Cristina Pacinotti, nel suo nuovo romanzo edito da Morellini, ci accompagna in un viaggio emozionante e trasformativo. La protagonista, Maria, lascia tutto per cercare un senso autentico alla vita, attraversando l’India e scoprendo nuove prospettive di felicità e comunità.
Con una scrittura delicata e profonda, la scrittrice esplora il valore degli errori e la forza dell’utopia come guida per il cambiamento personale e sociale. Un libro che invita a riflettere sulla possibilità di realizzare una vita autentica, anche nei tempi più incerti.
In occasione dell’uscita del suo romanzo, abbiamo avuto il piacere di intervistare Cristina Pacinotti, che ci ha raccontato le ispirazioni dietro questa storia e la sua visione del ruolo della scrittura come strumento di cambiamento sociale.
Il suo romanzo suggerisce che l’utopia è raggiungibile. Da dove trae questa convinzione e quanto è difficile trasmetterla senza sembrare idealista o distante dalla realtà?
L’utopia per definizione non è raggiungibile ma serve a orientare il cammino, l’andare verso. E’ come l’orizzonte, per quanto possiamo “andare verso” non lo si raggiunge mai: avere di fronte a noi un orizzonte, un ideale, un’utopia, appunto, ci aiuta a camminare nella direzione giusta. Quello che conta non è la meta ma l’energia che ci spinge a proseguire il cammino, passo dopo passo, a testa alta e schiena diritta. E possibilmente con il sole in faccia e il vento tra i capelli.
Il titolo, Il vero senso dei suoi passi incerti, suggerisce un viaggio incerto ma significativo. Come descriverebbe il messaggio finale che Maria e il suo viaggio vogliono trasmettere al lettore?
Il messaggio è semplice: tutti noi, lungo il percorso della nostra vita, sbagliamo, inciampiamo, cadiamo, ma poi impariamo dagli errori e ci rialziamo; e se retrocediamo è per poi poter prendere un migliore slancio e continuare a realizzare la nostra “leggenda” personale. La nostra “mission”. Fosse solo quella di vivere con pienezza e autenticità.
La scrittura è per lei uno strumento di cambiamento sociale? Se sì, quali aspetti del romanzo considera più potenti in questo senso?
Il cambiamento sociale ha bisogno di un risveglio dell’essere umano. Un libro può aiutare chi lo legge a prendere coscienza. Il lavoro però lo può fare solo la persona, giorno dopo giorno, attraverso l’esperienza…. Nessun libro, nessun maestro potranno mai sostituire la coscienza individuale e nessun insegnamento potrà arrivare a chi non è pronto per riceverlo. Però piano piano si possono aprire brecce, si possono spargere semi e sperare che prima o poi germoglieranno. Quanti cambiamenti sociali sono avvenuti anche grazie ai libri? Pensiamo alla parità dei sessi, ai diritti dei più deboli, all’uguaglianza tra persone di razze diverse, alla giustizia sociale… Un romanzo può dare voce a istanze di cambiamento sociale ma soltanto cambiando individualmente queste voci possono diventare un coro davvero trasformatore.
In un mondo dominato dalla velocità e dall’immaterialità, come vede il ruolo del romanzo cartaceo nella trasmissione di valori?
La tecnologia ha portato tanti cambiamenti, alcuni estremamente positivi. Il libro cartaceo però, secondo me, non morirà mai. Come diceva il mio maestro, Umberto Eco: il romanzo è morto! W il romanzo!
Se poi lo leggeremo su supporti diversi dalla carta … ci sta. Non nel mio caso, in cui ho bisogno della materialità del libro, dell’odore della carta, delle vecchie edizioni ingiallite… Comunque quello che conta è il senso che sta oltre il supporto materiale, anche se per me, che spesso leggo all’aperto, nessun device potrà mai sostituire il soffio del vento che sfoglia le pagine…
Ha in programma presentazioni, incontri con i lettori o eventi che vuole segnalare?
Ho fatto tre incontri, a Spezia, Pisa e in Lunigiana, molto partecipati. Grazie alla presenza del critico Davide Pugnana e dello scrittore -camminatore Oreste Verrini, e alla presenza di tante persone, sono stati momenti molto gratificanti e stimolanti.
Il 3 gennaio sarò a Firenze poi a Carrara, a primavera all’isola d’Elba ma stanno arrivando inviti da varie realtà.
Tra pochi giorni al Club di Lettura di S.Stefano Magra dove il mio ultimo romanzo è stato adottato come libro del mese. Una dozzina di donne ha letto il mio libro e mercoledì 18 dicembre ne parleremo insieme…
Per me questi momenti collettivi sono importanti; la scrittura è un atto solitario e poter condividerne i frutti con altre persone è un nutrimento per l’anima. Inoltre io non trattengo il denaro delle eventuali vendite dei libri ma devolvo il tutto alla causa palestinese. Un motivo in più per esserci.