“Il latte di soia contiene fitoestrogeni, ormoni affini a quelli femminili, perciò non va bene per gli uomini”. Ma davvero il sesso forte deve tenersi lontano dalla soia?
Le numerose proprietà di questo legume orientale, arrivato sulle nostre tavole in tempi abbastanza recenti, ne hanno favorito la diffusione, ma non senza contrasti. In particolare si teme che i suoi fitoestrogeni, utili per riequilibrare le turbe ormonali femminili, soprattutto in menopausa, possano rivelarsi nocivi per gli uomini, e ancor peggio per i bambini, il cui sviluppo sessuale è in corso.
“L’Accademia Americana della Pediatria ammette l’uso del latte di soia nella prima infanzia, riconoscendo che non ci sono effetti avversi”, avverte Mario Berveglieri di Cento (FE), pediatra e specialista in scienza dell’alimentazione.
Ma escludere la soia non significherebbe eliminare dalla dieta queste sostanze. “In proporzioni variabili, i fitoestrogeni sono presenti anche in:
- legumi,
- alcuni cereali integrali
- semi oleaginosi (es. lino),
- alcune verdure (crucifere)”
Assumendoli con la dieta non si rischia però un eccesso. L’organismo, da secoli abituato al consumo di questi cibi, gestisce alla perfezione sia la produzione interna di estrogeni (presente anche nei maschi, seppure in dosaggi minori) sia l’apporto esterno di estrogeni vegetali. Che lungi dall’essere nocivo è invece del tutto auspicabile. “Dentro di noi ci sono i recettori per gli estrogeni che mediano l’azione estrogenica interna e quella fitoestrogenica esterna. Entrambe queste azioni agiscono sugli stessi recettori”, spiega lo specialista. “Ma mentre gli ormoni naturali, prodotti da noi, hanno un’azione diretta e piena sui recettori, quella dei fitormoni ha effetti deboli (tecnicamente i fitoestrogeni sono considerati ‘agonisti deboli’)”.
Berveglieri paragona gli ormoni naturali a chiavi vere, che aprono la serratura, e quelli vegetali a chiavi false, che entrano nella serratura ma la aprono con difficoltà. Restano però sul recettore e occupano lo spazio, ostacolando così l’azione degli estrogeni interni. “In mancanza dei fitoestrogeni, i recettori sarebbero pienamente accessibili agli estrogeni interni che potrebbero così esercitare un’azione massimale”, sottolinea l’esperto.
Insomma, un aumento dell’azione estrogenica si creerebbe non mangiando soia e altri legumi, piuttosto che mangiandoli. Perciò questi alimenti sono protettivi. “Non a caso il Fondo mondiale per la ricerca contro il cancro consiglia il consumo di soia almeno tre volte alla settimana per la prevenzione primaria e secondaria (cioè delle recidive) dei tumori al seno che, come è noto, sono facilitati dall’azione degli estrogeni. Va anche sottolineato che queste osservazioni valgono solo per i fitoestrogeni consumati con gli alimenti. Diverso è il caso di sintesi assunti come integratori, che invece hanno effetti paragonabili a quelli degli estrogeni prodotti dal nostro organismo”, conclude Berveglieri.