“La violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna ma soltanto distruggitrice” …
Con questa citazione di Benedetto Croce è iniziata la consueta puntata di indagine sociale di Imagine – Il Mondo Che Vorrei di sabato 18 febbraio, una tematica da sostenere sempre per poterla contrastare: parliamo di bullismo! Di questa tematica si parla spesso, anche grazie alle campagne di sensibilizzazione che in questi anni hanno acceso i riflettori sul fenomeno a scuola ad esempio. Sono sempre di più i ragazzi che decidono di denunciarne gli episodi, e qualcuno addirittura diventa testimonial per aiutare altre persone a sua volta. Ma da dove nasce esattamente il bullismo? E quali conseguenze comporta? Soprattutto, quali sono le sue varie sfaccettature? Molti autori ne hanno parlato nel tempo, sotto diversi punti di vista.
Allora, inizio subito a dare una definizione specifica: Comportamento aggressivo, violento, intenzionale, vessatorio e reiterato nel tempo nei confronti di un altro giovane individuo, che solitamente non è in grado, o non è nella condizione di opporre resistenza e difendersi dalle angherie subite. Sono queste alcune delle caratteristiche che meglio identificano il fenomeno del bullismo, una vera piaga sociale che a conti fatti esiste da molto tempo, ma che oggi, in una società come la nostra dove la violenza dilaga a ritmo vertiginoso, sta prendendo sempre più piede e in forme anche più “tecnologiche”, a causa dell’avvento del digitale, dei social, di internet. Sminuire un atto di bullismo, definendolo una ragazzata, significa mandare il messaggio che non è poi così grave e che quindi si può rifare. Credo che i ragazzi debbano essere aiutati a capire che i comportamenti di prevaricazione, oltre a nuocere pesantemente sulle vittime, hanno delle conseguenze anche sui bulli. Se gli adulti non tentano azioni di contrasto, il messaggio che passerà è che alla fine le regole civili non sono poi così importanti! Mi fa piacere poter approfondire il tema di oggi visto dall’altra parte della medaglia, mi piace guardare ogni singolo fenomeno sociale a 360°, guardiamo il bullismo visto dalla parte del bullo e non solo del bullizzato! Attenzione, non sono qui a poter santificare un atto così brutto, meschino, come quello di cui parliamo oggi, ma a capire il motivo per cui una persona, un adolescente, tende ad usare violenza fisica e/o psicologica verso il più debole. Ho un pensiero, e credo non sia solo il mio: credo che il bullo in realtà nasconde sotto questo profilo di “duro” una forte insicurezza, una paura verso il mondo, paura incontrollata, e ( non so, forse per istinto ), tende a farsi spazio e controllare le sue paure tramite la violenza. Si demonizza subito un bullo, senza cercare di capire, approfondire … un po’ come la caccia alle streghe, si trova il colpevole e subito si condanna, ma perchè non ci si chiede prima il perchè? Personalmente credo che bisognerebbe lavorare insieme a lui sui concetti di responsabilità, consapevolezza ed empatia! Non è detto che il bullo sia un demone, e la storia a lieto fine raccontata dal nostro ospite Andrea Franzoso nel suo libro “Ero un bullo” ne è l’esempio reale! Daniel ha saputo rialzarsi, ha capito dai suoi stessi errori … Ma tutto questo anche grazie all’aiuto morale di chi, in carcere, ha creduto in lui, e gli ha dato una mano piuttosto che affossarlo …
Vorrei fare un’ultima considerazione, del tutto personale: credo che una certa dose di aggressività è necessaria nell’uomo, il suo compito è quello di spingerci avanti; il rischio però, soprattutto in una società liquida come la nostra, è che la direzione di questa energia vitale può far cadere il confine sottile che distingue aggressività e violenza. Quindi credo sia doveroso non negare l’aggressività, ma imparare ad utilizzarla e a gestirla …