Presente e futuro delle missioni spaziali. Lo Shuttle va in pensione Ma la tecnologia è ferma
Il primo volo, infatti, risale al 12 aprile 1981, quando la prima di queste navicelle, chiamata Columbia, portò nello spazio gli astronauti John Young e Robert Crippen, aprendo un nuovo capitolo del grande libro delle missioni nei cieli. Lo Shuttle della Nasa, infatti, pensato come primo veicolo spaziale riutilizzabile, era in grado di rientrare senza distruggersi e poteva atterrare su una pista come se si trattasse di un normale jet Già alla fine del 1981 la navicella aveva dimostrato le sue straordinarie potenzialità mettendo in orbita due satelliti per le telecomunicazioni e la Nasa, che ben presto con queste navette ottenne il monopolio del mercato americano per il lancio di satelliti, sperava di raggiungere la frequenza di un lancio alla settimana praticando anche notevoli sconti pur di reclutare clienti in tutto il mondo.
E i frutti ben presto arrivarono, perché nel giro di poco tempo una decina di operatori delle telecomunicazioni internazionali avevano bussato alla porta dell’ente spaziale statunitense per lanciare i propri satelliti. Ma a un certo punto la Nasa si rese conto di aver fatto male i propri conti e si trovò costretta a rivedere notevolmente la frequenza dei lanci, in un primo momento fissata a cinque al mese.I voli dello Shuttle, infatti, che agli inizi costavano 10.5 milioni di dollari, già nel 2005 erano lievitati a 500 milioni, una cifra troppo alta, che non riusciva a coprire né le spese del lancio né la manutenzione. Ideato per raggiungere satelliti in orbita e per poter eseguire manutenzioni in situ, lo Shuttle ha consentito l’avvio del grande telescopio orbitante Hubble Space Telescope (HST). Quest’ultimo fu messo in orbita il 24 aprile 1990 dallo Space Shuttle Discovery e grazie allo Shuttle è stato possibile estendere la vita del telescopio attraverso successive manutenzioni e riparazioni di guasti.
L’ultima missione di manutenzione fu eseguita con successo dallo Space Shuttle Atlantis l’11 maggio del 2009. Grazie alle navicelle Shuttle sono state possibili anche importanti missioni spaziali: la missione Magellano attorno al pianeta Venere, la sonda Galileo per studiare Giove e i suoi satelliti e la sonda Ulisse per lo studio del Sole e della sua eliosfera. Ma soprattutto le missioni Shuttle si sono rivelate determinanti per l’assemblaggio della Stazione Spaziale Internazionale e per il trasferimento degli equipaggi.Nei suoi trent’anni di vita lo Shuttle ha registrato anche due terribili sciagure. Il 28 gennaio 1986, dopo appena 73 secondi dal lancio, il Challenger esplose causando la morte dei sette astronauti a bordo e diciassette anni dopo, il primo febbraio del 2003, fu la volta dello Shuttle-Columbia che si disintegrò al rientro in atmosfera. Alle inevitabili polemiche legate soprattutto alla sciagura del Columbia, fece seguito il documento Vision for Space Exploration del presidente Bush, che decretava la fine dello Shuttle, invitando la Nasa a sostituirlo con una flotta di navette di nuova generazione (Programma Constellation) per la riconquista della Luna entro il 2020.
Al momento, però, il progetto è ancora in fase di discussione e la Nasa sta studiando veicoli spaziali di nuova generazione (le navicelle Orion) in grado non solo di raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale, ma di spingersi anche fino alla Luna e creare basi per la conquista di Marte. Attorno a questi progetti si registra comunque molto pessimismo, motivato soprattutto dagli alti costi delle previste future missioni, per cui si ha davvero l’impressione che l’ultimo volo dello Shuttle abbia chiuso un’epoca. Un’epoca che, per i successi ottenuti, è da considerare irripetibile.