Una voce soul, graffiante. Una delle voci più belle degli ultimi decenni: in parole povere Amy Winehouse.
Nata il 14 settembre 1983 a Enfield, piccolo borgo di Londra, già all’età di 10 anni fonda un gruppo rap amatoriale, Sweet ‘N’ Sour, dimostrando di avere già le idee chiare sul suo futuro e mostrando un’abilità vocale formidabile.
Molto si è parlato, discusso, a ormai 9 anni ormai dalla sua scomparsa, della sua vita privata e dei suoi problemi interiori, ma oggi vogliamo ricordarla per la grande artista che è stata e che sarà sempre nel cuore dei suoi fans.
Nel 2003 pubblica il suo primo album, Frank, album in cui ogni singola canzone viene scritta quasi interamente da lei: da qui inizia la sua scalata verso un successo globale, la sua voce viene paragonata a quella di Sarah Vaughan e Macy Gray. Dopo la morte della cantante, proprio questo album torna nella classifica italiana, premiato addirittura con il disco d’oro per le 30000 copie vendute.
Il successo che l’ha trasformata in una moderna icona della musica soul è stato frutto del suo secondo album Back To Black del 2006: raggiunge in men che non si dica le vette di tutte le classifiche, vendendo 12 milioni di copie e vincendo i premi più prestigiosi. Come tante canzoni dell’album, la cantante riversa nei suoi testi quell’amore finito, il matrimonio con Blake Fielder-Civil, che la lasciò per tornare con una ex. Si è discusso molto sul significato della canzone, alternando l’interpretazione di quel black tra depressione e droghe. Le sue canzoni piacciono un po’ a tutti, amanti del soul e non, anche se non esprimono proprio il top della felicità, un tormentone estivo per intenderci: un esempio potrebbe essere Rehab, dove dichiara apertamente la sua intenzione a non volersi sottoporre a nessuna disintossicazione dalle droghe. La tristezza, ecco il filo conduttore dei suoi vari testi, Amy rappresenta appieno il detto che i soldi non fanno la felicità. Pur avendo successo mondiale, tanta ricchezza e fans in ogni angolo del mondo, non riesce ad uscire fuori dal tunnel della depressione che alcuni avvenimenti nefasti hanno lasciato come traccia indelebile nel suo cuore. Tunnel che la ingabbia anche nel vortice della droga: nel 2008 infatti spopola uno scoop del giornale The Sun, un video dove Amy fuma crack e ammette di aver preso ben sei valium per calmarsi. Sebbene arrivata all’apice del successo, dove chiunque si sentirebbe invincibile, lei fa trapelare in maniera inequivocabile tutta la sua fragilità interiore: il mondo dello spettacolo purtroppo mentre ti porta sull’Olimpo ti fa scendere immediatamente nell’inferno, le critiche si fanno sempre più spazio fino a far quasi decadere la sua vena artistica a favore dei banalissimi gossip sul suo conto. Il 23 luglio 2011 Amy Winehouse esce definitivamente di scena e, suo malgrado, entra nella storia. Solo il 27 ottobre 2011 sono stati resi noti gli esiti degli esami tossicologici, che hanno rivelato la presenza di alcol nel sangue cinque volte superiore al limite consentito per la guida. Viene pertanto ipotizzato che la morte sia stata causata da uno shock chiamato “stop and go”, ovvero dall’assunzione di una massiccia dose di alcol dopo un lungo periodo di astinenza. Amy Winehouse aveva solo 27 anni e si va ad aggiungere a quella cerchia di artisti colpiti dalla cosiddetta maledizione del 27, in quanto morti proprio a quell’età. Il triste “Club of 27”, di cui fanno parte artisti che hanno fatto la storia della musica come il fondatore e chitarrista dei Rolling Stones, Brian Jones, e ancora Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison e Kurt Cobain.
Bisogna dire, ad onor del merito, che a 14 anni dall’uscita di Back To Black, la sua stupenda voce risuona ancora nel cuore di tutti noi, nel cuore di chi, anche a distanza di anni, ascolta e canta ancora, emozionandosi, le sue canzoni.