Arte alla deriva: quando il pettegolezzo supera il valore dell’artista

“Picasso – La Mala Arte” di Michela Tanfoglio è un viaggio appassionante nella vita di Pablo Picasso, l’artista che ha rivoluzionato l’arte nel Novecento. Con una narrazione documentata e attenta, l’autrice offre una panoramica completa della personalità ambiziosa e geniale di Picasso, svelando i lati più oscuri e le complesse relazioni con le donne della sua vita. Il libro equilibra abilmente la rigorosa ricerca con una narrazione coinvolgente, rivelando l’uomo dietro al mito in un modo che affascina e appassiona il lettore.

Ciao Michela, complimenti per il prestigioso riconoscimento al concorso Milano International 2023! Come è nata l’idea di scrivere “Picasso – La Mala Arte”, e cosa ti ha ispirata a dedicarti così intensamente alla vita e all’opera di Pablo Picasso?

Un anno fa, in questo periodo, boccheggiavo come un pesce spiaggiato in preda all’angoscia “di farcela”: rifinivo quello che sarebbe stato il mio primo libro come autrice e insomma, detto fra noi, non proprio una faccenda da prendere sottogamba: era come conseguire un’altra laurea. Non so come sia andata, i ricordi sono cupi e confusi, la mancanza di sonno non mi ha aiutata, ma so solo che da un “comune lavoro di ricerca e stesura”, Picasso La Mala Arte è divenuto prima un figlio e poi una parte estrema, oserei dire, di me. L’idea è nata grazie a una chiacchierata con il mio editore Gianni La Corte, ma l’arte ha sempre fatto parte della mia vita, esattamente come lo studio (inteso realmente come studiare notte e giorno). La via di Picasso non ha nulla a che vedere con la mia. Non ho trovato punti in comune, se non una grande connessione. Magari azzardo, ma del resto questa è “la mia intervista” e quindi va da sé che scriva ciò che voglio, ma credo che dopo anni di studi e ricerca possa tranquillamente dire di averlo capirlo. Sì, credo di avere conosciuto Picasso come uomo e di aver compreso chi era oltre all’artista. Questo mi è bastato per ripagarmi di ogni immenso, insuperabile sforzo.

Il tuo libro esplora il rapporto complesso di Picasso con le donne e come queste relazioni abbiano influenzato la sua arte. Puoi condividere qualche insight su come le donne hanno plasmato la sua creatività e, allo stesso tempo, come abbiano subito le conseguenze delle loro connessioni con l’artista?

