“Napule’s Power” il libro di R. Marengo al Trianon di Napoli

È stato presentato al Teatro Trianon di Napoli il libro di Renato Marengo dal titolo “Napule’s Power” edito da Tempesta Editore con prefazione di Renzo Cresti a cura di Paolo Zefferi. Le foto ed i video dell’articolo sono di Pino Attanasio

Marisa Laurito, in una giornata di pioggia incessante, ha aperto le porte del teatro del popolo per dare vita ad una splendida presentazione.

La copertina del libro

Un libro di 554 pagine con bellissime foto a colori. Un viaggio nel cuore della musica napoletana, nei meandri di Napoli, nei vicoli composti di note, tufo e piperno vesuviano, qui nasce il Napule’s Power.

Una forza centrifuga capace di rinnovare, sperimentare e trasmettere emozioni attraverso la musica ed i testi delle canzoni. E’ questo è il percorso, senza retorica e pregiudizio, che cerca di rispondere lo scrittore, giornalista, produttore Renato Marengo nel suo ultimo libro “Napule’s Power”. Napule’s Power non può essere classificato semplicemente come la musica prodotta da un pugno di musicisti talentuosi. Il potere napoletano è piuttosto la forza, la vitalità, la fantasia, il coraggio e la dignità con cui Napoli ha saputo rispondere allo scatafascio di una guerra, alla trasformazione urbanistica e ai disagi delle periferie, alla disoccupazione, all’emigrazione, alle ingiustizie sociali, al pregiudizio ed alla pioggia miliardaria del post terremoto.

Gino Aveta e Renato Marengo
Fausta Vetere
Zifferi, Aveta e Marengo
Peppe Ponti e Renato Marengo
Lino Vairetti con Antonio Onorato
Renato Marengo con Enzo Gragnaniello
Antonio Onorato con Tony Esposito in “Tammurriata Nera”
Tony Cercola con Enzo Gragnaniello esibizione live a sorpresa. Eseguono il brano “Creta”

Un viaggio nel cuore della musica napoletana che, più di tante altre, è stata capace di andare oltre ed essere, a suo modo, rivoluzionaria. Attraverso l’incontro con i suoi artisti più rappresentativi, Marengo svela l’intimità, l’anima nascosta dietro questa corrente musicale nata negli anni ’70 che richiama il rock, blues e funk. Il Napule’s Power è la scena musicale ispirata all’americano Black Power che negli anni ’60 si imponeva a livello nazionale mescolando la tradizione melodica partenopea con il sound anglosassone, in particolare americana e vede come capostipite Mario Musella, voce degli “Showmen”, rimasto nella storia con la canzone “Un’ora sola ti vorrei”.

Il Napule’s Power è stato questo. Una bottega, una fucina di artisti e di idee che ha traghettato la città e il suo bagaglio millenario di storia dentro l’epoca contemporanea.

Per parlare più nello specifico di ciò che ci interessa, cioè la musica, l’elemento principe di questo movimento è un’accoglienza sincera che diventa contaminazione. E’ vero, il blues, il rock, il jazz e il funk qui li hanno portati i soldati anglo/afroamericani. Napoli però non è mai stata colonia musicale. Tanto meno una presuntuosa rocca trincerata dietro la sua tradizione antica. Anzi, dall’incontro degli elementi distintivi della cultura musicale partenopea (su tutti quello melodico) con le suggestioni ritmiche e armoniche del funk e del jazz, o con la malinconia del blues, nasce un nuovo sound, un mondo particolare, che per una sorta di “ius soli” musicale è tutto napoletano.

