Uno dei grandi pregi della musica classica è la sua universalità. I migliori compositori sono in grado di trasportare questo genere fin da noi, nel terzo millennio, cercando di riadattare e rinnovare uno stile indissolubilmente legato a doppio filo con la storia della musica stessa. Non si tratta di un obiettivo facile, ma nel caso dell’album Ascendant, di Domenico Quaceci, sembra che lo scopo sia stato centrato in pieno.
Chi è Domenico Quaceci? Compositore e pianista, nel corso degli anni ha maturato una grande esperienza, come si può notare già dal suo primo album, Like an Ocean. Ho avuto il piacere di ascoltarlo tempo fa, per questo motivo l’arrivo di Ascendant mi ha piacevolmente stupito, portandomi a premere play e a iniziare la riproduzione il prima possibile.
Rispetto a Like an Ocean si possono notare diverse novità nel suo stile. La commistione tra classico e moderno risulta molto efficace, così come la tendenza ad avvicinarsi verso delle sonorità più minimaliste. Uno degli aspetti più pregevoli di questo album è nell’unicità di ogni brano. Insieme rappresentano una sorta di corpus unico, ma hanno una loro forza espressiva anche se ascoltati singolarmente. Ognuno è diverso dall’altro, sia nella scelta delle composizioni che in quella del ritmo. Alcune tracce sono più riflessive, mentre altre hanno un carattere più vivace e acceso.
Cosa vuole raccontarci Quaceci con questo album? Durante l’ascolto mi sono posto spesso questa domanda. La risposta è arrivata da sé: la nostalgia. Ogni brano ha la capacità di coinvolgere il nostro lato più emotivo, portandoci a provare una naturale nostalgia verso un mondo che abbiamo amato e che oggi non esiste più. Si ha la sensazione di poter chiudere gli occhi e di abbandonare questa dimensione, per toccare con mano una realtà fatta di ricordi dei tempi andati. La nostalgia in fondo è un sentimento universale, tipico di ogni essere umano.
Con questa prospettiva assume un nuovo significato la scelta di chiamare questo album Ascendant. Si usa questo termine per identificare il movimento di un corpo celeste dall’emisfero australe a quello boreale, una vera e propria ascesa che lo conduce da una dimensione all’altra. La natura del cosmo è ricorrente nella simbologia di Ascendant, basti pensare che l’ultimo brano, After Sunset, fa riferimento al tramonto come un ideale momento di chiusura.
Il nuovo album di Domenico Quaceci merita di essere ascoltato più volte. Ad ogni nuovo ascolto si avrà la sensazione di scoprire qualcosa di diverso, e di entrare in contatto con differenti emozioni. Ciò che trasmette non è solamente la sua abilità, ma anche e soprattutto la sua creatività e fantasia, doti tutt’altro che comuni.
In questa recensione meritano di essere citati anche Lina Gervasi e Eliott Tordo, che hanno collaborato rispettivamente per i brani Embrace e Ukiyo-e. L’apporto di entrambi ha permesso all’autore di spaziare ancora di più, portando chi ascolta verso nuovi orizzonti. Lina Gervasi, con il suo theremin, è il perfetto esempio dell’incontro con la modernità, mentre l’erhu di Eliott Tordo è un’ottima dimostrazione di melodie esotiche e misteriose.
Francesco Simone