I Poetica Da Combattimento ci raccontano il singolo “Due maree”

“Due maree” è un brano che parla della sensazione di sentirsi goffi e confusi, ma anche incazzati con la nostra società che di per sé è poco lucida ed è basata esclusivamente su dinamiche di potere. Educati perfettamente alla divisione, ormai alieni dall’idea di collettività, ci chiediamo che cosa sia rimasto in termini di bellezza e poesia; forse neanche più l’attitudine di guardare il mare.

Iniziamo conoscendovi meglio, come e quando è iniziata la vostra passione per la musica?

Ognuno di noi ha incontrato la musica in modi diversi e con percorsi diversi. Per Antonio la passione per la chitarra nacque da ragazzino con i primi ascolti di dischi blues; anni dopo entrò al conservatorio Cimarosa di Avellino diplomandosi in chitarra jazz. Per Ruben (produttore artistico, seconda voce e bassista nei live) nacque in adolescenza formando, con un gruppo di amici, la band Mamasan, band che a cavallo tra gli anni novanta e duemila girò gran parte dell’Italia. Per Alfonso (voce e basso in studio) il primo incontro con la musica fu a 15 anni, quando degli amici gli chiesero di suonare il basso nel loro gruppo e, anche se non aveva mai toccato lo strumento in vita sua, accettò la proposta. In parallelo, dopo qualche anno iniziò gli studi teatrali presso l’accademia d’arte drammatica del teatro Bellini di Napoli diretta da Danio Manfredini. Crediamo che la passione per la musica, come con qualsiasi forma d’arte, nasca dentro noi fin dai primi anni di vita e quindi bisogna solo scegliere: assecondare o assopire la vocazione. 

Parlateci del vostro nuovo singolo. Com’è nato il testo? Qual è la sua storia?

Eravamo in fase di pre-produzione. Mancava poco per entrare in studio e dovevamo ancora lavorare all’ultimo pezzo, che praticamente ancora non c’era. Quindi ci siamo chiusi in sala e dopo circa 6/7 ore di tentativi è nata in un colpo solo “Due Maree”. Quando Antonio ha trovato gli accordi giusti, Alfonso di conseguenza ha scritto le parole, Ruben ha sistemato la struttura generale e ritmica con Pierfrancesco Vairo (batterie in studio), si è trovata la forma definitiva e il brano è rimasto così fino all’incisione. “Due Maree” nasce dall’esigenza, dalla necessità di tirare fuori quelle parole e dall’urgenza di metterci in ascolto di noi stessi e della società che ci circonda.

Cosa potete dirci riguardo il videoclip del singolo?

Il video, con la regia di Pino Carbone e prodotto da Progetto Nichel, è stato girato presso l’Oasi di Silvia Scarpa in Cilento (luogo dove è avvenuta tutta la fase di pre-produzione del disco). Il soggetto iniziale era di inserire nel video il piano sequenza, che avevamo visto su youtube, di un inseguimento della polizia, la quale cercava di acciuffare un’auto in fuga. Era entusiasmante e ricco di colpi di scena, ma purtroppo alla fine riuscivano a beccare il ladro di auto e quindi abbiamo modificato l’idea). Per quanto riguarda il concept del videoclip riportiamo di seguito le parole rilasciate dal regista a proposito del video: “La società vista come un fondale marino, dove ognuno compie le proprie traiettorie. Il risultato è un concerto di movimenti, di colori, di intenzioni. L’idea è di attraversare questo caos concreto e magico al tempo stesso, avendo un’idea che ci anima, uno sguardo che riesce ad andare oltre.”

Quali emozioni provate sul palco?

Per noi è come tornare a casa. Prima di salire sul palco, per esempio, Alfonso entra in un mutismo assoluto mentre Ruben lo prende in giro. Antonio di solito scompare. Quasi sempre lo ritroviamo al bar con un gin tonic. Ma quando saliamo sul palco siamo un unico corpo, e questo lo rende un posto sicuro.

I vostri progetti futuri? Qualche anticipazione?

Se il concept del primo lavoro si potrebbe riassumere con la locuzione latina “pars destruens”, e quindi la critica delle cause d’errore da cui bisogna purificare la mente, nel prossimo album le parole chiave saranno “pars construens” e quindi l’attitudine costruttiva e propositiva nell’affrontare i vari aspetti dell’esistenza. Per essere più espliciti, immaginando che la comunicazione sia una porta, nel primo disco abbiamo aperto tirando la maniglia verso l’interno, nel secondo vorremmo aprirla sfondandola verso l’esterno. Stiamo arrangiando alcuni inediti, abbiamo ancora del materiale da approfondire e non vediamo l’ora di farlo ascoltare.