Miriam Artiaco: <<La musica è vita>>.

di Carlo Ferrajuolo

La musica è vita! La musica è una cosa bellissima! Riesce a trasmettere tante di quelle emozioni che nessuno può immaginare! Ti catapulta in un altro mondo, quello fatto di note, di spartiti, di sogni, di desideri, di parole, di versi, che vorresti dire, ti legge dentro, è capace di portarti dall’altra parte del mondo, ti consola, ti rende felice, ti fa sfogare quando sei arrabbiato. La musica accompagna la nostra esistenza quasi in ogni ora del giorno. Per noi essere umani penso sia un’esperienza importante, che svolge nella nostra vita una funzione fondamentale. Rappresenta la parte emotiva, sentimentale, passionale di ciascuno di noi. Se anche, come dicono molti studiosi, la musica è vicina alla matematica, io credo che l’armonia e il ritmo musicale parlino più al cuore che alla mente, più all’intuizione che alla ragione. Penso che le canzoni, la musica lirica e classica leggano i nostri stati d’animo e ci aiutino a capire chi siamo e l’epoca in cui viviamo. Penso che siano più vicine a noi ragazzi di tante poesie che studiamo a scuola. La poesia per essere capita, necessita di uno studio più approfondito, mentre la musica no, è più immediata, ti parla dritto al cuore. Se il compito principale di ogni essere umano è quello di diventare se stesso, credo che la musica aiuti ciascuno di noi a diventarlo. La nostra vita è decorata con la musica. Ho intervistato Miriam Artiaco cantante lirica partenopea. Se dovessi trovare una sola parola per riassumere un incontro del genere è: la generosità. Questa stessa distingue, in tutto ciò che fa, Miriam Artiaco nel suo darsi al pubblico, al teatro, alla musica. Ringrazio di cuore per quanto si sia data in questa intervista nonstante i molti impegni lavorativi . Buona lettura!

Cosa ti ha portato a scegliere di diventare una cantante lirica e qual’ è stato il tuo percorso?

<<Ho cominciato a cantare da bambina . Dapprima come solista al Teatro di San Carlo, in un’opera del compositore napoletano Jacopo Napoli, poi sono entrata nel Coro delle voci bianche di Santa Chiara: “ I pueri Cantores”. Mi sembrava naturale cantare a 9 anni “ la Passione secondo San Matteo” di J.S.Bach ( pur non capendo assolutamente il tedesco e cosa stessi cantando). Pensavo fosse naturale cantare e recitare al San Carlo nel coro delle voci bianche ne’ la “ Tosca” di Giacomo Puccini, ne la “ Turandot”, ne la “carmen” di J.Bizet. Contemporaneamente studiavo il pianoforte…. Forse più che una scelta , è stata una vocazione, ma soprattutto una naturale prosecuzione della progenie. Mia madre, infatti, è stata una grande soprano e praticamente io sono cresciuta a “ pane e canto”. Non c’è stato un giorno della sua vita che la mia mamma non trascorresse  qualche ora al pianoforte cantando e studiando e preparando le lezioni per i suoi allievi del conservatorio. Certo anche i miei fratelli sono degli ex musicisti ( se non pratichi quotidianamente la musica, purtroppo perdi l’allenamento e la tecnica), ma non si sono mai cimentati nello studio del canto.
Il mio percorso è continuato con l’esibizione, sempre nel Massimo partenopeo, nel ruolo del “ Pastore”, dall’opera “ Tosca” di G. Puccini, all’età di 16 anni, poi a 17 ho cominciato a studiare canto al Conservatorio e all’età di 22 mi sono diplomata sotto la guida dell’allora Direttore del Conservatorio Roberto De Simone, il grande regista, musicologo e compositore napoletano, tra l’altro argomento di tesi della mio Master in Management dello Spettacolo e dell’ industria culturale. Dopo ho cominciato a cantare nei teatri italiani ed esteri. Ho collaborato con registi come la Lina Wertmuller, Gianni Amelio, Filippo Crivelli, Massimo Ranieri, Vittorio Sgarbi, Davide Livermore e diretta da Grandi Maestri come Daniel Oren, Luisotti, Renzetti, Nello Santi, Gelmetti, Luisi, Juraj Valcuha, etc. I palcoscenici dei teatri che mi hanno emozionato maggiormente sono: il nostro unico e spettacolare Teatro di San Carlo, l’ Arena di Verona, l’ Arcimboldi di Milano, l’Opera di Roma, le Terme di Caracalla nella stagione estiva e suggestiva a Roma, il bellissimo Tetro Massimo di Palermo, etc… etc..>>

Canti soltanto opera lirica, oppure possiamo sentirti in altre vesti?

