Sui social si vanta di una vita da star, e in effetti ha aperto locali in tre continenti. Ma dietro si nasconde un lato più oscuro, che i dipendenti stanno provando a smascherare
Ciò che va in onda (letteralmente perché sì, è come se fosse uno show televisivo) è l’estremizzazione del lusso: la carne ricoperta d’oro, il sale lanciato sulle bistecche a favor di smartphone (e subito postato sui social), le prenotazioni necessarie mesi prima. C’è un lato più oscuro però che riguarda Salt Bae, il macellaio-imprenditore capace di aprire ristoranti in tutto il mondo (da Abu Dhabi a Dubai, da Los Angeles a Las Vegas, da Mykonos a New York) e arriva dai racconti di ex dipendenti ed ex manager. Che raccontano di un ambiente di lavoro tutt’altro che adatto agli standard della nostra epoca. E che soprattutto non hanno a che vedere con il lusso ostentato nei locali.
Nusret Gökçe è il vero nome e il suo impero culinario si estende su tre continenti. Lui viaggia spesso da un ristorante all’altro scattando selfie con gli ospiti e incassando conti spesso a quattro cifre. Si muove su jet privati, ama farsi fotografare sui motoscafi e con orologi al polso da migliaia di dollari. Nel suo ristorante di New York, i clienti possono pagare 300 dollari per un “Golden Burger”. Il suo ristorante a Londra da solo ha registrato incassi per 9,2 milioni di dollari nei primi tre mesi. Tutta la sua vita trasuda ricchezza. Per conferma, basta un rapido controllo sul suo profilo Instagram.
Salt Bae, non è tutto come sembra
Ma gli ex dipendenti, anche quelli più vicini, descrivono un mondo parallelo. Sette sono le cause legati in due città diverse, raccontate da Business Insider, che ha intervistato nove ex membri dello staff di sei ristoranti diversi di Salt Bae. «Un tiranno con l’ossessione per la ricchezza e l’eccesso».
Gli ex dipendenti spiegano che quell’immagine quasi da clow nasconde in realtà una verità oscura: accuse di furto di stipendio, discriminazioni, violazioni delle leggi sul lavoro e una cultura della paura prevaricante nei confronti delle donne. E ancora licenziamenti frequenti e imprevedibili e favoritismi.
«Le accuse non sono altro che un rimaneggiamento di vecchie cause legali in cui le rivendicazioni sono state contestate e sono state da tempo sistemate – ha detto a Insider l’avvocato dell’imprenditore -. Sfortunatamente, i ristoranti di alto profilo e gli chef famosi sono spesso oggetto di affermazioni false. Nusret ha più di mille dipendenti in tutto il mondo: è un peccato che alcune vecchie cause legali e alcune osservazioni poco lusinghiere debbano oscurare il enorme sforzo per mantenere una forza lavoro di ristorazione globale».
Le cause: la mancia “rubata” e le accuse delle donne
Una causa intentata nell’agosto 2021 da cinque ex griller al Nusr-Et New York descriveva uno «stile manageriale aggressivo» in cui spesso imprecava contro i dipendenti e li incolpava degli errori dei loro colleghi. Un ex barista del ristorante Gökçe di Mykonos ha paragonato il suo capo a un dittatore. Un altro, l’ex barista della steakhouse londinese, ha paragonato il suo ambiente agli “Hunger Games”, dicendo che i membri dello staff non sapevano mai se sarebbero stati licenziati prima della fine del loro turno. Due ex dipendenti di ristoranti a Mykonos e Dubai hanno detto di averlo visto chiedere massaggi a un impiegato del ristorante. «Alcune volte si è addormentato sulle tovaglie dei tavoli», ha detto un ex dipendente. Diverse donne hanno raccontato del clima di terrore nel quale vivevano: «Ti senti come se valessi molto meno e non vieni rispettata», ha detto a Insider una ex agente di prenotazione di Nusr-Et Miami. Mentre lei indossava una uniforme standard, alcune colleghe sono state costrette a indossare abiti che sembravano giusti «per andare a ballare nei locali».
Una causa del novembre 2021 conferma l’ambiente descritto. Nella denuncia, Elizabeth Cruz, ex barista di Nusr-Et New York, sostiene che le è stato chiesto da un direttore generale di cambiarsi e indossare «gonna corta, tacchi alti e un top» il suo primo giorno di lavoro. Dopo aver realizzato che era dominicana, ha detto Cruz nella sua dichiarazione, il suo manager le ha detto: «Mia moglie è dominicana. So come siete voi donne», che la donna ha ovviamente vissuto come un’offesa legata alla sua sessualità. A due settimane dall’inizio del lavoro, Cruz ha chiesto di indossare invece l’uniforme standard di pantaloni e una camicia abbottonata, ma il manager ha negato la sua richiesta. Diversi giorni dopo, è stata licenziata.
Il lusso «è una farsa anche nei ristoranti»
Ma gli ex dipendenti hanno detto che in realtà anche il lusso nei ristoranti è una farsa. «Tutto, dai tovaglioli ai bicchieri, è buon mercato», ha detto l’ex barista di Nusr-Et London. Le uniformi in poliestere erano «le più orribili in cui abbia mai lavorato», ha aggiunto.
Altri hanno raccontato che anche i membri del personale sono stati costretti a pagare per i loro errori. Un ex impiegato di Dubai, un food runner, ha accidentalmente consegnato un sacchetto di bistecca avanzata al tavolo sbagliato. L’errore ha significato che 500 dirham, o circa 140 dollari, che sono stati tagliati dalle sue mance e la diciannovenne era sconvolta. E ha anche detto a Insider di aver visto un collega costretto a pagare 3.000 dirham perché il suo tavolo se n’era andato senza pagare.