Eduardo De Filippo, un nome, una garanzia del teatro classico napoletano. Uomo eclettico,capace di trasportare e far rivivere sul palcoscenico episodi di vita quotidiana che, in molti casi, risultano ancora oggi d’attualità.
Cresciuto nell’ambiente teatrale napoletano, ebbe modo fin da giovane di fare piccole apparizioni teatrali con suo fratello (Peppino De Filippo) fino ad arrivare a far parte della compagnia di Vincenzo Scarpetta dove lavorò per alcuni anni perfezionandosi nella tecnica e approfondendo la sua sete di teatro. Inizia così la sua scalata verso il successo come autore di commedie oltre che come attore. E’ stato autore di numerose opere da lui stesso messe in scena e interpretate.
Ricordiamo oggi una sua celebre commedia, “Il Sindaco del rione Sanità“, commedia in tre atti del 1960. Il protagonista della storia, Antonio Barracano, prende spunto da un personaggio realmente esistito, tale Campoluongo, classico “guappo” dell’epoca che nel quartiere Sanità di Napoli dettava legge, temuto e rispettato come un Dio. Tra legge e giustizia, ignoranza e prepotenza, questa commedia disegna una vicenda tra le più vere di Eduardo.
La storia di don Antonio come “guappo” parte da lontano: da giovane è un umile pastore e combatte da sempre la prepotenza del suo “capo” ( Gioacchino,guadiano della Tenuta Marvizza ). Soffre la sua arroganza ( dopo essere stato pestato a sangue diventa sempre più un’ossessione, ” O io o iss” ), ha sete di giustizia ma sa che da solo, povero come si ritrova, non sarebbe creduto da nessuno, motivo per cui decide di farsi giustizia da solo uccidendolo a coltellate. Ecco che da questo momento decide di mettersi a servizio della povera gente per dare giustizia alle vertenze della vita ( vertenze con cui, portate in tribunale, un “povero ignorante” rischierebbe di perdere vista la corruzione della macchina della giustizia legale) dispensando consigli, pareri e risolvendo problemi. Un giorno si imbatte in una “vertenza” che lo scuote nell’animo: un giovane,tale Rafiluccio Santaniello, assetato di giustizia proprio come lui tempo addietro, gli espone il suo piano adottato contro suo padre, reo di essersi invaghito di una donna,di aver diseredato il figlio (ridotto in povertà e con una fidanzata incinta) e di averlo cacciato di casa,ovvero ucciderlo. A questo punto, vista la gravità del fatto espostogli, Don Antonio decide di sentire anche il padre ( Don Arturo Santaniello) che noncurante della sua personalità lo risponde con un “Fatevi i fatti vostri”. Affronto che il “Sindaco” non può lasciare insospeso per cui va al negozio di Don Arturo per vendicarsi ma viene disarmato e ferito mortalmente con una ferita all’addome.
Don Antonio muore, ma il medico, suo fedele amico di sempre, decide di tornare alla legalità, deluso dal mondo che Don Antonio non è riuscito a cambiare, e di redigere il referto medico scrivendo la verità del suo decesso, contrariamente a ciò che lo stesso Don Antonio aveva chiesto di fare, sperando con questo suo gesto di portare finalmente alla luce il vero sogno di Don Antonio Barracano,ovvero “un mondo meno tondo, ma forse più quadrato”.
Mario Martone, regista teatrale moderno, ha avuto il coraggio di rileggere e far rinascere questa grande opera di Eduardo, rielaborandola e adattandola ai tempi odierni (Il suo film ha ottenuto 4 candidature al David di Donatello e premiato al Festival di Venezia). In questo film del 2017 Antonio Barracano non è un anziano boss ma il giovane Francesco Di Leva : restando fedele alla storia creata dal maestro, Martone riesce a plasmare la trama in modo eccellente ricalcando delle scene in perfetto stile Gomorra ( linguaggio ruvido, dialetto molto stretto, pistole maneggiate con estrema facilità ). Laddove Eduardo nei panni di Antonio Barracano era un esempio di saggezza spicciola per il suo popolo, Di Leva può apparire una sorta di capoclan moderno, ma non c’è dubbio come anche in chiave moderna Di Leva/Antonio Barracano rappresenta una sorta di eroe ben lontano da essere un capomafia anzi, è un vero paladino della giustizia. Merito di Martone è aver portato nelle sale cinematografiche un cast di attori ( Il Nest di San Giovanni a Teduccio) che ben conoscono le problematiche del territorio proprio come nella Napoli di Eduardo e che quindi sono riusciti a calarsi perfettamente nei panni de il Sindaco & Co.
Concludendo, posso dire che i temi de “Il Sindaco del rione Sanità” di Eduardo restano sempre moderni ( il sopruso, l’omertà, la lealtà e il tradimento ). Lui ha avuto da sempre la “magia” di poter vedere il suo mondo contemporaneo in tutte le sue sfaccettature ma non fermandosi alle apparenze,anzi,guardando sempre oltre i confini della mente umana, in questa come in altre commedie di cui parleremo nei prossimi articoli. D’altronde come lui stesso diceva… ” Con la tecnica non si fa il teatro, si fa il teatro se si ha fantasia”.