Il 20 ottobre 1990, con l’ultima colata, viene spenta l’area a caldo dell’Italsider di Napoli, uno dei più grandi d’Europa, la cui costruzione era cominciata 84 anni prima.
Già, ma cos’era l’Italsider? Era il primo stabilimento siderurgico a ciclo completo, che ha prodotto davvero tanto, e in termini economici ha dato lavoro davvero a tante persone… Ma a quale prezzo? In un arco di tempo che va dal 2004 al 2009, uno studio ha evidenziato tra Fuorigrotta, Pianura e Bagnoli, un aumento del tasso di mortalità, di incidenza e prevalenza del mesotelioma, un tumore strettamente collegato all’attività lavorativa industriale e correlata all’utilizzo industriale dell’amianto e che ha un periodo di incubazione abbastanza elevato (30 anni). Il dato che però emerge è l’aumento di questo tipo di patologia anche fra le persone che non hanno lavorato nel settore industriale. Amianto, ecco uno dei principali elementi che caratterizzano l’impianto siderurgico campano. C’è da dire che per anni questo materiale è stato adoperato in maniera massiccia nel settore edile, in quanto è un buon isolante termico e acustico, ma nel 1992 una legge ne ha vietato l’uso perché pericoloso per la salute umana: un individuo che sta a contatto prolungato con materiali in amianto può facilmente ammalarsi di cancro ai polmoni. e, in effetti, a ben pensarci, tantissime sono le persone morte nel corso degli ultimi 40 anni proprio a causa di tumore contratto causa respiro di aria tossica in quelle zone…
Un ecomostro, un enorme ammasso di cemento e materiale tossico, ecco ciò che rimane dell’Italsider ancora oggi, tra le tante promesse di demolizione e bonifica mai mantenute! Doveva diventare un parco pubblico, verde, ricreazione, scienza e tecnologia: uno spazio restituito alla città, ma la “riqualificazione” è rimasta incompiuta … Esempio tra tutti? Il vecchio impianto di depurazione delle acque trasformato nel Turtle Point: doveva diventare un ricovero per le tartarughe marine del Mediterraneo sulla carta ma nei fatti nulla ( ed infatti è stato poi fatto a Portici. Spesso e volentieri, anche come semplici chiacchiere da bar, ne ho parlato con amici, della zona e non.
Basterebbe un po’ di buona volontà e dei fondi pubblici e/o privati per restituire alla città una parte della sua immensa bellezza, nella zona che parte da Bagnoli e che arriva lungo tutto il litorale domizio: si, proprio così, un lungo mare che potrebbe far invidia ai migliori al mondo e che potrebbe dare relax, divertimento, turismo e sbocchi occupazionali a una gran parte della popolazione partenopea. Come? Semplice: Hotel, B&B, parchi divertimento, lungo tutto il tratto ad esempio! Potrebbe diventare un vero Paradiso del divertimento, ma forse non è interesse proprio di tutti, della malavita organizzata in primis.