News e fake news: alla ricerca della verità perduta

Ho pensato di approfondire la tematica dell’informazione pensando ad una mia abitudine che mi accompagna fin da “giovanotto”: svegliarmi al mattino e cercare di sapere le ultime notizie del mondo, tempo fa attraverso tg del mattino e il famoso ( ormai quasi in disuso ) televideo e attualmente attraverso app di testate giornalistiche con il mio smartphone. Purtroppo però, sempre più spesso le vere notizie, ovvero quelle che meritano di essere divulgate e/o lette, trovano poco spazio nei vari giornali e tg. E parlo ad esempio di determinati tg ( che personalmente ho smesso da tempo di seguire tipo Studio Aperto ), diventato un cestino di notizie spazzatura e di cose scontate: mi fa ridere ad esempio quando in estate questo tg ( ? ), invece di approfondire news all’ordine del giorno, dedica gran parte del suo spazio a come nutrirsi e quando uscire nelle ore più calde, sembra quasi diventato una specie di asilo nido per adulti, lì dove c’è un’apposita maestrina pronta a dirci cosa fare e cosa non fare! Per non parlare dell’enorme influenza politica che scorre nelle vene di giornali e tg. Questo perchè, a seconda dell’influenza politica del proprietario o direttore della testata, ogni notizia viene commentata in maniera diversa: spesso credo capiti un po’ a tutti seguire un paio di tg a giorno e notare come la stessa notizia venga letta e commentata in maniera diversa da un tg all’altro… un qualcosa che fa riflettere e tanto sul famoso codice deontologico del vero giornalista, che in teoria dovrebbe essere dedito solo a riportare la notizia, senza lasciarsi influenzare da niente e da nessuno, assetato solo del conoscere e far conoscere. Dicendo queste cose non posso non citare IL GIORNALISTA per eccellenza, Giancarlo Siani, ucciso esclusivamente per aver cercato di sapere troppo e per far capire a tutti la realtà della camorra che circondava ( e ahimè circonda ancora ) la città di Napoli. Ci si può giustamente chiedere: cosa sono le fake news? E quando nascono? Uno degli esempi più famosi di fake news risale al 1814, in pieno periodo napoleonico, quando un uomo vestito da ufficiale si presentò in una locanda a Dover e dichiarò la sconfitta e la conseguente morte di Napoleone. La notizia arrivò velocemente a Londra: all’apertura della Borsa molti azionisti si precipitarono a investire convinti del fatto che Napoleone fosse ormai defunto, lasciando così il trono ai Borbone. Molto presto, però, si scoprì che era stato tutto frutto di una menzogna, elaborata, presumibilmente per ragioni politiche. 

Come possiamo vedere, le fake news non nascono oggi, come tanti pensano, con l’avvento di internet e dei social, ma già da molto tempo fa. Fino a pochi anni fa, però, una notizia falsa restava confinata tra chi l’aveva inventata e i suoi amici, ai quali l’aveva raccontata. Oppure veniva pubblicata su giornali scandalistici che, il giorno dopo la pubblicazione, finivano nel cestino. Ci volevano anni perché la notizia falsa si diffondesse un po’, sempre che non venisse dimenticata prima. Oggi, invece, con la potenza di internet, dei social media come Facebook e Twitter e della televisione, qualunque notizia arriva in pochi istanti in ogni angolo del globo. E comincia a circolare anche se non è vera perché chi le inventa, spesso, guadagna dei soldi da quelle notizie (per esempio dalla pubblicità che compare sul sito che dà la falsa notizia) e dunque organizza dei sistemi per farle circolare senza controllo.

Sembra che oggi una delle risposte alle crisi dei classici mass media sia diventata proprio la diffusione di fake news… i guadagni ci sono e sono anche consistenti, creare siti web che diffondono bufale e fake news può essere molto remunerativo, più clic fai, più guadagni. Per esempio, una bufala letta da 500 mila persone può portare 1.000, 1500 euro in un paio di giorni… Un’occasione ghiotta per chi si definisce giornalista ( anche se può essere definito più giornalaio, senza offesa per quest’ultimo, mestiere più che onesto ), e, come si sa, l’occasione fa l’uomo ladro! Ci sono vari tipi di creatori di bufale. Innanzitutto, vi sono molti siti web che vivono di click baiting: pubblicano notizie false con foto e titoli sensazionalistici per attirare clic sulle proprie pagine e guadagnare con le impressioni degli annunci online. Oltre alle false informazioni, questi siti sono pericolosi perché spesso contengono malware o altre minacce informatiche. La seconda categoria ha intenzioni ancora peggiori: si tratta di attori sociali che utilizzano le fake news per manipolare l’opinione pubblica, ad esempio per screditare un certo personaggio politico, creare consenso intorno a temi sensibili come l’immigrazione o il terrorismo o addirittura influenzare i cittadini prima delle elezioni.

Ci si può domandare: come faccio a riconoscere una fake news? Bene, la prima cosa è verificare la fonte, sul web. Capita spesso di trovarsi di fronte a dei siti subdoli, siti che rubano quasi il nome a testate famose. La seconda cosa da fare è leggere con attenzione e farsi qualche domanda sull’argomento, specialmente se la notizia sembra… troppo bella per essere vera o esagerata.

Ricordiamo come soprattutto in quest’ultimo periodo di pandemia la diffusione di fake news è cresciuta in modo esponenziale, e la ricerca spasmodica di notizie in rete che ha avuto spesso come esito l’imbattersi in informazioni contraddittorie. Si è così assistito a un corto circuito informativo che ha generato una forte richiesta di risposte istituzionali, sia in termini di informazioni attendibili sia in termini di sanzioni per chi produce e diffonde disinformazione.

C’è da dire che oggi come oggi il maggior veicolo di informazione è internet, e i social in particolar modo, un immenso labirinto lì dove si possono trovare notizie di ogni specie, da quelle vere a quelle false. Proprio i social, sono ritenuti tra le principali fonti di disinformazione sia secondo i giovani che per gli adulti. Fondamentale quindi saper distinguere l’autenticità delle notizie, ma in quanti sanno davvero farlo? A tal proposito, l’Unione Europea sta prendendo provvedimenti per tentare di regolamentare la cosa; Facebook ad esempio ha inserito la funzionalità “segnala fake news” con un bottone che cliccato invia l’articolo in questione a tutte le testate giornalistiche più importanti, le quali lo analizzeranno e dichiareranno se si tratta effettivamente di una notizia falsa o meno.

Vi lascio con una mia riflessione… alla luce della società evoluta ( ? ) e con l’avvento di tutta la tecnologia ( internet e social ), saremo ancora in grado di distinguere il vero dal falso? A voi le considerazioni.