Secondo una definizione tratta da Wikipedia, la povertà indica una scarsità, riferita ad un qualcosa di materiale o spirituale, relativa ad uno standard ipotetico maggioritario.
Prima della crisi del 2008 tutti credevano fermamente che il benessere fosse parte integrante della vita di ogni cittadino italiano. Le persone, anche se di umili condizioni, riuscivano a sostenere una vita tranquilla, ignare di ciò che accadeva realmente nel mondo. E ignorando che le persone indigenti, che non riescono a permettersi un’alimentazione adeguata, una casa riscaldata e il minimo per vestirsi o curarsi sono ben 5 milioni, il confine tra tranquillità e povertà è diventato davvero molto sottile. L’impatto della grande crisi economica è stato, come noto, devastante: la prima ondata della crisi economica ha provocato un suicidio al giorno tra i disoccupati italiani. Un brusco risveglio da un sogno durato fin dalla fine degli anni ‘60 con il boom economico e dove ogni persona cercava di ignorare la presenza seppur nascosta della povertà, comprando, cercando ad ogni costo di apparire, quasi per uccidere ciò che in realtà, come un fantasma, era proprio dietro l’angolo, la povertà. Eccoci, arriviamo al momento attuale, quello che ha generato una strage nel vero senso della parola: il tempo del Coronavirus. Già, il cosiddetto Covid19, da molti sottovalutato nei giorni iniziali, quando si parlava di una strana influenza che uccideva molte persone. Forse fin troppo sottovalutato, una semplice influenza che poi ha generato una vera pandemia con un inevitabile lookdown. Tutti ricorderanno, e sarà un giorno studiato nei libri di storia, la sera del 9 marzo 2020, serata in cui il primo ministro Giuseppe Conte annunciava agli italiani che il Paese chiudeva e si fermava, tranne i servizi essenziali. 69 giorni segnati da tante altre immagini a cui non abbiamo assistito: le sofferenze e le violenze consumate nel privato delle abitazioni, un privato più che mai inaccessibile, che molte donne, bambini e anziani hanno vissuto come prigionieri in mano ai loro carnefici.
Victor Hugo diceva “C’è più miseria tra le classi inferiori di quanta umanità vi sia in quelle superiori”. Da questa sua affermazione si evince un concetto base, valido per la sua epoca ma ahimè sempre attuale, la disuguaglianza sociale. Tutti noi oggi tendiamo a seguire la moda, ad avere un cellulare sempre nuovo, a vestire secondo le tendenze propinate dalle Influencer … Non vediamo o non vogliamo vedere famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese o magari padri che soffrono nel vedere i propri figli non crescere come i loro coetanei e che magari nascondono le proprie lacrime nel silenzio. Questo ed altro porta a ghettizzare, ad emarginare l’altro, a considerarlo diverso, inferiore. Ecco che si arriva al punto di una povertà cosiddetta d’animo: il non saper o voler guardare oltre, e non mettersi nei panni dell’altro, questo è un aspetto della nostra società che fa ancor più male e miete sempre più vittime del covid stesso. Il tema povertà è un’occasione di riflessione per tutti noi: siamo davvero sulla Terra per avere, per accumulare con ingordigia beni materiali, o è il caso di passarci tutti la mano sulla coscienza ed esprimere solidarietà concreta verso chi è meno fortunato di noi? Cristiani si è nel cuore, non solo partecipando a funzioni religiose o decantando fratellanza quando proprio non lo si è, questo fa parte di una società vecchia e falsa, non più esistente.