Dunkakov: compositore luminoso e contemporaneo

16 dicembre 2021, le austere mura del Conservatorio di Santa Cecilia in Roma hanno ospitato un concerto un po’ fuori dagli schemi, Il canto dei venti di Petar Dundakov, un progetto multimediale per immagini, orchestra d’archi, tromba, due soprani ed elettronica, multimediale nell’anima. Perché, va detto, la musica di Petar Dundakov ha già le immagini dentro: che corrono magicamente fra le note. Ma soprattutto riesce con abilità a mettere insieme la grande tradizione cameristica e orchestrale del secolo scorso con quella cinematica che dal secondo dopoguerra ha accompagnato l’immaginario collettivo dei fruitori della settima arte. E con la presenza imprescindibile della varietà armonica e timbrica che regala il jazz. Complice un Ensemble, quello dei Sofia Soloists diretta da Plamen Djurov, compatto nel suono tanto quanto pulito e raffinato nell’esecuzione. E di una tromba, quella di Rosen Zahariev, che viaggia con disinvoltura dalla classica al jazz, da un melodiare arioso ad un suono più sperimentale. E poi le voci di Gergana Dimitrova (solista de “Il mistero delle voci bulgare” ed “Eva Quartet”) e Plamena Girginova (solista del Teatro dell’Opera di Stato di Plovdiv) a cui Dundakov ha regalato una scrittura accuratissima e ricca: che nasconde fra le pieghe il grande melodiare della più intensa traduzione del melodramma, così come la raffinatezza della scrittura di un Preisner. Ma anche il grande fascino dell’antica tradizione musicale bulgara con il suo magico profumo di Balcani.

Ma quello che piacevolmente stupisce di questo intenso lavoro musicale è l’amalgama di tutti questi elementi che convivono e si abbracciano in una naturalezza tanto avvolgente quanto disarmante.

E allora scopriamo come gli incasellamenti siano poveri e riduttivi, perché – se andiamo come si dice a googleare alla scoperta della biografia di Dundakov – in un attimo scopriamo che questo raffinato compositore è catalogato sull’arida Wikipedia come compositore di colonne sonore. E se, come abbiamo detto in apertura, certamente la musica per la Settima Arte è scritta nel DNA dei suoi spartiti, ebbene ridurre la sua creatività ad una funzione è veramente gesto mediocre che ci priva di una elementare quanto più completa visione d’insieme che ci porta qui a dire che, molto più semplicemente, Dundakov è un compositore, un compositore della più luminosa contemporaneità.