Africani a Napoli da clandestini, per fare i padroni. Lo Stato dov’è che tutela il cittadino? Le Istituzioni locali dove sono? Le forze dell’Ordine dove sono? Questi signori non hanno un permesso di soggiorno regolare e vivono il loro lavoro per strada vendendo abbigliamento e borse contraffatte. Quanti cittadini hanno comprato casa in zona facendo un mutuo bancario ed oggi si ritrovano le proprie abitazioni che valgono molto di meno o quasi niente in quel degrado? Poi, non parliamo degli alberghi ed hotel che si lamentano perché la notte i clienti hanno paura di rientrare…
Occupano tutta la zona Piazza Garibaldi, nelle strade adiacenti, con bancarelle. La gente italiana che ci vive onestamente è terrorizzata. Prostituzione, anche minorile per le strade e al Corso Novara, spaccio di droga, vendita di sigarette di contrabbando e di merce contraffatte in tutta l’area: questo è il primo impatto che la città riserva ai turisti che scendono dai treni della stazione centrale e sono costretti ad attraversare strade invase da questi clandestini. Senza parlare, poi, della microcriminalità che aggredisce, scippa e borseggia e della camorra, delle baby-gang che sparano o ti minacciano (è capitato al sottoscritto nel novembre 2016 nel quartiere Vomero) . Una dose di cocaina costa sette euro, «allungata» quanto basta per rendere i prezzi ancora più popolari e adeguare l’offerta alla nuova domanda. È così che la camorra si appropria di un bacino di clienti del tutto nuovo e dalle potenzialità enormi: le comunità di africani che vivono nei pressi di piazza Garibaldi. A fiutare l’affare, le piazze di spaccio delle Case Nuove, dove da qualche settimana c’è un nuovo prodotto nel listino: cocaina a pochi euro. Le dosi si ricavano tagliando «a 5» quelle da mezzo grammo: cioè per ognuna ne vengono fuori cinque. Considerando il taglio iniziale, la percentuale di cocaina nella bustina che arriva in mano all’acquirente non supera il 5 per cento: una bomba chimica, in cui lo stupefacente è solo una quantità minima e il resto è costituito da sostanze varie, principalmente mannitolo e lidocaina.
<<I residenti si sentono ostaggi – dice Enrico Cella, presidente dell’associazione “Vivere il Quartiere ” – il territorio è sotto assedio>>. <<Ci sono due clan uno formato da africani – dice E.A., l’altro proveniente dall’Est Europa. I due clan si spartiscono il commercio abusivo e la droga all’interno dei palazzi e dei parcheggi abusivi, zona Piazza Garibaldi, piazza Principe Umberto, Portacapuana, Via Milano, Via Pavia, Via Torino con metodi poco ortodossi e a tratti anche violenti: infatti, i ragazzi senegalesi spesso reagivano con minacce o pugni sulle automobili di chi non voleva comprare nessuno dei loro prodotti che illegalmente vendono tuttora e poi bucano le gomme dei commercianti italiani ancora rimasti in zona>>.
Questi africani hanno occupato ottanta per cento degli appartamenti in zona abusivamente, sfrattando con forza e violenza persone anziane e giovani famiglie. In questi palazzi occupati dai “furbi africani”quasi nessuno paga la bolletta elettrica. Perché la “luce” si consuma a sbafo grazie a collegamenti abusivi alla rete comunale, grazie ai lampioni stradali. Contatori Enel manomessi e luce a scrocco. A piazza Garibaldi sono stati fermati più volte, ma i venditori di “pacchi” e i truffatori del gioco delle “campanelline” e delle “tre carte” continuano a bidonare i passanti. In tutta l’area si spaccia droga. Hashish e marijuana ma anche eroina. Gli africani hanno attuato un sistema di vendita è molto attento. Arriva un cliente, breve scambio di gesti più che di parole, uno dei pusher si stacca dal gruppo e rimane solo con l’acquirente, i due s’incamminano nel vicolo come fossero amici che fanno due chiacchiere, le spalle si avvicinano, prima passa di mano i soldi poi la bustina. Avviene tutto in pochi secondi. Ne sanno qualcosa i dipendenti della stazione della metropolitana e di Asìa che iniziano la giornata raccogliendo decine di siringhe usate abbandonate a terra. <<Nel 2012 organizzammo un “Illegal tour” nella zona – racconta Antonio Alfano, presidente dell’associazione No Comment- accompagnammo i giornalisti in giro, vennero da tutta Europa, per dimostrare che avvengono reati alla luce del sole nell’indifferenza assoluta. Lo facemmo non per denigrare Napoli, ma per denunciare quanto avviene e spingere le istituzioni a intervenire. A distanza di cinque anni posso dire che nulla è cambiato e che se proponessimo oggi quel tour, i risultati sarebbero gli stessi>>. Ci spostiamo di pochi chilometri parcheggiamo la moto e ci dirigiamo verso piazza Bellini, una piazza importante del centro storico attorniato da palazzi che ospitano sedi universitarie, Accademia delle belle arti, conservatorio, museo archeologico. Sono circa le nove di sera. Una decina di giovani africani ciondola nella parte bassa dello slargo, tra via San Sebastiano e Port’Alba. Sembrano ragazzi africani come i tanti che compongono il variopinto popolo della movida, ma in realtà sono spacciatori di droga. Sono accorti, svelti e ben organizzati.
Tengono poche bustine in tasca, ma hanno a disposizione un servizio di rifornimento continuo, oltre a vedette appostate nei punti nevralgici pronti a lanciare l’allarme al primo movimento sospetto. Durante la sera, alle estremità di piazza Bellini, altezza via Broggia, c’erano due volanti della polizia con i lampeggianti accesi, ma come mai non hanno visto nulla di strano e di particolare? In nostri cari e costosi profughi hanno trafficato tutto il giorno e la sera come se nulla fosse. Rispetto al giovane italiano, il rifugiato presenta diversi vantaggi di natura criminale: sono cani sciolti, si autogestiscono, non devono dare spiegazioni e non hanno aspirazioni di carriera all’interno del clan, quindi non fanno rumore in giro per mettersi in mostra. Se è arrestato, non parla, anche perché non conosce neppure il capopiazza senegalese o nigeriano, e non deve sostenere spese legali: basta un avvocato d’ufficio. Comodo vivere in Italia per questi africani clandestini.