La riapertura della scuola, il 7 gennaio, si avvicina, e i numeri dei positivi e l’indice di contagiosità, rimasti alti anche durante la pausa di Natale, aumentano da più parti dubbi e perplessità sull’opportunità di far tornare sui banchi tutti i ragazzi. “Io credo sarebbe giusto che il governo nelle prossime ore ci riconvocasse e insieme prendessimo una decisione, in maniera molto laica”, ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini.
Del resto gli studiosi mettono in guardia. “Aumenta notevolmente la circolazione del virus in Italia e inizia ad aumentare di conseguenza la pressione sulle unità di terapia intensiva, in una situazione critica, nella quale gli eventuali effetti dei provvedimenti adottati prima di Natale potranno essere visibili solo a ridosso del 7 gennaio, data della possibile riapertura delle scuole”, ha rilevato il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac). Anche il direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, ha sostenuto come sia prudente “mantenere inalterate per la scuola le misure di salvaguardia e prudenza attuate prima e di aspettare almeno la seconda settimana di gennaio”.
Dal canto suo, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina ha sottolineato che “non possiamo arrenderci e dobbiamo, ciascuno degli attori coinvolti, operare uniti, ricordandoci sempre del peso specifico che questa Istituzione ha nel percorso di ogni bambina e bambino, delle ragazze e dei ragazzi, nella vita del Paese. Arretrare sulla scuola, significa rinunciare a un pezzo significativo del nostro avvenire. Per questo non lo faremo”.
I docenti sono pronti a farsi vaccinare: l’80% lo farebbe subito, stando ad un sondaggio al quale hanno partecipato in totale 10.445 persone. Ma il mondo della scuola non ha un calendario vaccinale ad hoc, quindi docenti e bidelli verranno vaccinati probabilmente tra aprile e settembre. “Troppo tardi”, secondo tutti i sindacati.