“L’urlo del panda” di Salvatore Varsallona: oltre le apparenze di una società in decadenza

Benvenuti all’interno di un viaggio nei meandri della società decadente, narrato attraverso le vite di personaggi dal destino intrecciato e dalle scelte controverse. In questa intervista esclusiva, avremo l’onore di dialogare con Salvatore Varsallona, l’abile autore di “L’urlo del panda”, un romanzo che getta uno sguardo impietoso sulla realtà intricata di Rosario Raciti, noto come il Panda, e Andrea Vallante, soprannominato Vallanzasca.

Fin dalla loro giovinezza, il Panda e Vallanzasca hanno fatto sfoggio di una disinvoltura nei confronti delle regole e delle aspettative sociali. Nel contesto di una società in declino, il racconto di Varsallona si svolge come un affresco inquietante di una generazione destinata a ereditare un futuro meno roseo rispetto alle generazioni precedenti. La vita di questi due protagonisti si dipana tra le pieghe di una classe dirigente decadente, in cui le menti più luminose trovano difficile affermarsi mentre la mediocrità e l’astuzia spesso guidano le vie del potere.

Pietro Alberghina emerge come un elemento contrastante, proveniente da una famiglia benestante ma determinato a sfuggire al destino imposto dal padre mediocre. In un mondo poco meritocratico, Alberghina si troverà ad affrontare le sfide della vita con le sole risorse personali, in un contesto sociale che premia spesso la furberia a scapito dell’onestà.

“L’urlo del panda” si configura come un intreccio avvincente di storie, una rincorsa al potere che si dipana attraverso le vite di questi protagonisti, culminando in un epilogo che riflette la vera sconfitta: una società in cui la corsa frenetica verso la felicità si confonde pericolosamente con il perseguimento del potere e della ricchezza.

Ciao Salvatore, benvenuto. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro, “L’urlo del panda”, cosa diresti?

“L’urlo del Panda” inizialmente voleva essere una parodia della nostra classe politica e della nostra società. In parte lo è, ma osservando ciò che accadeva in Italia e nel mondo, mi sono reso conto che spesso la realtà supera la fantasia. È il motivo per cui oggi un attore come Antonio Albanese definisce uno dei suoi personaggi più famosi, il politico Cetto La Qualunque, un moderato rispetto a certi politici italiani ed esteri. “L’urlo del Panda” è la storia di mediocri che arrivano al potere, di politici disonesti, di furbi che si arricchiscono mentre persone oneste e capaci vengono scartate perché non hanno gli “agganci” giusti.

Nel tuo romanzo, “L’urlo del panda”, si osserva una società in decadenza. Quali sono, secondo te, i fattori principali che contribuiscono a questa decadenza e come li hai riflessi nella trama?

I motivi sono molteplici. La generazione dei nostri nonni ha rubato il futuro ai propri nipoti pensando che tutti potessero avere il posto fisso, che non contasse il merito, che le baby pensioni fossero giuste. Lo sperpero del denaro pubblico e la crescita del debito ci hanno portato alla situazione che viviamo oggigiorno. La classe politica attuale non ha compreso che se non si punta davvero sui giovani l’Italia è destinata a un triste destino. L’inverno demografico è una realtà che ci porterà al disastro, rendendo insostenibile il nostro sistema pensionistico e sanitario. I giovani emigrano all’estero e l’Italia diventa un paese per vecchi. Se non si combatte la corruzione, se non si fa in modo che le raccomandazioni diventino solo un triste ricordo e la meritocrazia diventi una regola ferrea, l’Italia non avrà alcun futuro.

Da quale idea nasce la copertina del libro?

La copertina del libro è una bellissima opera dell’artista Fabiana Lualdi. Quando l’ho vista, è stato amore a prima vista.

Un progetto a cui vorresti dar vita, prima o poi…

Ho tanti progetti in mente. Molti riguardano la mia professione di imprenditore e la mia azienda, altri la mia famiglia. Per quel che riguarda la scrittura, mi piacerebbe scrivere un romanzo storico.

Dove ti porterà il tuo amore per la carta e la penna? Su cosa stai lavorando?

La scrittura per me è una sorta di autoanalisi. Scrivendo scarico le tensioni e lo stress giornaliero e non penso alla scrittura come a un mestiere, ma come a una grande passione, a un amore che mi arricchisce. Mi piacerebbe migliorare la mia scrittura, rendere il mio stile sempre più riconoscibile e personale. Ho quasi ultimato il mio quinto romanzo, mancano davvero pochissime pagine, ma negli ultimi mesi il mio lavoro mi ha tolto ogni energia. Spero di riuscire entro la fine del 2023 a mettere la parola fine sull’ultima pagina.