“Miniature” è il nuovo disco di Valeria Caliandro. Nove tracce prismatiche sul mondo delle relazioni, sul rapporto tra la colpa e il coraggio di sognare, su come un singolo giorno racchiuda il seme di una vita intera. Ecco la nostra intervista.
Iniziamo conoscendoti meglio, come e quando è iniziata la tua passione per la musica?
Suono il pianoforte dall’età di sei anni, poco dopo ho iniziato a cantare in un coro gospel per poi iniziare a scrivere canzoni molto presto, nella prima adolescenza. Da lì non ho più smesso, solo continuato a indagarne la forma.
Parlaci di questo tuo disco. Come hai scelto i singoli brani che lo hanno composto?
In un certo senso i brani si scelgono da soli. Arrivano in un determinato periodo e vengono poi raccolti insieme in un disco. Solo dopo mi domando cosa io abbia voluto fotografare. Se una canzone non viene selezionata di solito si autoesclude, non riesco neanche a finire di scriverla.
Quanto c’è di te in questi brani?
Troppo. Scrivo in maniera molto viscerale.
Ci spieghi il perché del titolo dell’album?
Abbiamo realizzato il disco in molto tempo, complice anche la pandemia. Questo ci ha permesso di mettere la massima cura negli arrangiamenti, la stessa di un monaco amanuense verso le miniature a piè di pagina dei testi sacri. Mi piaceva anche questa idea che la scelta di vivere ogni singolo giorno rappresenti una vita intera, che una canzone sia una miniatura della musica. In più il titolo è un eufemismo, piccole canzoni che in realtà rivelano una certa intensità.
I tuoi progetti futuri? Qualche anticipazione?
Il futuro è attualmente un cantiere aperto. Stiamo cercando di elaborare delle date per portare in giro il lavoro.