Sanremo dopo una settimana quanti flop

Sanremo 7 giorni dopo chi resta e chi sbiadisce: Colapesce-Dimartino veri vincitori, Ermal chi l’ha visto?

sanremo, Sicilia, Sanremo

Sanremo, the week after. Ovvero: tutte (o quasi) le canzoni in gara spalmate qua e là su ogni piattaforma e la top five del Festival sostanzialmente confermata dalle chart. Maneskin, Michielin-Fedez, Colapesce-Dimartino e lo stesso Irama (nonostante un’edizione suo malgrado in contumacia) che in un ordine o nell’altro primeggiano su Fimi, I Tunes, Spotify, Apple Music, Amazon Music… Popolazioni musicali diverse, lo stesso verdetto. Ma con un paio di eccezioni.

Ermal Meta… chi l’ha visto? Ma già si intuiva che Ermal Meta su quel podio era di troppo. Che fuori dal “contesto” avrebbe dovuto lasciar posto. Alla “Musica leggerissima” di Colapesce e Dimartino, alla “Voce” freschissima di Madame. Il suo terzo posto è frutto, soprattutto, del voto demoscopico e della scelta di Caruso nel giorno di Lucio Dalla. Tant’è che il suo “milione di cose da dirti” al momento, giù da lì, “non dice niente” di più di quanto già sentito. Meta ha una gran penna, chiaro. E il suo nome è una bandiera dell’Ariston, vero. Ma rappresenta il “nuovo passato” di un Sanremo ora come mai proiettato. Sul futuro, già altrove.

La verità è che Sanremo, una settimana dopo è di Colapesce e Dimartino. Incompresi dalla demoscopica (che li ha bullizzati) e vilipesi dal voto dell’orchestra (13esimi nella serata Cover…Povera Patria!), poi grazie a Dio ripresi da sala stampa e televoto, vincono su tutto e tutti. Dai passaggi in radio, alle classifiche di Spotify, I Tunes e nei principali stores, fino al premio EarOne: sono loro i catalizzatori morali nell’onda lunga del Festival, anzi lunghissima. Con un pezzo che cresce, destinato a tormentare le sere d’estate, semmai sarà libera e aperta. Già si può immaginare: «metti un po’ di musica leggera», tra un drink e quattro chiacchiere, «parole senza mistero» e «voglia di niente» dopo il «silenzio assordante».

E questo apre un altro capitolo. La statuetta al rock nudo dei Maneskin è storica, innegabile. Ma “Zitti e buoni” ripiega e probabilmente, tolta la forza dell’esibizione e della visualizzazione, stancherà e si sgonfierà e dunque smonterà, ad ogni ascolto. Ancora vale l’eco della trasmissione, ma alla lunga si sentirà che c’è più innovazione nella proposta dei cantautori siciliani, quella con 3 accordi e per di più minori (anche nel ritornello… e questa è una vera rivoluzione su quel palco), con cui hanno costruito un’architettura di immagini e rimandi, di richiami e sentimenti.

Effetto Madame. Non è che basti l’età alla giovinezza. Serve la sua purezza scalza, coi capezzoli disegnati e il velo da sposa. Autotune, ma con eleganza. È finita ottava alla fine della fiera, nei meandri di una classifica che quasi l’ha snobbata. Ma fuori da quel “teatro” non è passata inosservata. E, per quanto al momento la questione di followers della coppia Michielin-Fedez regga e in certi casi pure le prevalga… la signora è lei. Morbida, liquida, fluida. Madame: «Mi ricordo di te».