M.G. Marion Corradi ci trasporta in un’epoca lontana ma straordinariamente viva con il suo romanzo L’Airone e il Basilisco. Ambientato nel cuore del Medioevo, il libro mescola realtà storica e invenzione narrativa, portando alla luce un mondo di contrasti profondi: fede e superstizione, cultura e brutalità.
Attraverso una prosa ricca di simbolismi e dettagli storici, l’autrice esplora il confine tra il bene e il male, tra il reale e il mitico. Non è solo una storia, ma un viaggio che conduce il lettore a interrogarsi sul passato e, soprattutto, su se stesso. In questa intervista esclusiva, scopriamo cosa rende unico questo romanzo capace di toccare mente e cuore.
Nel suo romanzo, il Medioevo è una cornice densa di simbolismi e contraddizioni. Come ha affrontato il delicato equilibrio tra la fedeltà storica e l’interpretazione immaginifica di un’epoca così lontana?
L’intreccio tra le mie pregresse letture storiche e l’ interesse per alcune interpretazioni critiche, in particolare riferite a Dante e ai Fedeli d’ Amore e ad alcune rappresentazioni simboliche presenti nella Divina Commedia, hanno dato luogo in me, ad un collegamento inconscio tra passato e presente ( anche mio personale).
L’ immaginazione tuttavia è stata il primo motore della scrittura seguita dall’ approfondimento di alcuni dati storici e dalla verifica complessiva della coerenza degli stessi con la narrazione.
Il titolo “L’Airone e il Basilisco” evoca immediatamente un dualismo tra il bene e il male, il reale e il mitico. Quali sono le motivazioni profonde che l’hanno spinta a scegliere queste due figure come fulcro del romanzo?
La raffigurazione simbolica di realtà metafisiche universali fa parte integrante del mio approccio alla conoscenza e, significativo al riguardo, può intendersi il periodo in cui scrivevo fiabe per bambini allorché ebbi modo di approfondire i linguaggi simbolici e metaforici. Il Basilisco risale alla leggenda popolare legata al Vescovo genovese Siro che affondò in mare il mostro in quanto incarnazione del diavolo e dell’ eresia. L’ Airone ha sempre fatto presa sulla mia immaginazione in quanto incarnazione di trasformazione portentosa della materia e della diade morte/ resurrezione.
La Storia è il contesto principale del libro, ma i personaggi come Pietro e Griselda sembrano riflettere paure e desideri universali. Quanto c’è di autobiografico o attuale nei conflitti e nelle emozioni che hanno vissuto?
L’autobiografia è entrata a pieno titolo nel romanzo sia per ciò che riguarda la sfera del mio microsociale sia per quella del macro sociale dell’ epoca in cui vivo.
Pietro e Griselda sono figure semplici che vivono una realtà primordiale ma le loro paure e i loro desideri sono quelle di tutti gli uomini e di tutte le donne in ogni tempo. Segregazioni, condanne ingiuste, separazioni ma anche anelito a lottare contro il male sono realtà di ogni tempo e di ogni spazio geografico.
Il personaggio di Pietro, immerso tra doveri sacri e passioni terrene, è un converso che si innamora di una donna accusata di stregoneria. Quale significato simbolico ha voluto attribuire a questo legame, considerando le dinamiche di potere e pregiudizio del Medioevo?
Pietro come ho detto poc’anzi, è figura semplice e pura per cui l’ amore terreno e quello spirituale sono un tutt’ uno al di là e al di fuori di ogni pregiudizio che condanna a priori la donna in quanto donna. Egli è lontano da ogni dinamica di potere che almeno all’ inizio del suo cammino non conosce e da cui comunque resterà per sempre immune. In ragione di questa sua natura il Massimo Poeta vorrà assegnare a lui soltanto la Sua Comoedia. Pietro lo merita in quanto“umile”che sente e pensa solo con l’ intelligenza del suo cuore. Su di lui e nel suo cammino il peso di quelle pagine e il loro fulcro più vero.
Lei ha descritto la scrittura come “volo libero”. In che modo questo approccio ha influenzato la struttura del romanzo, e in che misura si è lasciata guidare più dall’ispirazione che dalla ricerca storica?
L’ espressione di scrittura come “ volo libero” ha un senso per me perché lo scrivere è risultato svincolato in modo irriflesso da ogni preoccupazione di sovrastrutture storiche nonché da norme, censure interiori, regole, preoccupazioni stilistiche o altro. Perché quindi mi ha permesso di lasciare fluire quanto dentro di me c’è di più profondo e inconscio; libero alfine da censure razionali e ideologiche.
Significativo al riguardo il registro di scrittura che ne è scaturito, differente da quelli adottati negli altri miei romanzi. Ora che rileggo alcune pagine sembra infatti che esso insegua l’ afflato dell’ epoca, scaturito com’è da fonte ignota.