“Corde a colori”, il nuovo album di Massimo Sorrentino

Corde a colori

       Il terzo album di Massimo Sorrentino

E’ uscito su CD e su tutte le piattaforme digitali, “Corde a colori”, il nuovo progetto discografico del chitarrista Massimo Sorrentino, al suo terzo album da leader. 

Il nuovo lavoro esce per l’etichetta RadiciMusic Records ed è un“concept-album” ( 10 brani inediti + 2 standard ) diviso in 4 parti, dedicato al mondo delle chitarre e dei colori.

L’apertura del disco è affidata al brano “Bianco acustico”. La chitarra acustica di Sorrentino si snoda in un frenetico riff in 5/4, poggiandosi su armonie che rimandano alla nitidezza dello strumento acustico. Nel trittico iniziale dedicato al colore bianco, trovano spazio anche ritmiche con un approccio al flamenco, muovendosi su percussioni create in loop con la cassa della chitarra. Chiude la prima parte del disco una intensa esecuzione di “Blackbird” dei Beatles.

Il disco approda al colore ‘verde’ in formazione jazz, con contrabbasso e pianoforte ( rispettivamente con il featuring di Daniele Sorrentino e Andrea Rea ), grazie a tali prestigiosi innesti, l’andamento dei brani assume uno schema più ‘mainstream’, con i tre musicisti che dialogano tra loro, lasciandosi andare a momenti di pura improvvisazione omaggiando così la tradizione più jazzistica.

Il tema del ‘rosso’ è aperto da una ‘overture’ classicheggiante per orchestra sinfonica, arrangiata con cura dallo stesso Sorrentino. Il versatile chitarrista napoletano ( di origini pescaresi ) si destreggia su ‘soli’ che spaziano su tessuti armonici variegati o talvolta ben specifici, come nella bossa-nova che si può assaporare nella composizione “Gratitudine”, in cui ritroviamo ancora le ispirate improvvisazioni di Rea e di Daniele Sorrentino.

“Whit me” è una lunga composizione con un ostinato 5/4 che si sorregge sul contrabbasso e su loop rarefatti. Lunghi e complessi temi all’unisono con l’orchestra si dipanano in contaminazioni di varia estrazione: orientali, classiche, questa volta con Sorrentino alle prese con una ‘chitarra rock’ che si immerge in assoli a tratti psichedelici.

Il trittico finale, dedicato al colore ‘blu’ e alla musica sperimentale si apre con “Blu elettrico”, brano in cui vi sono elementi musicali e strumenti molto distanti tra loro: banjo, chitarre “metal”, chitarre acustiche, un beat che ammicca alla techno: una “world music” nella sua eccezione più ampia del termine.

Negli ultimi 2 brani, “Sogno interstellare” e “From the sea to the sky”, avviene un interessante fusione tra il rock e le armonie jazz, grazie all’uso di chitarre distorte, groove e virtuosismi del basso elettrico. Cambi repentini di tempo ed incursioni nei loop elettronici contraddistinguono il finale del disco. Il tutto condito dalla ‘synth guitar’, che l’eclettico chitarrista partenopeo usa per dare una ricerca continua sonora alla sua musica. 

La particolarità di questo progetto discografico è che la maggior parte delle composizioni nascono per “chitarra solo”, avendo a disposizione una vasta gamma sonora, potendo così spaziare vertiginosamente attraverso molti stili musicali anche dal vivo: un jazz con incursioni mediterranee, sudamericane e sinfoniche, fino a commistioni tra country e folk intervallati da improvvisazioni che sfiorano anche l’acid-jazz, l’afrobeat e il rock psichedelico.