Plastica, il sistema della Ocean Cleanup funziona e sta raccogliendo tonnellate di rifiuti
Dopo alcuni tentativi falliti, il nuovo modello perfezionato dalla start-up olandese The Ocean Cleanup si sta dimostrando efficace nei test effettuati nel Pacifico per ripulirlo dal pattume.
Funziona il megaraccoglitore della plastica ammassata sulla superficie del mare, hanno annunciato i tecnici della Ocean Cleanup che stanno testando il sistema dislocato 2000 chilometri al largo della California. Dopo una serie di tentativi falliti, il nuovo prototipo di catcher si è dimostrato efficace al contrario di quanto accaduto col vecchio che muovendosi non riusciva a raccattare l’immondizia plastica di tutte le dimensioni e forme che galleggiano sull’oceano. The Ocean Cleanup è stata fondata nel 2013 dal giovane inventore e imprenditore olandese Boyan Slot con l’obiettivo di spazzare via in cinque anni almeno la metà della Great Pacific Garbage Patch, la maggiore delle tante isole di materiale plastico che, una volta scaricato in mare, si concentra in agglomerati grandi come intere nazioni. Slot, classe 1994, ha lasciato gli studi di ingegneria spaziale per inventare un sistema che ripulisse i mari dalle isole di immondizia memore dello shock di aver incontrato più buste di plastica che pesci durante un’immersione nel Mediterraneo.
I primi prototipi del sistema inventato da Boyan Slot sono stati testati tra il 2016 e il 2018 nel Mare del Nord al largo delle coste olandesi. L’anno scorso a settembre il sistema era stato dislocato nel Pacifico per raccattare l’immondizia galleggiante della Great Pacific Garbage Patch – grande il doppio dello stato del Texas – ma era andato in avaria dopo quattro mesi. Gli ingegneri della start-up olandese hanno quindi provveduto ad analizzarlo e riprogettarlo creando un nuovo modello varato nel giugno 2019.
Come funziona il raccoglitore gigante di plastica
Nella sostanza si tratta di un raccoglitore galleggiante che si muove con le correnti come la plastica da raccattare, ma a una minore velocità. L’impianto è stato ancorato con una sorta di paracadute che ne rallenta il movimento in modo tale che si muova più lentamente della plastica che altrimenti sfuggiva via quando il sistema si spostava alla medesima velocità del materiale da immagazzinare. Il dispositivo raccoglie anche microplastiche delle dimensioni di un millimetro, considerate oggi una delle più insidiose forme di inquinamento per l’ambiente marino e la Ocean Cleanup ha in programma di varare una seconda versione l’anno prossimo, più robusta e in grado di rimanere in mare più a lungo trattenendo tutta la plastica raccattata anche per un anno prima che una nave cargo la prelevi. L’anno scorso si era rotta la barriera di ritenzione ma era stato osservato anche un problema di overtopping quando le onde risputavano fuori dal recinto la plastica catturata. I tecnici hanno esperito che il compito di ripulire il mare reso una discarica é più ostico di quanto si potesse immaginare. Nondimeno la start-up olandese conta di attaccare la Great Pacific Garbage Patch l’anno prossimo per cominciare a raccogliere quelli che si stimano 1,8 trilioni (un trilione=un miliardo di miliardi) di pezzi di plastica che compongono l’isola di pattume vasta 1,6 milioni di km2 tra la California e le Hawaii.https://c8439b2749099b7b957c78acf0bfeaf2.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-38/html/container.html
Si calcola che ogni anno finiscano nei mari del mondo milioni di tonnellate di plastica e miliardi di sacchetti di plastica, parte dei quali va a formare agglomerati non biodegradabili che ricoprono la superficie marina. La plastica non si decompone, ma si fotodegrada in tante minuscole parti fino ai polimeri che la compongono e il pulviscolo plastico oltre a disperdersi orizzontalmente precipita sui fondali. Depositi di microplastiche sono stati rinvenuti anche nelle fosse più profonde degli oceani e si sta studiando l’interferenza di queste particelle nelle catene alimentari. Nel frattempo é lunghissimo l’elenco di cetacei uccisi dopo aver ingerito sacchetti e pezzi di plastica interi scambiati per prede mentre fluttuano in acqua. La strage dei cetacei da ingestione di plastica non risparmia alcun mare, dall’oceano Indiano al Mediterraneo.