“Kalthura è un mercatino – spiega l’arpista e compositore Gianluca Rovinello – un luogo per le persone in cerca di un affare o di qualcosa di speciale per distinguersi dalle masse” e, ascoltando il singolo “Tales of Kalthura”, disponibile dal 28 marzo su tutte le piattaforme digitali, sembra davvero di passeggiare tra lo stupore per l’insolito e scoperte preziose. Il brano anticipa e dà il titolo al nuovo disco dell’artista napoletano, in uscita venerdì 18 aprile 2025 e che sarà presentato lo stesso giorno, alle ore 20.30, con il concerto “Gianluca Rovinello Harp Show – Tales of Kalthura”, presso la Sala Assoli a Napoli (in Via Lungo Teatro Nuovo 110).
“Tales of Kalthura”: anche qui, come nei lavori precedenti, ricorre il tema del viaggio, tra terre, mari e culture diverse ma affini.
Ho sempre identificato il viaggio con la ricerca. Quand’ero ragazzo, tra i diciotto e i ventitré anni, ho passato lunghi periodi all’estero da solo per catturare esperienze, crescere, alla ricerca di nuovi modi di vivere. Sicuramente oggi viaggio molto meno con treni e aerei ma possono bastare anche un libro o un film a far nascere nuove idee e immaginare nuove sonorità. Questo per me è il viaggio, qualcosa che ti permette di uscire dal tuo microcosmo e di aprirti a nuovi orizzonti.
Cos’è Kalthura e qual è la chiave di accesso a questo luogo?
Kalthura significa merce di mercatino fatto di oggetti semplici, non di marca. Da sempre amo girare per i mercatini, trovare cose strane, inaspettate, ma anche ricordi, vecchi giochi, pupazzetti che non si trovano più. Tutto il disco è stato una ricerca di semplicità e delle mie stesse origini infatti è molto vicino al rock perché è stata una passione della mia adolescenza. Non è un lavoro commerciale, non è alla moda, non è qualcosa che adesso ti aspetteresti. È una musica che deve sorprendere proprio come quando si passeggia per un mercatino.
Il singolo anticipa il disco omonimo che sembra volersi allontanare da alcune distorsioni del presente e riscoprire atmosfere del passato. Ciò non esclude però un’innovazione nel sound.
Questo disco, nella sua anima, rappresenta un ritorno al passato ma con un sound che viene anche dalle ultime ricerche, fatte soprattutto sull’elettronica e sulle potenzialità dell’arpa. C’è una spinta oltre il limite, qualunque sia.
Dalla riva del fiume Stige al rock passando per la colonna sonora di un celebre film di Dario Argento. Ci anticipi cosa legherà il percorso?
È un po’ come se fossi andato da uno psicologo e avesse tirato fuori dalla mia testa tutta una serie di cose sepolte nel mio inconscio e me le avesse messe davanti. Così sono nate le canzoni di questo album, da uno stream of consciousness – flusso di coscienza. In questo calderone non poteva mancare un omaggio al film “Profondo Rosso” che compie 50 anni e che sicuramente, insieme alla meravigliosa colonna sonora, mi ha segnato. Vale lo stesso, ad esempio, per i Deep Purple; brani che non avevo mai suonato prima perché il mio percorso musicale mi portava altrove ma che adesso ritornano in questa forma.
Nel concerto di venerdì 18 aprile, alla Sala Assoli di Napoli, in cui si presenterà l’intero lavoro, lo spettatore si troverà davanti anche ad altri linguaggi artistici come proiezioni e danza.
Mi piace l’idea che lo stupore non arrivi “solo” attraverso la musica: luci, danze, colori accompagneranno questo flusso di emozioni creando un vero e proprio spettacolo di suggestioni e ambienti emotivi.