Tra i primi a battere queste strade ci sono (manco a dirlo) due napoletanissimi figli della guerra. Mario e Gaetano, quest’ultimo da tutti è chiamato James, come il padre americano che non ha mai conosciuto. Il papà di Mario è un pellerossa, quello di James è nero. Gli Showmen di Musella e Senese cantano e suonano in un modo nuovo, scrivono canzoni d’amore, ma sembrano stranieri, vogliono suonare il rhythm and blues. Poi James scopre che il suo modo di parlare (un napoletano sfrenato) suona benissimo sul blues, sul jazz, sul rock. E già, perchè il napoletano è pieno delle parole tronche di cui l’italiano scarseggia. Esperienze come quelle degli Showmen e dei Napoli Centrale importano a Napoli generi nuovi e li rimodellano attraverso una napoletanizzazione sistematica. Una straordinaria generazione nata a cavallo tra gli anni ’40 e ’50 si ritrova a lavorare gomito a gomito in una ideale bottega che sforna alcuni dei musicisti più apprezzati in Italia, solo per ricordarne qualcuno, Pino Daniele, Rosario Jermano, Rino Zurzolo, Joe Anoruso, Tullio de Piscopo, Enzo Avitabile, Tony Esposito, Tony Cercola, i fratelli Sorrenti, i fratelli Bennato, la Nccp, gli Osanna, ma anche le Nacchere Rosse con Enzo La Gatta. i Zezi di Pomigliano e tanti altri.
E’ in questo contesto di sperimentazione e rinnovamento che muove i suoi primi passi Pino Daniele, la cui produzione, almeno fino a tutti gli anni ’80, può essere considerata il fiore all’occhiello musicale di questo movimento, che parallelamente sta rinnovando la tradizione teatrale (si pensi solo alla Smorfia di Troisi e a tutta la sua filmografia) e artistica in generale. Napoli diventa negli anni ’80 una delle principali porte d’accesso della Pop Art in Italia grazie all’infatuazione di Andy Warhol per la città. Si integrano negli anni 80 Enzo Gragnaniello, Antonio Onorato, Piero Gallo, Daniele Sele, per giungere fino a 99 Posse, Amamegretta, Clementino, Rocco Hunt, Ciccio Merolla, Antonio Faiello, la Paranza di Somma Vesuviana di Romeo Barbaro e tanti altri…

E’ difficile spiegare in poche righe cosa sia successo in quel periodo. A me piace pensare (e sono convinto che sia così) che si sia trattato di un’affermazione di identità. Non prepotente, non esclusiva, al contrario totalmente inclusiva rispetto al nuovo, al diverso e alle ricchezze e possibilità che questi portano con se.

Marisa Laurito Direttrice del Teatro Trianon
Tony Esposito
Antonio Onorato
Eugenio Bennato
Eugenio Bennato con Tony Esposito sulle note di “Che il Mediterraneo sia”.

Il libro di Marengo “Napule’s Power” è un viaggio nei meandri di Napoli, la città del tufo del sentimento popolare, della rivoluzione culturale e musicale.

Di libri come questo ce ne sono già diversi, ma il libro di Renato Marengo vuole essere un viaggio letterale per unire non solo cantanti, ma artisti, in questo momento in cui la musica non ha una grande ispirazione ed è puro eclettismo. Vorrei capire se la musica ha senso come fatto estetico e basta oppure possa ancora essere rivoluzionaria. Marengo questo voleva indagare e l’ha fatto tramite i napoletani perché la napoletanità, dissacrante e ribelle, si ritrova ancora nella musica nuova. Quindi i musicisti napoletani possono essere veri innovatori del futuro. Il resto è spettacolo e basta, ci sono gli X-Factor vari dove mostrare anche qualche qualità, ma resta solo show. Mentre Bennato, Gragnianiello, Tony Esposito, Senese, Avitabile, ancora oggi, cantano un’idea di cambiamento, innovazione attraverso la musica, se no la musica non ha senso.

Il Napule’s-Power parla anche d’amore, il sentimento nelle canzoni è fondamentale perché essere napoletano significa essere di grande sensibilità, arrivare a Napoli significa arrivare al cuore dell’uomo. Un uomo che è per forza scomposto perché per una napoletano arriva prima l’anima e poi tutto il resto, prima l’individuo e poi la società nella sua compostezza di regole.

Il giornalista Carlo Ferrajuolo e Francesco Di Vicino musicista e autore di una tesi di laurea sul Napule’s Power presso il conservatorio Nicola Sala di Benevento dal titolo “Da Partenope al Napule’s Power”.

Il Napule’s-Power, dalla musica al teatro, dall’arte alla letteratura, fino ai grattacieli del Centro Direzionale e agli scudetti di Maradona, racconta una città difficile, una “città in continua evoluzione”, che trova il coraggio di guardarsi dentro, fare autocritica e gettare lo sguardo oltre se stessa. Chapeau ai signori artisti che hanno fatto questo, liberandoci dagli antichi luoghi comuni e regalando all’Italia una lezione di integrazione e una pagina importante di cultura.

