dalla liberazione bellica, si espanse negli anni ’60 con il programma Rai Good Morning from Naples, per incarnarsi nella figura di un vero figlio della guerra, il sassofonista e cantante James Senese e dei suoi compagni di viaggio come Franco Del Prete e Mario Musella. È proprio attorno a quella stravagante e originale figura di sassofonista di colore che mastica un dialetto stretto-stretto viene a crearsi un nuovo suono di Napoli. Con Mario Musella, altro figlio meticcio della guerra e di un grande batterista Franco Del Prete, Senese fonda gli Showmen e, poco dopo, gli Showmen 2, padri putativi di un’innovazione che in breve tempo porta alla fondazione di una delle band più importanti e significative della musica italiana: Napoli Centrale. Una commistione di prog (all’epoca, nei primi ’70, così dannatamente in voga), funk, blues, jazz, in cui il mondo della black music viene – per la prima volta – mescolato alla tradizione italiana, al folklore della lingua napoletana così simile, per assonanze, alla lingua americana. L’internazionalità locale, un esempio di musica global, innovativa, figlia di mondi differenti come la tradizione napoletana e l’importanza cultura statunitense. Un globish partenopeo. Attorno a Napoli Centrale gravitano personaggi come Pino Daniele (ne fu bassista nella metà degli anni settanta) che, proprio con l’aiuto di James Senese e gli altri strumentisti della band Ernesto Vitolo, Agostino Marangolo e Gigi De Rienzo, lavora a quei suoi fenomenali dischi d’esordio: Terra Mia (1977), Pino Daniele (1978), Nero A Metà (1980). In questi dischi, partecipa ai fiati un altro mostro sacro, Enzo Avitabile, uno degli strumentisti napoletani di maggior successo. Una figura cult, capace di flirtare con pop, rap, blues, funky, soul. Sempre attorno al grande Pino, gravita anche Tony Esposito, uno dei più percussionisti più affascinanti che la nostra penisola abbia potuto abbracciare. Il sound ritmico del Napoli Power è suo, una miscela sensuale e popolare di blues, funky, jazz, world che possiamo ammirare in Rosso Napoletano (1974) dove ha partecipato anche Paul Buckmaster, arrangiatore e tastierista che, nel 1969, collabora con David Bowie per Space Oddity e, nel 1972, in On the Corner di Miles Davis. Pino Daniele, difatti, non è solo il musicista più rappresentativo del periodo, ma è anche un magnete per i migliori musicisti in circolazione.Al suo fianco, difatti, troviamo anche quel genio di Tullio De Piscopo. Suonando la batteria moderna del 1974, rivoluzionerà il modo di concepire lo strumento. È nel suono di Napoli che l’Italia trova la sua massima espressione musicale internazionale: la black music si sposa con il melodismo all’italiano, in un’unione senza precedenti. Ricordiamo anche l’estro di Joe Amoruso e il tocco magico di Rino Zurzolo che vanno a completare la superband di Pinotto. In Italia non c’è, e non ci fu, nulla di così fresco e internazionale come quel suono di Napoli. Non aggiungo altro, il libro di Renato Marengo è molto affascinante, da leggere tutto d’un fiato.
