Achille Lauro, nuovo album senza seguire le leggi del mercato

Achille Lauro, vorrei sparire come Mina

Esce album Lauro. “Sanremo? Nessun pentimento, ho avuto libertà”

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“Non ho mai seguito nessuna legge di mercato, ho sempre fatto quello che ho voluto. Con la libertà di fare quello che ho voluto: anche andando contro tutto quello che ci si sarebbe aspettato da me”.

La libertà, è uno degli aspetti della sua vita e della sua carriera che Achille Lauro rivendica. Anche presentando il suo nuovo album, il sesto di inediti, dal titolo Lauro, in uscita il 16 aprile per Elektra Records/Warner Music Italy, che arriva dopo tre dischi “fuori da ogni logica” pubblicati l’anno scorso ed è stato anticipato dai singoli Solo Noi e Marilù.

Un album “che mi rappresenta molto” e che ripercorre i generi che lo hanno formato fin dagli anni dell’adolescenza e giovinezza vissuti in una comune, dal glam rock, al pop, alla musica popolare, gli stessi presentati anche all’ultimo festival di Sanremo, dove è stato ospite fisso “per uno spettacolo nello spettacolo”. Le critiche non sono mancate ma “io non mi pento di quello che ho fatto. Dietro ogni mio lavoro c’è un grande studio e una grande preparazione, sono ossessionato dai dettagli. Ho voluto far vedere che esiste qualcosa di diverso dalla globalizzazione. Anche nella musica: per me l’inferno è l’esistenza del solo reggaeton. Se fosse stato un flop, sarei ripartito da un altro punto di vista. I fallimenti fanno parte del successo”. Nessuna timore che la cornice, fatta di costumi e trucchi, possa mettere in ombra la musica. “Vivo per fare qualcosa di unico e di originale. Fuori dagli schemi. Il paragone con Renato Zero? Di Zero ce n’è uno solo, come anche di Lauro. Il paragone è sbagliato”.

Durante il lockdown Achille Lauro (che non ha escluso di poter essere tra i protagonisti del prossimo Concertone del Primo Maggio, “anche se mi piacerebbe tornarci con la piazza piena”) ha scritto moltissimo (“sono molto solitario, ho avuto tempo di lavorare alla musica senza essere inghiottito dalla frenesia del mondo e credo di avere un centinaio di canzoni da parte”) e “Lauro” ne è la summa, “nato in maniera spontanea, ogni canzone è una tempesta dell’anima, con riflessioni su di me, sull’amore, sul cinismo, sull’attrazione sessuale. Ma i sottostrati sono tanti. Dodici facce di me, di cui vorrei vi prendeste cura”. Un disco che segna però anche uno spartiacque e l’inizio di una pausa: “ora ho bisogno di vivere per tornare alla scrittura con nuove esperienze. Sono un grande nostalgico del passato e un sognatore verso il futuro, ma non vivo il presente”.

A guidarlo nelle sue scelte un punto chiave: “ho un’idea molto chiara di cosa voglio e di dove sto andando, ovvero far arrivare quello che veramente sono, dare il giusto valore allo spessore emotivo. Un tour negli stadi? I traguardi non esistono, vuoi sempre qualche altra cosa, piuttosto ad un certo punto mi piacerebbe sparire come Mina e lasciare solo la musica”.

Per ora di portare le sue canzoni dal vivo non sembra esserci modo. “Ma è in programma e appena sarà possibile farlo in sicurezza, lo farò. L’Italia è un Paese basato sulla cultura, dunque spero che ciò che sta accadendo nel mondo del calcio, con la riapertura degli stadi, accada anche per la cultura – ha commentato Lauro -. Bisogna uscire da questa situazione e poi anche ripensare il mercato. Non tanto per me, che posso stare anche senza concerti, ma per tutti quelli che ci lavorano”. Di certo il digitale può essere una strada da percorrere anche se “il live è un momento sacro, è confronto, è condivisione, è la strada che fai per arrivarci, è tutto il culto del concerto. Magari si potrebbe pensare a salotti digitali: l’importante è non rimanere isolati nella propria stanza”.

Un passaggio lo ha fatto anche sul Ddl Zan, contro le discriminazioni di genere, che da giorni sta agitando le acque. “Io sono vicino alle tematiche della parità di genere e più in generale ai diritti umani. Difendere i diritti umani dovrebbe essere alla base di tutto. Se non partiamo dai diritti umani, da dove vogliamo partire? Assurdo che non sia una priorità. In 100 anni non abbiamo imparato niente