In questa intervista Alessandro Angelelli, autore della nuova silloge poetica “Attraverso i miei occhi”, pubblicata da La Corte Editore, ci guiderà in un percorso intimo e profondo attraverso le pagine della sua opera, svelandoci come la poesia non sia solo una forma d’arte, ma un vero e proprio strumento terapeutico capace di trasformare la vita di chi la legge.
In questa silloge, le parole diventano immagini, quasi delle polaroid che catturano istanti di vita, trasformandosi in strumenti attraverso cui il lettore può plasmare la propria realtà. L’autore ci spiegherà come questi frammenti di esistenza, quando assemblati insieme, non solo raffigurino la vita di chi scrive, ma offrano anche una chiave per accedere a quella Heimat, quel luogo dell’anima dove possiamo finalmente sentirci completi.
Qual è stato il tuo primo incontro significativo con la poesia e come ha influenzato il tuo percorso creativo?
Quello con la poesia è un amore che è nato tra i banchi di scuola ed è proseguito negli anni. Dal punto di vista creativo e realizzativo è una passione relativamente recente. Ho cominciato a scrivere poesie da poco meno di dieci anni, inizialmente con poca convinzione, come se fosse quasi un semplice di tracciare i miei sentimenti. Poi è diventato qualcosa di più concreto e sempre più presente nella mia vita. La poesia ha influenzato fortemente il mio percorso creativo cominciato in teatro oltre 25 anni fa, perché mi ha permesso di liberare le mie energie e raggiungere tante persone con le quali dialogo quotidianamente.
Quali sono alcuni poeti o opere che ti hanno ispirato maggiormente nel corso della tua carriera?
Tra gli autori che più mi hanno ispirato, non posso che citare Montale, Pessoa, Bukowski e, soprattutto, Giorgio Caproni che tra le tante, bellissime poesie, ha scritto quella che più amo, il “congedo del viaggiatore cerimonioso”. Ce ne sono tanti altre di poesie e autori che mi sono stati maestri nel modo di scrivere, anche se poi, cerco di avere un punto di vista personale attraverso il quale raccontare, in versi, le mie storie.
Come affronti il processo creativo quando componi una nuova poesia?
Per lo più è un processo che parte da un’immagine, che mi raggiunge all’improvviso. Un’immagine che può essere stata generata da un ricordo, da una canzone, da qualcosa che vedo mentre cammino per strada. Quando succede ne devo scrivere all’istante e comincio a farlo raccontando quel frammento di vita, salvo poi proseguire col descrivere i sentimenti che mi suscita quella stessa immagine; il passo successivo è quello di esplodere quelle sensazioni in modo da poter raccontare al meglio quella storia.
Qual è il ruolo dell’esperienza personale nella tua scrittura poetica?
È sicuramente un ruolo importantissimo, come credo sia per ogni scrittore, per ogni poeta. Racconto storie che partono da ciò che ricordo e da ciò che vedo “attraverso i miei occhi”, con la speranza che chi mi legge, provi, partendo dalle mie poesie, ad affrontare il proprio vissuto.
Come hai sviluppato il tuo stile poetico personale nel corso degli anni?
Il mio stile è frutto di un percorso di crescita personale e come scrittore che è partito dalla mia voglia di raccontare per immagini. Questa cosa che mi viene riconosciuta da diversi lettori come un punto di gradimento che, negli anni, si è sempre più raffinato grazie ad una maggiore attenzione alla ricercatezza nell’uso del lessico da utilizzare.
Qual è stato il momento che ha ispirato la creazione di “Attraverso i miei occhi”?
Non penso ci sia stato un momento specifico, seppure i mesi precedenti alla morte di mia madre, due anni fa, abbiano rappresentato un periodo estremamente difficile ma che, allo stesso tempo, ha influenzato in maniera importante il processo creativo che ha condotto ad “Attraverso i miei occhi”.
Qual è la poesia di “Attraverso i miei occhi” che ti è più cara o significativa e perché?
Veramente difficile dirlo, proprio per il fatto che ogni poesia rappresenta una “Polaroid” che racconta una parte significativa della mia vita. Non ce n’è una migliore di un’altra perché tutte significano qualcosa di importante. Però, per ragioni strettamente affettive, potrei dire: “Addio a un padre”, che è stata la prima poesia che ho scritto. È una poesia molto intima, ragione per la quale, quando uscì la mia prima silloge, decisi di non inserirla. Quando ho cominciato a mettere su carta “Attraverso i miei occhi” ho creduto che fosse il momento di farne dono ai miei lettori.
Hai in programma eventi di presentazione per promuovere “Attraverso i miei occhi”?
Dopo aver lanciato “Attraverso i miei occhi” e aver seguito la proposta al Premio Strega Poesia 2024, adesso sto pianificando una serie di eventi di presentazione in tutta Italia. Quello che cerco di fare, durante tali eventi, è favorire il più possibile un dialogo con i miei lettori che, spesso, si rendono disponibili a parlare di quello che sono i sentimenti che provano durante la lettura delle mie poesie. In quei momenti, si crea un ambiente intimo e magico, per questo amo presentare in pubblico.