A cura di: Domenico Credo
«Se le nuvole diranno che non posso farlo urlerò che quella è casa mia e loro sono di passaggio»
Dopo “Il tempo”, primo progetto pubblicato con lo pseudonimo di Kikì, Claudio La Rocca torna oggi con “Le nuvole diranno di no” (Futura Dischi), singolo che anticipa il suo secondo lavoro in studio.
Scritto e prodotto in combo con Giuliano Vozella, ritrovato dopo la collaborazione sul primo EP, la traccia si muove tra le chitarre come fulcro compositivo, l’effettistica vocale e le incursioni dialettali. “Le nuvole diranno di no” ci parla di come spesso casa non è un luogo ma una persona, e che per quanto ci possano essere eventi imprevedibili a mettere a rischio i nostri piani, quello che noi decidiamo, se lo vogliamo davvero, è più forte di tutto.
“Quando mio nonno dipingeva si firmava sempre come Kikì. Un giorno gli chiesi il motivo e lui mi rispose dicendo che il quadro poteva essere stato dipinto da “kikì” o “kokò”, doveva piacermi a prescindere da chi l’aveva dipinto. Mi ha sempre affascinato questa visione che va oltre le etichette, oltre la paternità e si concentra solo sull’arte. Ed è con questo nome che ho deciso di pubblicare musica nuova, staccandomi dal mio vecchio nome, perché alla fine le canzoni devono piacere a prescindere da chi le canta”, racconta Kikì.
“Le nuvole diranno di no” arriva dopo “Il tempo”, una riflessione profonda sulla fugacità del tempo. Ogni anno, ciclicamente, le foglie diventano marroni e cadono, ma agli alberi non importa, perché è così da sempre e sarà così per sempre. Noi, invece, cerchiamo di combattere il tempo, accelerando i nostri ritmi, andando sempre più di corsa, in una gara dove non si arriva mai primi. Alla fine, però, nel confronto con il tempo, noi non possiamo nulla.
Kikì rappresenta l’inizio di una ricerca linguistica, nei temi e nelle sonorità. Dopo aver collaborato con artisti come Ghemon, Mistaman, Arya, Missey, RGB prisma e altri, e aver pubblicato la propria musica sotto lo pseudonimo di Sup Nasa, Claudio La Rocca, artista campano di base a Milano, inizia un nuovo percorso musicale. Allontanandosi dal classico sound derivante dalla black music e dall’elettronica che caratterizza le sue produzioni, Kikì gli permette di restituire una visione sonora diversa ed inedita. Illuminato dall’approccio viscerale di Dijon, dalle chitarre di Saya Gray, dal pragmatismo di Sampha e dalla ricerca di Frank Ocean, Kikì non rappresenta la sintesi di esperienze e ascolti, bensì un affacciarsi su nuovi panorami musicali.