Giornata della memoria: ricordare per impedire che possa accadere ancora

27 gennaio, 27 gennaio 2023, giornata della memoria, giornata in cui si ricorda una data in particolare, il 27/01/1945. 

Puntata speciale di Imagine – Il Mondo Che Vorrei andata in onda ieri sera, puntata che è stata dedicata ad una giornata per non dimenticare. La giornata della memoria, evento che si celebra tutti gli anni in Italia e nel resto del mondo: ma cosa si intende per “memoria”? E cosa è importante ricordare?

Narro una storia e il suo senso, una storia che ha riguardato l’intera umanità e che doveroso dover ricordare e narrare sempre, per non dimenticare, e per fare in modo che non si ripeta mai più. Una volta un uomo con gli abiti da imbianchino, mentre era seduto ad un tavolo in una birreria tedesca disse: “Se un giorno andrò al potere, la prima cosa che farò sarà distruggere il popolo ebraico“. Quell’uomo si chiamava Adolf Hitler. Ecco, il mio obiettivo è quello di chiarire il senso e la storia di una giornata commemorativa, come dicevo prima istituita in Italia nel 2000 ed in tutto il mondo nel 2005, che non va considerata solo un omaggio alle vittime del nazismo, ma un’occasione di riflessione su una vicenda che ci riguarda tutti da vicino.

Senza memoria non può esserci un futuro … “ 

Quest’affermazione deve essere un vero e proprio comandamento di vita credo, però ricordare non dev’essere un pensiero astratto. La memoria è ricordo quando ne fai oggetto di riflessione, cominci a capire la storia e i comportamenti degli esseri umani. Ecco, Il 27 gennaio 1945 l’abbattimento dei cancelli del campo di Auschwitz rivelò al mondo l’orrore del genocidio nazi-fascista. Olocausto e Shoah, due termini dall’origine e dai significati diversi, sono spesso usati per indicare lo sterminio attuato dai nazisti prima e durante la Seconda Guerra mondiale. Con il termine Shoah, parola ebraica che significa “catastrofe”, viene indicata l’uccisione di 6 milioni di ebrei nei campi di concentramento, mentre il termine Olocausto comprende anche tutte le altre vittime dello sterminio nazista, più di 15 milioni in tutto. Numeri impressionanti, confesso che nonostante abbia studiato a scuola questo sterminio mi vengono ancora i brividi al solo nominare questi numeri catastrofici! Queste uccisioni, portate avanti per anni con metodi scientifici dalla Germania nazista, durarono appunto fino al 27 gennaio del 1945, quando i carri armati dell’Armata Rossa, l’esercito sovietico, fecero irruzione nel campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia. Il Giorno della memoria ogni anno obbliga a confrontarsi con il lato più oscuro dell’uomo, che ha dimostrato di non conoscere pietà ed umanità nel modo più trucido possibile. La Shoah è una strage unica nel suo genere scrutando nel dettaglio, è diversa da ogni altro genocidio o strage abbia avuto luogo nella storia. Perché non è stata mossa solo dall’odio o da interessi politici ed economici, è stata la più lucida manifestazione della programmazione della morte. Una vera macchina di morte, quella nazista, che organizzava la morte di migliaia di ebrei, perché non era l’odio il primo motore della Shoah, ma l’ossessione dell’annientamento. 

Il legame tra memoria e impegno contro l’indifferenza è un tema molto presente nelle parole di chi è sopravvissuto all’Olocausto. Il parallelo storico è una questione delicata e complessa, che non intende assolutamente negare le profonde differenze tra queste due tragedie, quanto aiutare a capire cosa possiamo imparare per l’oggi.

Inutile e banale credo sia il negare il dilagarsi oggi del razzismo e della discriminazione su base etnica, religiosa e sociale, che si è rafforzato e ha proliferato in maniera incontrollata anche grazie all’avvento di Internet e dei social network: l’odio antisemita ai tempi dei social si moltiplica e si colora di venature sempre più inquietanti. È vero, oggi non esistono più i campi di concentramento in Europa, non si sterminano più le popolazioni solo perché di una religione diversa o per il colore della pelle. Non si uccidono queste persone in modo diretto, ma lo si fa in modo indiretto attraverso i social o a parole. Riflettere sulla Shoah e sullo sterminio nazista è un’occasione per mettere in guardia da ignoranza, discriminazione e intolleranza etnica, soprattutto in un momento storico caratterizzato da un clima socio-culturale che favorisce un atteggiamento di chiusura, inducendo “paure dell’altro, del diverso”, come nel caso dei migranti o altri casi ancora ( donne, omosessualità ecc… ). La memoria, per non essere solo un’idea astratta, volta al passato, credo che deve fare i conti con le culture e i processi sociali di oggi. Pensiamo ad esempio a frasi che sentiamo spesso dire tipo “non sono razzista ma …” oppure alle moderne storie in cui le ong non trovano approdi sicuri, tutte cose che rappresentano la xenofobia contemporanea. Perché il razzismo dei nostri giorni non si fonda più sulla convinzione dell’esistenza delle razze e della superiorità di una razza sull’altra, sul predomino ariano, ma sull’inconciliabilità con lo “straniero”, su luoghi comuni che rinchiudono le singole persone in tratti riferibili a intere comunità. Non entro in questioni politiche per natura, ma di fronte a scenari importanti quali la questione migranti non posso stare zitto, no! Di fronte al salvataggio di vite umane si cerca di trovare ogni possibile appiglio per non farle sbarcare e quindi lasciarle morire? Siamo sicuri di essere ancora umani???Ricordare le vittime dell’Olocausto e le atrocità naziste è ancora più importante oggi. La Giornata della Memoria non serve solo a commemorare quei milioni di persone uccise crudelmente e senza nessuna pietà ormai quasi 80 anni fa, serve a ricordare che ogni giorno esistono tante piccole discriminazioni verso chi ci sembra diverso da noi. Spesso noi stessi ne siamo gli autori, senza rendercene conto. Se vogliamo un mondo migliore dobbiamo impegnarci per averlo e non possiamo tirarci indietro di fronte alle scelte e agli ostacoli che incontreremo durante il nostro cammino perché un mondo senza violenza è possibile, basta crederci. Per evitare che una tragedia come quella dell’Olocausto si ripeta occorre ricordare e soprattutto capire.