Intervista a Medal in occasione dell’uscita di “Sahara” il nuovo singolo

Medal, all’anagrafe Marco Medaglia, nasce in un comune della provincia di Catanzaro nel 1987. Il suo nomignolo nasce con gli amici per gioco sui social, quando cominciò a suonare in giro con la sua band e deriva dalla traduzione in inglese del suo cognome.

Il cantautore ha rilasciato il nuovo singolo “Sahara”, per l’occasione abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui. Buona lettura!

Ciao Medal, partiamo dal tuo nuovo singolo “Sahara”. Cosa rappresenta per te questa canzone?

Rappresenta l’uscita da un momento di particolare impegno e stress vissuto ai tempi della sua scrittura, attraverso un brano estivo e spensierato musicalmente, con un messaggio che avevo il bisogno di mettere nero su bianco condividendolo con chi mi ascolta. Voleva essere un’oasi felice composta dalle persone che ci stanno vicino, nel deserto dell’incertezza dei nostri tempi e della solitudine, a volte contagiosa.

Come definiresti le sonorità di questo brano?

Le definirei fresche, specchio dell’immagine che volevo avesse il pezzo, mi ricordano il calore estivo, il sole, canoe e grattachecche in vacanza. Mi piacciono molto i contrasti in generale, fanno sempre risaltare e far rimanere impresso ciò per cui nascono, i colori, i suoni, le parole.

Si è stati incerti fino alla fine con Francesco (Strangis, producer del brano), sullo strumento iniziale da adoperare, poi durante una delle sue classiche nottate di riascolto alle 3-4:00 del mattino credo, se n’è uscito proponendomi la chitarra acustica che sentite adesso, che fa da perfetto collante con le sonorità del brano, ovviamente subito approvata.

Quando è nata in te la passione per la musica?

Da piccolo attraverso mia madre, che abitualmente la domenica mattina metteva alcuni cantautori italiani ad alto volume allo stereo, mentre puliva casa e mi diceva di aspettare perché il pavimento si asciugasse. Successivamente ascoltando diverse band, intorno ai 13 anni, ricordo ascoltavo 883, Lùnapop, Negrita e RHCP.

Alle superiori poi lo scambio di cd da ascoltare in treno, tra amici, prima di arrivare a scuola, mi ha aperto ai primi ascolti rock, dal punk-rock al cross over, fino ad innamorarmi dell’hc melodico intorno ai 23 anni. Tutto ciò che ascoltavo era affascinante e mi faceva venir voglia di imparare a suonare, di cantare e scrivere, così cominciai a seguire delle lezioni di piano e poi chitarra, per cantare ero troppo timido, ma alla fine mi inserii in una band che cercava proprio una voce, ed improvvisai cantando i pezzi che ascoltavamo tutti in quel periodo, e dei quali ricordavo i testi in italiano. Non divenni mai bravo con gli strumenti, ma mi diedero delle buone basi per aiutarmi nella composizione e nello sviluppo delle idee musicali.

Quale artista del panorama nazionale o internazionale pensi ti abbia maggiormente influenzato e con chi ti piacerebbe collaborare?

Ho sempre ascoltato di tutto, e sono molto a periodi, da piccolo De Andrè, De Gregori, Zero, Pausini, Battisti, Dalla, Morandi, Celentano, Baroni, Giorgia, etc., da adolescente poi Negrita, Lùnapop, RHCP, fino a SOAD, Nirvana, Korn, Nofx, Millencolin, NUFAN, Ramones, Antiflag, etc.

Consumavo almeno 3 album al giorno e davvero, ero innamorato della musica anni 80 e della Dance ’90, ma di nessuno in particolare da sempre. Credo che la bellezza dell’arte sia proprio questa, che ognuno possa trasmetterla in maniera personale e differente, e che ognuno possa goderne attraverso differenti generi musicali e stili.

Non credo di avere degli artisti di riferimento veri e propri, mi piace la musica fatta bene. C’è stato un periodo in cui mi ero fissato con il grunge e altri in cui ascoltavo sempre Elio e le storie tese prima di uscire, sono molto a periodi, ma in generale mi piace restare aggiornato sulle ultime uscite italiane ed internazionali.

Sull’artista col quale collaborare credo aprirei una voragine, credo si come portare un bambino in un negozio di giocattoli, perché mi piacerebbe poter entrare e condividere il mondo di diversi artisti, non solo imparando qualcosa dall’altro (perché c’è sempre da imparare), ma soprattutto perché sarebbe bello vedere cosa uscirebbe dalle contaminazioni musicali di entrambi, quindi sarebbe difficile per me sceglierne uno, farei tantissimi featuring. Stimo tanto Elisa, non solo per le capacità vocali mostruose, ma per la sua umiltà e capacità di adattarsi a diversi stili musicali e compositivi. Se parliamo di attualità e generi affini, mi piacciono molto i mondi di Blanco e Madame, ma anche lo stile di scrittura di Tropico. Se parliamo di cantautori italiani di sempre, forse direi Battisti. Di internazionali invece, non saprei davvero chi scegliere, ma forse oggi direi Tame Impala, Joji, Julia Michaels, Soap & Skin o Citizen Cope, è davvero difficile deciderne già solo una decina, dovrei sceglierne almeno uno per macro genere musicale se possibile. Non entro nel merito di band rock storiche altrimenti credo impazzirei.

Come artista, quanto è importante la ricerca e la sperimentazione di nuove sonorità?

La ricerca è fondamentale, perché contribuisce all’identità dell’artista, insieme ovviamente ad altri fattori, ma non solo, molte volte il giusto suono può ispirare le persone (compositore o ascoltatore) e dare vita agli hook che ti tengono legato al pezzo, o farlo diventare il legame col brano o con l’ascoltatore. Il giusto suono può caratterizzare un brano e renderlo anche immortale a volte. La sperimentazione invece non solo stimola la creatività e la curiosità dell’ascoltatore e dell’artista, ma può aprire porte ad orizzonti musicali differenti, dando vita spesso a novità interessanti e a veri propri movimenti musicali, che rinfrescano anche il mercato ormai saturo.

Qual è l’insegnamento più importante che hai appreso fino adesso dalla musica?

Che è salvifica: aiuta, sostiene, unisce, emoziona, consola e fa sognare, in poche parole aiuta a vivere e a sperare, sempre.

Che a prescindere da quello che vuoi comunicare e da quello che ti diranno gli altri, c’è sempre qualcuno che la pensa come te e che si rivede nelle tue parole ed esperienze, che può sentirsi aiutato ascoltando chi è già passato attraverso quelle situazioni raccontandole e cantandole in un pezzo.

Che non è solo musica, ma a volte movimenti veri e propri che possono mobilitare le persone a dare ancora speranza lì dove a volte mi rendo conto che rimane sempre meno umanità, per esempio nella salvaguardia dell’ambiente e del nostro pianeta, nell’aiuto del prossimo in difficoltà, degli altri esseri viventi (cani e gatti o rifugi e canili), dei senzatetto e delle famiglie che non arrivano a fine mese, verso adulti e bambini del terzo mondo che non hanno cibo e cure adeguate per superare la fame o la malattia.  

Progetti futuri? C’è un disco in uscita?

Mi piacerebbe fare uscire un EP nel 2023, il materiale c’è e mancano le finalizzazioni dei brani, ma vorrei prima fare arrivare altre parti di me al pubblico e farmi conoscere non solo come cantautore, ma soprattutto come persona, come Marco, attraverso altri singoli, uno quasi certamente in uscita prima della fine del 2022.