La storia
Era il 1971 quando per la prima volta Renato Marengo pensò di usare la definizione Napule’s Power per aggregare e guidare la vita musicale partenopea. Erano gli anni del Black Power, il ’68 non era passato poi da molto tempo e proprio allora stava prendendo l’avvio una grande onda che, alla fine, ha coinvolto musicisti legati alla ricerca colta e popolare, interpreti folk, artisti internazionali, giovani appassionati di rock’n’roll ed artisti visionari. Donne e uomini che conoscevano bene le proprie radici, che avevano ben presente le loro tradizioni, ma con uno sguardo al futuro e con una precisa volontà di cambiamento: artistico, personale, politico. Musicisti usciti dal conservatorio di San Pietro a Maiella o cresciuti all’Università della strada. Musicisti che da ragazzini ascoltano, e assimilarono, i suoni che riecheggiano al porto subito dopo la guerra: le canzoni americane, il jazz, il rock’n’roll, scambiandosi note con altri musicisti che ogni sera scendevano dalle gigantesche portaerei della Nato a caccia di whisky, di musica e “signurine”. Musicisti arrivati al successo negli anni ’70 e ’80 e poi diventati il punto di riferimento delle nuove generazioni, della Napoli anni ’90 – prima – e della nuova onda legata al rap – dopo – fino agli ultimi vent’anni con tutte le grandi novità che animano ossi la città. Tutti, in comune, hanno avuto l’opportunità di vivere in un luogo unico come Napoli: crocevia di civiltà, punto di incontro tra persone diverse, snodo di contaminazioni, fucina di grandi idee, serbatoio di tradizioni musicali e luogo che – per definizione – è sinonimo di creatività. La storia ce la racconta Renato Marengo, che è testimone e protagonista con i musicisti che diedero vita al movimento. Un percorso che arriva fino ad oggi tra ricordi, riflessioni, riferimenti culturali, storici e politici che si intrecciano alla storia musicale, alle canzoni, ai dischi, ai concerti. Insomma questo libro racconta, anche con episodi e aneddoti piacevoli e inediti. Napule’s Power è la storia di come un gruppo di musicisti straordinari sia riuscito a creare un vero e proprio movimento. E come questo movimento, il Napule’s Power, sia diventato e sia ancora oggi patrimonio non solo di Napoli, ma di tutta Italia. Il movimento, quest’anno e con questo libro, festeggia i suoi 50 anni.
Gli artisti
Protagonisti della storia, molti dei quali prodotti da Renato Marengo, sono: molti dei quali prodotti da Renato Marengo, sono: The Showmen, Renato Carosone, Nuova Compagnia di Canto Popolare, Roberto De Simone, Osanna, James Senese e Napoli Centrale, Alan Sorrenti, Edoardo Bennato, Tony Esposito, Pino Daniele, Tullio De Piscopo, Enzo Gragnaniello, Teresa De Sio, Enzo Avitabile, Franco Del Prete, Lina Sastri, Jenny Sorrenti e i Saint Just, Patrizio Trampetti, Peppe Servillo e Avion Travel, Concetta Barra, Pietra Montecorvino, Eugenio Bennato, Carlo D’Angiò, Musicanova, Armando Piazza, Luciano Cilio, Mario Schiano, Daniele Sepe, Alberto Pizzo, Ciccio Merolla, , 99 Posse, Almamegretta, Raiz, Clementino, Rocco Hunt, A 67, Antonio Onorato, Giorgio Zito, Maurizio Capone, Tony Cercola, Antonio Infantino, Patrizia Lopez, Shawn Phillips, Tony Walmsley, Mark Harris, Paul Buckmaster ed altri.
Il volume ha prefazione di un importante musicologo, Renzo Cresti, e ha ricevuto il Patrocinio dell’Assessorato ai Giovani del Comune di Napoli, dell’ Osservatorio Giovani dell’Università Federico II, della Siae, del Nuovo Imaie, della Festa della Musica, del Mei e di Audiocoop.
Contributi ed interventi di tanti produttori, musicisti e giornalisti tra cui: Renzo Arbore, Giovanni Minoli, Ezio Zefferi, Giorgio Verdelli, Lello Savonardo, Dino Luglio, Willy David, Anna Cepollaro, Dario Ascoli, Federico Vacalebre, Antonio Tricomi, Carmine Aymone, Claudio Poggi, Gino Aveta, Gianfranco Salvatore, Franco Schipani, Fabio Santini, Giordano Casiraghi, Vince Tempera, Giulio Tedeschi, Antonella Putignano, Arturo Morfino, Nicola Muccillo, Fabio Donato, Umberto Telesco, Enzo La Gatta, Peppe Ponti, Carlo Ferrajuolo, Nando Misuraca, Fabio Donato,Francesco Di Vicino, Giuliano Scala.