<<Nel mio cuore e nella mia anima ha un posto di rilievo la canzone napoletana. A partire da Di Giacomo, Viviani, Tosti, E.A.Mario e tutti i più grandi poeti e compositori della canzone classica antica. Ho cantato non in versione lirica, le bellissime canzoni:” Bammenella “ e “Canzone ‘e sotto o’ carcere” del grandissimo commediografo, attore, poeta e compositore Raffaele Viviani>>.

Miriam Artiaco in compagnia del grande Placido Domingo

Come ti sei avvicinata al canto?

<<Come dicevo sono cresciuta con la musica ed il canto in famiglia. Mia madre ha capito che ero musicale, che possedevo buone doti di recitazione ed ha pensato di farmi provare. Non è stato affatto un percorso semplice. Ogni nota nel canto lirico è pensata, studiata anche rispetto a quelle che le precedono e quelle che le seguono, tenendo ben presente il discorso musicale e non perdendo di vista le intenzioni che vogliamo dare, ma soprattutto quelle del testo e dell’ idea del compositore. Il canto, talvolta, si piega all’interpretazione e viceversa, anche tenendo presente le indicazioni che ogni direttore d’orchestra ti suggerisce e rispetto alle scelte registiche. Insomma, nulla è lasciato al caso>>.

Come descriveresti la tua voce?

<<Sono innanzitutto una soprano e la mia voce si presta ad un repertorio belcantisitico e al repertorio pucciniano. Anche se nel ‘700 è come se fosse nel mio DNA. Napoli nel XVIII secolo e non soltanto, è stata la capitale europea del canto, dell’ Opera Buffa ed ha fatto scuola ai più grandi compositori e musicisti di tutti i tempi. Basti pensare che Mozart studiò con Nicola Porpora ed Alessandro Scarlatti. Ho una mia idea: chi nasce e studia a Napoli è portato ad interpretare naturalmente la musica del ‘700a>>.

Tra i personaggi che ha interpretato, quale ti ha suscitato più emozioni e che hai sentito più vicino al tuo cuore e quale d’altro canto ti ha creato più difficoltà?

<<Ogni ruolo è un cammeo, un’esperienza unica, ma se dovessi scegliere direi “Zerlina” nel “Don Giovanni” di W.A. Mozart e la “ Contessa di Coigny”  de “ l’Andrea Chenier” di Umberto Giordani. Il Don Giovanni era curato dalla regia di Vittorio Sgarbi ed il cast era stellare. Invece, la Contessa di Coigny perché era diretta dal grandissimo Maestro Daniel Oren. Un’opera di straordinaria bellezza e spessore drammaturgico e musicale, che ahimè viene poco rappresentata e che ha messo a dura prova la scelta di essere diventata una cantante di professione. Anche se hai provato più volte, il momento dietro le quinte, prima di entrare in scena è sempre quello più carico di ansia per te e per tutti gli altri. Ma l’interpretazione più complessa è stata nello “ Stabat Mater” del Maestro e compositore Enrico Renna ed eseguita nella Sala da Concerti del Conservatorio di Napoli. Un’opera sacra davvero complessa , ricca di significati e spiritualità. Musica atonale, dissonante, concettuale. Ero accompagnata da un’ensamble strumentale di archi, tromba e pianoforte, dove ognuno suona una nota diversa e dissonante dagli altri, in tempi diversi. Anche se sei estremamente musicale, è complesso intonare degli intervalli dissonanti>>.

Uno zoom su qualche soprano del passato, ad esempio la Callas, la Ricciarelli e altre…chi ti ha stimolato di più?

<<Prima fra tutte, ma forse sono di parte, la mia mamma: Lidia Banditelli. Un esempio di passione e vita dedita al canto, alla Musica, all’insegnamento e alla famiglia. Poi la Divina Maria Callas che ha cambiato il mondo della lirica, dando una connotazione attoriale agli interpreti che fino ad allora si erano preoccupati soltanto di essere dei bravi cantanti. La Katia Ricciarelli è stata altrettanto una grande interprete, ma io penso che ogni grande artista rappresenta un esempio. Nessuno è perfetto. Tutti hanno un dono divino e da ognuno di loro prendo spunto ed illuminazioni>>.

Miriam Artiaco con la regista Lina Wertmuller
Miriam Artiaco c Gigi Finizio

Cosa stai preparando in questi giorni? Ben sapendo che in questi giorni il Corona Virus ha creato e continua a creare problemi a tutti e specialmente alle persone dello spettacolo?

<<Ho appena finito di registrare un salotto televisivo per un’ emittente napoletana, dove mi sono esibita cantando brani del repertorio della canzone classica napoletana, come “Era de Maggio”, “ A’  tazza ‘à cafè”, “Passione” e “ Lily Kangy”. Mi sono divertita e credo che sia sempre molto importante rallegrare il pubblico con della bella musica. Ques’estate dovrei ricominciare con il teatro d’opera, ma per ora non posso rivelare nulla. Incrociamo le dita e con tanta forza di resilienza ricominciamo con più entusiasmo e voglia di crederci di prima>>.

Carlo Ferrajuolo