Con il singolo Ariosto, Lux si racconta attraverso una musica intensa e sincera. Il brano nasce da una riflessione sulle relazioni fragili e sulle paure che impediscono di aprirsi davvero.
La sua passione per la musica, coltivata fin dall’infanzia e maturata durante la quarantena, si concretizza in un percorso artistico in continua evoluzione. Per Lux, cantare è esprimere emozioni, senza filtri.
Senza anticipare troppo, il futuro riserva nuove canzoni e storie da condividere. Abbiamo parlato con lei per scoprire di più sul suo mondo musicale.
Iniziamo conoscendoti meglio, come e quando è iniziata la tua passione per la musica?
Da tre anni frequento RC Voce Produzione, un posto che per me è diventato più di una semplice scuola: è una seconda casa, un luogo dove posso crescere, imparare e esprimere la mia essenza. La mia passione per la musica, però, affonda le radici molto prima: fin da piccola ho sempre cantato nei cori scolastici. Tuttavia, è stato durante la quarantena che ho sentito il bisogno di approfondire questa passione. Ho imparato a suonare l’ukulele da sola e, in quel periodo, mi sono resa conto che il canto sotto la doccia non mi bastava più.
Parlaci del tuo nuovo singolo. Com’è nato il testo? Qual è la sua storia?
Ad essere sincera, questo singolo è nato davvero all’improvviso, come spesso succede con tutto ciò che scrivo. L’ispirazione è arrivata da un’esperienza personale che mi ha fatto riflettere su come, oggi, i rapporti che creiamo con gli altri siano spesso molto fragili. In particolare, da una “frequentazione” che stavo vivendo, ho capito che, nonostante la sintonia tra me e l’altra persona, c’era una paura di mettersi in gioco. Piuttosto che affrontarla, si preferiva scappare. Questa paura di essere vulnerabili, di mostrare la propria fragilità, è alla base di come, troppo spesso, questi legami non riescano a durare.
Per questo la definisco furiosa, come l’Ariosto, perché è caotica, non riesce a dare una forma precisa.
Sinceramente parlando, il testo è nato in due ore, di notte. Ovviamente, poi si aggiusta rileggendo, si dà forma, ma l’idea di base, il nucleo del testo, è venuto fuori tutto in poco tempo, quasi come se fosse stato scritto da sé.
Quali emozioni provi quando canti?
Quando canto, provo una sorta di liberazione. È come se la musica diventasse un canale attraverso il quale posso esprimere emozioni che altrimenti sarebbero difficili da comunicare. Ogni canzone porta con sé una parte di me, una sensazione, una riflessione che sento nel profondo, e quando canto, tutto questo prende vita. Non canto per “eseguire” una canzone, ma perché è una vera e propria terapia. Non mi interessa tanto la perfezione, ma piuttosto liberarmi, esprimere ciò che sento in quel momento. È come se potessi sfogare le emozioni che porto dentro e lasciarle prendere forma nella musica. Canto per stare con me stessa, per affrontare e dare voce a ciò che sento, in modo che non resti solo dentro di me. È un mix di emozioni contrastanti, ma che mi fanno sentire autentica e viva.
I tuoi progetti futuri? Qualche anticipazione?
Al momento non ho progetti stabiliti, ma il mio cassetto è pieno di inediti, di testi e storie che aspettano solo di essere condivisi. Dopo l’esperienza di Ariosto, che mi ha dato tante emozioni e che sto ancora vivendo, mi piacerebbe davvero continuare a raccontare altre mie storie. Quindi, quello che spero per il futuro è di riuscire a far ascoltare le mie canzoni, di condividere queste emozioni e riflessioni con gli altri.