Sull’arte non c’è più niente da dire. Ormai tutti sono artisti, tutti creano qualcosa e dicono: “Io sono un artista”. Parte di questa deriva, di questo equivoco, è anche nostra, di chi si occupa di creare fenomeni, dei grandi titoli giornalistici, bisogni che hanno a che fare con l’”io” e non con la creazione del “post Io”. Allora, senza cercare di capire se davvero vi è arte, ricerca e avanguardia, o più semplicemente un’idea realmente eccezionale, ci si mette a rovistare nel fango per scovare (con la bava alla bocca) qualche pettegolezzo, qualche sbavatura che da adito a pruriti, qualcosa di quella vita che possa aumentare il volume della notizia e annacquare il vero “colpo d’artista”, perché quello, prima o poi, non interessa più niente a nessuno. Questo mondo è diventato troppo veloce. Allora ci si chiede, se parliamo di Picasso, delle sue donne, di come le avrebbe trattate, tradite e umiliate. Che squallore! È peggio di qualsiasi programma TV idiota in onda sulle maggiori reti televisive. Fernande, Eva, Olga, Marie – Therese, Dora, Francoise, Jacqueline… Ebbene sì, sono state muse eccezionali, traini, ispirazioni quanto più vicine al Divino, ma sono anche state la ricerca dell’artista di trovare nuovi strumenti, nuovi “pennelli e tele” per creare la propria arte. Insomma, non abbiamo più nulla da dire che sia davvero interessante, ogni cosa è noiosa al punto che ci siamo dovuti trovare un nuovo modo per scrivere di arte e di artisti.  E allora spiamo come dei guardoni dal buco della serratura e diciamo: “Mio Dio, queste donne hanno ispirato Picasso, sono loro le creatrici del Maestro!” E invece no, è quanto di più lontano e offensivo si possa fare nei confronti di queste persone. Non hanno influenzato Picasso più di quanto lo abbia fatto suo padre, che so, o Parigi, o i cieli di Roma. Si sono scelti a vicenda senza alcuno sforzo, e hanno condotto un percorso che inevitabilmente avrebbe dato risultati: è la vita. Quelle donne non erano strumenti di ispirazione (le opere da lui dipinte dove vengono ritratte non sono tutte buone, anzi… questo la dice lunga). Con questo non sto sminuendo le donne, per carità, ma voglio chiarire il ragionamento che vi è dietro. È stato un “dare e avere” in un preciso momento di vita che ha portato conseguenze, soprattutto felici, a tutti. Lui le ha rese immortali grazie ai suoi dipinti, loro lo hanno reso immortale testimoniando attraverso i loro volti intrappolati nelle tele la grandezza dell’artista. Avviene ogni giorno, in ogni famiglia, in ogni comunità: tutti influenzano tutti. Non c’è nulla di fantastico in tutto questo.

Pablo Picasso è spesso visto come una figura mitica nel mondo dell’arte. Come il tuo libro riesce a svelare l’uomo dietro il mito, offrendo una visione più autentica e appassionante della sua vita e della sua arte?

Bene, mi date la possibilità di fare la spocchiosa (ride!). Ho condotto una ricerca nella quale in pochi hanno deciso di cimentarsi e poi sono passata alla difficilissima stesura. L’ho fatto, ho portato a termine il lavoro parlando di lui, di tutto il suo essere e della sua arte. Tutto il materiale possibile da recuperare l’ho recuperato e grazie al mio editore le informazioni ora sono di tutti. Non ho fatto del mio meglio, ho donato a tutti il meglio che ci potesse essere. Inutile tentare la strada della finta modestia, so solo io quanto sangue e sudore ho buttato su Picasso – La mala arte.

Picasso è spesso descritto come un uomo ambizioso, geniale e, a volte, egoista. Come hai gestito la presentazione di questi tratti complessi nel tuo libro e quale aspetto della sua personalità hai trovato più intrigante da esplorare?

In realtà lui era un genio, era ambizioso, e, come tutti gli uomini, aveva le sue estrosità e i suoi punti deboli. Nel momento in cui mi sono rifiutata di mettere il pettegolezzo all’interno del testo, non è stato difficile dire: ok Michela, ora osservalo dall’esterno solo come un uomo in quella situazione. Aggiungo, ovviamente, che questo è avvenuto grazie ad Adriana Angoletta, è stata lei la mia vera guida, il mio faro nella notte.

Il tuo libro traccia un viaggio attraverso un secolo di storia, seguendo le orme di Picasso. Quali sfide hai affrontato nel documentare la vita di un artista così iconico e come hai cercato di rendere il racconto appassionante per i lettori?

Sto ancora male a pensarci. Ho letto materiali d’archivio, libri su libri, osservato ogni fotografia millimetro per millimetro. Ho perso il senno a furia di osservare ogni sua opera. Poi di nuovo ho riletto il materiale, rifatto schemi tecnici, ricostruito le situazioni e alla fine, dopo aver trattenuto il fiato fino quasi a soffocare, ho buttato tutto quanto fuori. E Picasso – La mala arte è nato. Non è stato nulla di speciale, non ho creato nulla di nuovo, ma ho dimostrato a me stessa che i numeri per farlo li avevo davvero. E di questo sono tanto felice.