L’emozione grande è descritta in queste parole di Renato Marengo postate su Facebook: <<Tornare a casa e tornare a casa attorniato dagli amici con cui abbiamo respirato il profumo del #NapulesPower e farlo proprio per presentare il mio libro – che da quella bomba di energia prende il titolo – edito da Tempesta editore, nel tempio della musica napoletana – il magico Trianon Viviani – teatro della Canzone napoletana. Presentato proprio dalla sua direttrice MARISA LAURITO – Pagina Ufficiale f b con l’amico Gino Aveta, moderato da Paolo Zefferi, curatore del mio libro. E poi la splendida musica di tanti amici fra i più celebri del Movimento da me prodotti come Fausta Vetere (NCCP “Nuova Compagnia di Canto Popolare”), Tony Esposito, Lino Vairetti (OSANNA), Eugenio Bennato (Musicanova), Enzo Gragnaniello & Friends., Tony Cercola e Antonio Onorato, che ha suonato magistralmente la sua chitarra consentendo le improvvisate esibizioni di molti di questi artisti.
In platea tanti altri protagonisti del Movimento Musicale: autori, critici e operatori del settore, e quindi tanti appassionati tra il pubblico. Interventi di autori di scritti autorevoli inseriti nel libro Napule’ Power tra i quali quelli del docente di Sociologia Lello Savonardo della Università DI Napoli “Federico II”, della musicologa Anna Cepollaro del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli, del Regista Rai Pino Leoni, del critico musicale Dario Ascoli, della giornalista e autrice Antonella Putignano, della Regista M Deborah Farina, di Claudio Poggi, primo produttore di Pino Daniele, Fabio Donato grande fotografo ampiamente presente nel libro con le sue preziose immagini. E poi ancora: il produttore discografico Peppe Ponti che ha fortemente collaborato alla riuscita di questa presentazione che si è magicamente trasformata in un evento musicale.
Vorrei ringraziare tutti, tecnici, amici intervenuti e in particolare modo Fabio Federici che con le sue foto e le sue riprese ha immortalato questo evento. Grazie anche a Lorenza Somogyi Bianchi che fa Roma ha curato la comunicazione, aiutata a Napoli dal collega del Roma Carlo Ferrajuolo>>.

Gli artisti
Protagonisti della storia, presenti nel libro, molti dei quali prodotti da Renato Marengo, sono: The Showmen, Renato Carosone, Nuova Compagnia di Canto Popolare, Roberto De Simone, Osanna, James Senese e Napoli Centrale, Alan Sorrenti, Edoardo Bennato, Tony Esposito, Pino Daniele, Tullio De Piscopo, Enzo Gragnaniello, Teresa De Sio, Enzo Avitabile, Franco Del Prete, Lina Sastri, Jenny Sorrenti e i Saint Just, Patrizio Trampetti, Peppe Servillo e Avion Travel, Concetta Barra, Pietra Montecorvino, Eugenio Bennato, Carlo D’Angiò, Musicanova, Armando Piazza, Luciano Cilio, Mario Schiano, Daniele Sepe, Alberto Pizzo, Ciccio Merolla, Antonio Onorato, Tony Cercola, 99 Posse, Almamegretta, Raiz, Clementino, Rocco Hunt, A 67 E ancora Antonio Infantino, Patrizia Lopez, Shawn Phillips, Tony Walmsley, Mark Harris, Paul Buckmaster ed altri.
 
Contributi ed interventi
Nel libro prefazione di Renzo Cresti, introduzione di Paolo Zefferi, presentazione di Francesco Coniglio, tra i vari capitoli, contributi di: 
Renzo Arbore, Giovanni Minoli, Ezio Zefferi, Giorgio Verdelli, Lello Savonardo, Dino Luglio, Willy David, Anna Cepollaro, Dario Ascoli, Federico Vacalebre, Antonio Tricomi, Carmine Aymone, Claudio Poggi, Gino Aveta, Gianfranco Salvatore, Franco Schipani, Fabio Santini, Giordano Casiraghi, Vince Tempera, Giulio Tedeschi, Antonella Putignano, Arturo Morfino, Nicola Muccillo, Fabio Donato, Umberto Telesco, Enzo La Gatta, Peppe Ponti, Carlo Ferrajuolo, Nando Misuraca, Fabio Donato, Francesco Di Vicino, Giuliano Scala.

Carlo Ferrajuolo