Esce mercoledì 25 maggio “Cipria e Caffè”, il nuovo doppio album di PEPPE BARRA.

Esce mercoledì 25 maggio CIPRIA E CAFFÈ, il nuovo doppio album di PEPPE BARRA. Attore, cantante, personaggio straordinario, da oltre cinquanta anni è una delle voci più autorevoli del teatro e della canzone popolare napoletana. È un artista rispettato nel mondo, ambasciatore di una cultura che grazie a figure come la sua, continua a essere conosciuta, diffusa e salvaguardata nel tempo.

Ma Barra è anche uno sperimentatore, sin dai tempi della Nuova Compagnia di Canto Popolare, capace di conferire nuova linfa a testi musicali e teatrali antichi di centinaia di anni, così come stravolgere, facendole proprie, canzoni tradizionali e composizioni recenti.

Questo doppio passo, questa sua capacità di confrontarsi con passato e presente con la stessa autorevolezza e creatività, è il cuore di “Cipria e Caffè”, un disco dal doppio volto: la “Cipria” è un omaggio personale ma anche universale al Teatro, luogo nel quale è nato, cresciuto e si è evoluto l’artista, compiuto con canzoni che in molti casi provengono dal barocco, epoca spesso presente nei suoi spettacoli. La voce e l’interpretazione di Barra le rendono moderne nello spirito. E dall’altro lato il “Caffè”, la vena di sana follia che alimenta da sempre l’attività di Barra, curioso e determinato nel rileggere in maniera provocatoria e “acida” alcune fra le canzoni tradizionali più note.

In questa seconda parte due featuring diametralmente opposti. Quello con La Niña, nome d’arte di Carola Moccia, astro nascente da milioni di visualizzazioni e streaming di ogni suo brano pubblicato, che per Barra scrive “A Città d’e Sante” in cui due generazioni in apparenza distanti si uniscono in un eclettismo che sa di Medio Oriente e di vicoli napoletani. E poi Tosca, splendida voce assieme a Peppe in “Se ce stesse na parola” di Mario Tronco, un miracolo di soave intensità e classe.

Il disco vede la produzione artistica di Mario Conte e Paolo Del Vecchio, preziosi collaboratori di Barra sia in studio che sul palco.

Questo approccio alle arti a viso aperto, senza filtri, RENATO ZERO l’ha voluto scrivere nelle note di copertina, tributandogli splendide parole:

Una voce. Una città.

Voce mutabile, clandestina.

Di rabbia e d’amore.

Di pigrizia riflessiva, che scoraggia gli attacchi del tempo, e preserva dal grigiore dell’abitudine nel vivere passivamente. Peppe è la sveglia.

Il richiamo. Lo stimolo. L’ altra verità.

Diretto. Schietto. Verace.

Un proiettile che va diritto al cuore ma non uccide: guarisce.

Lui , l’artista e l’uomo, le due facce della stessa inquietudine e perseveranza.

Il figlio d’arte, cresciuto a pane e saggezza da quella mirabile musa che fu Concetta.

Peppe, eccolo. Capace di tornare bimbo quando vuole. A cavallo di quella purezza, pur di sconfiggere l’ipocrisia di un mondo stretto, corto e maldestro.

Io sono stato un suo devoto estimatore, prima di riuscire a strappargli l’amicizia.

Oggi sono qui a tessere le sue lodi ma soprattutto a compiacermi di non essere “il solo…

RENATO ZERO