“LTG” de La Tempesta Gentile: intervista alla band emiliana

“LTG” è un disco che non parla di rabbia, rassegnazione, critica, apatia, o qualunque altra sensazione legata alla tormentata condizione terrestre. È un album che, partendo dall’osservazione della terra e da una primordiale passione per l’astronomia, si propone di rappresentare un viaggio in cui le difficoltà e la speranza si fondono tra ostacoli e luoghi inesplorati, alla ricerca della leggerezza perduta. Si tratta di un lavoro che cerca di aprire gli occhi, allargando l’orizzonte e allentando la morsa della gravità.

Innanzitutto, congratulazioni per il vostro debutto con “LTG”. Da dove nasce l’ispirazione per un album legato all’astronomia e alla scoperta?

Grazie!

L’ispirazione per noi nasce prima di tutto dal lavoro in sala prove, dove sono nati tutti i brani dell’album. Siamo fatti un po’ a vecchia maniera, ovvero sviluppiamo in saletta un’idea di base, spesso partendo da un abbozzo appuntato da qualche parte, e quando questa idea cresce ed inizia a prendere forma, di conseguenza si accende l’ispirazione del testo, che quindi per noi arriva sempre dopo la parte musicale.

L’astronomia è una passione che io (Luca) ho fin da bambino, l’ho sempre vista come un momento tutto mio, in grado di farmi staccare dalla realtà quotidiana, catapultandomi in un mondo talmente vasto da farmi sentire libero, in mezzo ad un vero e proprio flusso di pensieri, quindi una condizione che sicuramente mi porta al mood giusto per comporre, ed ha ispirato molti dei testi dell’album.

L’album si distingue per non toccare temi come la rabbia o la critica sociale, comuni in molte produzioni contemporanee. Cosa vi ha spinto a scegliere una direzione così diversa?

La scrittura è legata prima di tutto a qualcosa che ti stimola e ti accende, rendendoti creativo. Personalmente la rabbia e la critica non hanno questo effetto su di me, quindi mi mettono in una posizione musicalmente sterile. Preferisco sempre cercare strade diverse per esprimermi in questo senso.

Potete parlare di come la musica e i testi si intrecciano per raccontare questo viaggio?

Dal punto di vista musicale cerchiamo sempre di evocare paesaggi diversi, anche nello stesso brano, sottolineando il tutto con un suono a tratti aggressivo e a tratti riflessivo, dove le ritmiche scompaiono lasciando spazio a suoni più eterei e dilatati. La costante che abbiamo cercato di tenere in tutte le tracce, è quella di avere un suono il più profondo possibile, con la voce sempre tenuta un passo indietro, come se si fosse in viaggio in enormi spazi inesplorati a contemplare quello che ci succede intorno. I testi di conseguenza sono sempre legati a questo mood creato dalla nostra musica.

Avete un brano preferito nell’album o uno che ritenete rappresenti meglio l’essenza di “LTG”?

Forse Senza Nome (Sole). Dentro ci sono un po’ tutte le nostre anime, e crediamo sia il brano dove emergono maggiormente gli ascolti che ci hanno formato. Inoltre ci rispecchiamo in particolar modo nel testo, e dal vivo è un brano che funziona bene. Non a caso la sua collocazione è più o meno a metà della tracklist.

Avete in programma un tour per promuovere “LTG”?

Certamente! Il live per noi è fondamentale, speriamo di portare LTG live ovunque, a partire dall’estate.