Miriam D’Ambrosio presenta “Folisca”. Intervista all’autrice

In questa intervista, Miriam D’Ambrosio ci svelerà i segreti dietro la creazione di “Folisca”, una storia che narra la vicenda della giovanissima Rosetta Andrezzi, tragicamente uccisa in una notte d’estate del 1913 in piazza Vetra a Milano. Attraverso le sue parole, esploreremo il destino di Rosetta, il cui coraggio e tragica fine diventano il fulcro di un periodo ricco di fermenti e contraddizioni.

Miriam, “Folisca” è un romanzo che racconta la storia di Rosetta Andrezzi, una giovane ragazza che fu uccisa in una notte d’estate del 1913 a Milano. Cosa ti ha ispirato a scrivere questa storia e come hai scoperto la sua storia?

La storia di Rosetta l’ho scoperta grazie a una guida turistica milanese, Valeria Celsi. Mi ha incuriosito la vita di questa giovanissima sciantosa figlia della “ligera” milanese, la malavita locale dei poveri cristi con la loro arte di arrangiarsi, pura necessità.

La Milano del 1913 e la Belle Époque costituiscono il contesto storico del romanzo. Come hai preparato la ricerca storica per creare un’ambientazione così autentica?

E’ un periodo storico che amo particolarmente, da sempre. Ho letto articoli dell’epoca e anche pezzi di Leonardo Sciascia che si interessò di questo “pestaggio” di inizio secolo, un vero abuso di potere come tanti ma ricordato dai milanesi almeno fino agli anni Settanta, Ottanta del secolo scorso.

Hai mai considerato l’adattamento cinematografico o televisivo di “Folisca”? Immagini il tuo romanzo portato sullo schermo?

Lo immagino sì, ma oltre ad immaginarlo non saprei come realizzare un sogno del genere. Spero diventi realtà. Dovrebbe arrivare nelle mani giuste e le mani giuste dovrebbero prenderlo in considerazione. I “passaparola” sono stati importanti tante volte nella storia di alcuni libri che poi hanno spiccato il volo. Non mi sono stancata di credere alle favole, dunque potrebbe accadere.

“Folisca” è il tuo quarto romanzo. Come è stato il tuo percorso come scrittrice e quali temi hai esplorato nei tuoi lavori precedenti?

Mi interessa il margine, nelle sue diverse forme. L’umanità non vista, quella che fa fatica: adolescenti che si sentono “figli di un dio minore”, figli che si vergognano dei propri padri, donne a cui la maternità viene negata, uomini stretti da un senso di colpa che li divora e li porta all’espiazione, ragazze vendute dalle proprie famiglie. Ho scritto quando ho sentito l’urgenza di raccontare.

Quali sono i tuoi progetti futuri come scrittrice? Hai già in mente nuovi romanzi o progetti letterari che vorresti condividere con i tuoi lettori?

Un progetto c’è ma è ancora un feto, una bozza. Tornerà l’urgenza di narrare, tornerà l’energia e anche il tempo che spesso l’insegnamento (il delicato, complesso e sottovalutato lavoro che faccio per vivere) mi toglie.