“Primavera”, il nuovo album di Fik y las Flores Molestas, è composto da 10 tracce, tra cui una particolarissima cover dei Green Day. La tematica centrale è quella della giustizia sociale intesa sia come ridistribuzione dei soldi sia come lotta a tutte le forme mentis che causano emarginazione.
Il disco esplora nuove sonorità: minimal, musica ambient e cinematica, discomusic, surf, pop, afro, hard rock al limite dell’heavy metal, samba. In alcune canzoni la vocalità di Fik prende spunto dal rap senza volutamente conoscerne gli stilemi. L’album è stato realizzato a Bologna e registrato da Federico Ficarra, Fosco17 e Luca Rizzoli. La musica e i testi sono stati interamente scritti da Fik, Federico Ficarra.
Il vostro ultimo album, “Primavera”, ha catturato l’attenzione sia per la sua ricca varietà musicale sia per i temi trattati. Come è nata l’idea di questo album?
Quest’album rappresenta la mia esperienza di vita in Italia da quando sono tornato da Berlino, soprattutto per quanto riguarda i testi. Tuttavia alcuni brani come Figaro e le parti strumentali di Stranger, Loophole e Tristano B. Goode sono addirittura antecedenti ovvero relative al periodo del liceo. Nella mia vita ho vissuto dei periodi che ho chiamato primavere, l’infanzia e l’adolescenza prima dei problemi di salute, il periodo in cui vivevo a Berlino soddisfatto della mia vita lavorativa, sentimentale e privata, e il periodo del Karneval of Love durante il quale ho composto le canzoni di Pissin’around dedicate in buona parte ad una ragazza che avevo lasciato a causa dei gravi problemi di salute.
La scelta dei generi è davvero eclettica, dal dubstep al samba, al rock. C’è una traccia che senti rappresenti al meglio l’essenza dell’album?
Sono contento di aver portato avanti le sonorità che più mi attirano come la samba ma in una veste più moderna ispirata all’elettronica. Devo ringraziare il produttore e musicista Fosco17 per aver dato un tocco di magia e diversi spunti di arrangiamento ed anche composizione (tutta la sezione d’archi di Basket Case ad esempio é sua).
Onda di Mare e Primavera credo rappresentino al meglio l’essenza dell’album, forse Onda di Mare ancora di più perché la carica emotiva, la tensione é maggiore. Anche se si tratta di una semplice canzone d’amore tocca anche lei tematiche come il rifiuto, il senso di estraneità, di emarginazione, il desiderio di andare via, la malattia, la necessità di evolvere, mi riferisco ai versi: “in altri porti dovremmo andar”, “la paura di amare”, “la paura di cambiare, di tornare a camminare”.
La cover di “Basket Case” dei Green Day è un’aggiunta interessante. Cosa ti ha spinto a reinterpretare questa canzone in particolare?
Questa é veramente una bella domanda perché la storia che c’è dietro é curiosa. Nei primi anni in cui vivevo a Berlino suonavo in duo con Stefano Cosi col quale ho pubblicato l’album Play + Rec, ebbene per qualche motivo inconscio il tema strumentale di quella canzone mi risuonava spesso e lo suonavo in duo con Stefano ai concerti.
La scelsi all’epoca come oggi perché mi ritrovo totalmente nelle parole, é uno standard blues per me.
Hai menzionato che “Onda di Mare” sarà accompagnato da un videoclip a fine estate. Puoi darci qualche anticipazione su cosa possiamo aspettarci?
Aspettatevi un video sobrio, minimale, danzato e ambientato al mare. Un video fortemente autobiografico che forse avrá un ospite molto speciale.
Ultima domanda, quali sono i piani futuri per te e la band?
La band é da pochissimi giorni tornata alla sua formazione originale con Amedeo Schiavon alla batteria e Alberto bebo Pretto al basso, ma sono aperte collaborazioni con altri polistrumentisti: Massimo Zago e Majd Arrif. Stiamo per fare uno shooting, un video casereccio e iniziare a promuovere Primavera suonando dal vivo in lungo e in largo anche come buskers!